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2010. Le incognite e le speranze

Di Roberto Morrione il . L'analisi

Il 2010 è  davanti a noi con incognite e molte zone d’ombra, ma anche con le speranze, nonostante tutto, di portare avanti i percorsi di legalità difesi dalla Costituzione.

Il quadro generale che si profila certo non è incoraggiante. Le risposte del premier e del PDL all’appello agli italiani lanciato da Napolitano a fine anno sono improntate a una disinvolta approvazione di facciata, ma non hanno toccato la spina dorsale del discorso: la necessità di una diversa risposta alla devastante ricaduta economica sull’occupazione, all’avvenire oscuro dei giovani, alla disuguaglianza di diritti verso gli immigrati, nel rispetto reciproco degli intangibili poteri previsti dalla Costituzione. L’uscita di Brunetta, forse non estemporanea, sul possibile cambiamento dell’articolo 1 che indica nel lavoro il fondamento della Repubblica è un segnale inquietante sul progetto che il PDL sta continuando a sviluppare. Un altro preoccupante segnale è il segreto di stato apposto dal premier sugli illegali comportamenti del numero 3 del Sismi Mancini in merito allo scandalo delle centrali occulte d’intercettazione e schedatura nella vicenda Telecom. Una pesantissima copertura, non motivata neppure da criticabili vincoli di patti internazionali, come avvenne per la partecipazione del SISMI al rapimento dell’Iman Abu Omar da parte della CIA.

E’ invece l’indicazione di obiettivi e di un metodo che legittima, per il presente come nel futuro, ogni deviazione di apparati dello Stato che coprono o addirittura alimentano il pozzo nero di affari sporchi, ricatti, schedature illegali di avversari politici come di magistrati o giornalisti ritenuti ostili, fino a devastanti campagne intimidatorie e scandalistiche nello stile “feltrista”.

Quali sono dunque i reali obiettivi di Berlusconi dietro e dentro lo sbandierato “partito dell’amore”, nuovo quanto incredibile terreno scelto dal premier dopo l’attentato in Piazza Duomo? Il violento e odioso gesto dello squilibrato Tartaglia ha di fatto cambiato lo scenario della politica italiana, offrendo nuove occasioni di consenso popolare al premier, che ne sta già facendo l’oggetto principale della campagna elettorale delle Regionali.

Si impone dunque una domanda: cosa si prepara a portare in parlamento la maggioranza di governo riguardo alla personale esigenza di Berlusconi di sfuggire definitivamente ai processi di Milano e alle incognite delle inchieste in corso sui terribili eventi siciliani degli anni novanta? L’urgenza di misure di protezione del premier, infrangendo quella “legge uguale per tutti” che campeggia nelle aule di giustizia, è presente nelle prossime scadenze parlamentari ben più concretamente dell’annunciato confronto sulle riforme. Pronto il PDL a far cadere il distruttivo impatto del processo breve, chiaramente incostituzionale, ma a sostituirlo con il legittimo impedimento, la rivitalizzazione di una immunità parlamentare a uso e consumo di inquisiti corrotti, un secondo lodo Alfano che non salti i limiti richiamati dalla Consulta. Tenendo sempre come carta di riserva, per contrastare eventuali rischi che dovessero uscire dalle inchieste delle procure di Palermo, Caltanisetta, Firenze e Milano, una legge di revisione che limiti nel tempo e nel peso le rivelazioni dei pentiti.

Senza entrare nelle vistose incertezze del quadro politico, soprattutto nell’opposizione, ma anche nel PDL, una cosa è certa: delle leggi ad personam per trarre il presidente del consiglio dai numerosi guai giudiziari si parlerà subito, mentre dell’ancora teorico confronto sulle riforme si discuterà dopo le Regionali e a seconda di come andranno…

Allo stesso tempo dovremo fare i conti con il progetto governativo di riforma della giustizia e con il mai abbandonato disegno di legge sulle intercettazioni, finora rinviato per l’intervento di Napolitano. Ridurre i poteri dei PM, ponendoli sotto il controllo del governo e impedire alla stampa di informare fino in fondo i cittadini restano due capisaldi dell’attacco strisciante ai principi della Costituzione, del resto annunciati nello stesso programma di governo. L’attacco del capogruppo del PDL alla Camera, Cicchitto, condotto con devastante aggressività para-fascista contro Annozero, il Fatto, Espresso-Repubblica, criminalizzando in una lista di proscrizione singoli  giornalisti e magistrati, ha lasciato un marchio indelebile, che gli slogan “d’amore” non possono cancellare. Certo, la tecnica del poliziotto cattivo e di quello buono, debordante dagli interrogatori dei film americani, viene applicata scientificamente dalla spregiudicata comunicazione berlusconiana, ben propagandata dal suo dominio sui TG pubblici e privati.

E’ in questo difficilissimo contesto che resiste però la speranza di mantenere vivi i percorsi civili. Certamente la ferita della decisione governativa di mettere all’asta i beni confiscati ai mafiosi, in pratica restituendoli alle cosche, è profonda, ma il potenziale messo in campo da Libera e da tante amministrazioni democratiche e associazioni resta enorme, anche dopo una battaglia perduta. I progetti avviati sono integri, dalle cooperative di Libera Terra alla formazione nelle scuole e nelle università, alla proiezione internazionale di Flare, all’assistenza morale e legale ai famigliari delle vittime di mafia, che avrà il 21 Marzo a Milano una sua nuova verifica di massa, a Libera Informazione. Da parte nostra abbiamo in parte già realizzato e avviato impegni con le Regioni Lazio, Umbria ed Emilia Romagna, sviluppando una nuova rete di collegamenti web e web-radio, con seminari, convegni, nuovi dossier di denuncia e di memoria, collegandoci con la FNSI, con Articolo 21 e con tanti cronisti e precari delle redazioni locali, senza tralasciare  la presenza nelle regioni del Sud dove già operiamo da tempo. Cercheremo l’alleanza di tutte le realtà amministrative, istituzionali, giudiziarie e professionali che operano sul nostro percorso.

La pronta risposta di Libera a Reggio Calabria, subito dopo il gravissimo attentato della ‘ndrangheta alla Procura Generale, è significativa  e ne parliamo ampiamente in questa newsletter. Ora dobbiamo allargare la risposta dei cittadini, soprattutto con una migliore e più capillare informazione, anche fra le popolazioni del Centro-Nord ancora in gran parte ignare e indifferenti, mentre sono ormai a loro volta pervase dalla penetrazione economica mafiosa. Verificheremo subito, ad esempio, se alle promesse del ministro dell’Interno, come quella della imminente costituzione dell’Agenzia nazionale per gestire i beni confiscati, seguiranno fatti concreti, per altro in assurdo contrasto con la dismissione delle ricchezze mafiose già faticosamente acquisite.

Nella denuncia e nella proposta, come sempre, non faremo sconti a nessuno.

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