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Occupazione a Catania: la Cgil dà i numeri

Di Laura Galesi il . Sicilia

Un giovane su due a Catania e provincia non lavora, e nell’anno appena trascorso il tasso di disoccupazione è aumentato: ora supera il 20%, la percentuale più alta è quella femminile (30,6% fonte Provincia regionale, aggiornamento giugno 2009), mentre la disoccupazione giovanile si attesta al 50 per cento. I precari diminuiscono ma per scivolare nel mondo del lavoro nero, tutti gli indicatori definiscono lo stato di crisi del mercato del lavoro etneo. L’industria perde un buon 10% di occupati e persino gli sfratti raccontano una realtà drammatica con un + 36%.

Catania si appresta a diventare la fotografia di un territorio dove neppure il diritto alla casa è assicurato alle fasce deboli e le istituzioni non sanno garantire gli alloggi popolari. A renderlo noto è la Cgil etnea che ha presentato un dossier sullo stato occupazionale della città che fa riferimento al peggioramento di tutti gli indicatori. I dati che nell’edilizia  etnea registrano un – 38% nei lavori pubblici nell’ultimo anno, o che nell’agricoltura rivelano un calo del 40% delle giornate sono particolarmente indicativi.

 In percolo anche  i posti di lavoro nell’ateneo. Infatti, nel corso del 2009, si registrano circa 400 incarichi in meno per l’area tecnico-amministrativa rispetto al 2008. Per quanto concerne i cocopro la situazione sembra peggiorare lo stato di instabilità occupazionale. Sono circa 32.000 i lavoratori attivi con un contratto di collaborazione o a progetto,  a Catania e provincia: il dato è in diminuzione rispetto al 2008; ma ciò segnala lo scivolamento verso il lavoro nero.

Tra i co.co.pro 4500 sono operatori di call center, 900 che lavorano nel turismo e ristorazione, 400 negli studi professionali, mentre nel settore scuola il 2009 ha contato più di 1200 docenti e 300 Ata rimasti senza incarico. I lavoratori in somministrazione (ex interinali) sono circa 2200, che si registrano in particolare nei settori call center, grande distribuzione, turismo, industria. I settori su cui più pesanti sono gli effetti della crisi a Catania sono rappresentati ancora dall’edilizia  -38% di calo nei lavori pubblici nell’ultimo anno; -18% di calo del numero complessivo di operai nei cantieri; – 9% di calo delle imprese del settore nel catanese; – 24% di calo complessivo della massa salari. Un calo che colpisce anche il settore fondamentale dell’economia siciliana che riguarda l’agricoltura con un 40 per cento in meno delle giornate lavorate.

In crisi  anche l’ultimo baluardo dell’economia catanese: turismo e ristorazione. Per il settore turistico il 2009  ha visto un calo di presenza del 20-30 per cento, questo ha determinato  un abbattimento di fatturato  che ha indotto le aziende ad una trasformazione degli alberghi da annuali a stagionali e ha determinato a livello occupazionale un 25% in meno delle ore lavorate, una perdita che si ripercuote anche nella ristorazione con un 15 per cento di ore lavorate e 110 esercizi (ristoranti e pub) chiusi nel corso del 2009.

Un trend che viene confermato anche nella grande distribuzione: Aligrup chiede apertura di 100 procedure di cassaintegrazione o mobilità solo nel catanese (200 in tutta la Regione su un totale di 1700 addetti) SMA avvia processi di terziarizzazione.  

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