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La ‘Ndrangheta avverte la Procura

Di Anna Foti il . Calabria

E’ firmato dalla ‘Ndrangheta il primo fatto di cronaca a Reggio Calabria nell’anno appena iniziato. Non ha dubbi il procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia, Giuseppe Pignatone. All’alba del terzo giorno di questo gennaio 2010, la prima domenica dell’anno, infatti, davanti alla porta di ingresso della Procura Generale di Reggio Calabria a piazza Castello, un ordigno al alto potenziale esplode causando danni al portone dell’antico palazzo. Nelle intenzioni vi erano danni di più alta entità dal momento che l’artigianale innesco ad una bombola con 10 kg di gas liquido non ha funzionato perfettamente. 

A deflagare è stato solo il regolatore e non la bombola. Dunque la stabilità dell’edificio, situato al lato dello storico Palazzo di Giustizia da tempo ormai dedicato ad ospitare gli uffici giudiziari, avrebbe potuto essere gravemente pregiudicata. La telecamera di video sorveglianza riprende due uomini in moto con il casco che ripongono l’ordigno e scappano via. Scattate immediatamente le ricerche dei due dal fare esperto, nonché le indagini per verificare quali delicate trame della malavita reggina siano attualmente al vaglio della Procura generale di Reggio Calabria o lo siano state nei mesi più recenti. 
Trame che evidentemente scuoterebbero equilibri vitali per la Ndrangheta e questo segnale, che desta enorme e comprensibile allarme sociale, dimostra inequivocabilmente che qualcosa potrebbe essere, o è già stato, pregiudicato dall’azione della magistratura. In particolare il procuratore Salvatore Di Landro, reggino, insediatosi lo scorso novembre ha già messo a segno colpi duri alle ‘ndrine con operazioni ingenti di sequestri di beni. Senza contare l’impossibilità, sopraggiunta con la recente modifica del codice di procedura penale contenuta nel pacchetto Sicurezza, di patteggiare la pena in appello. Una conquista per cui già in passato magistrati come Salvatore Boemi, Nicola Gratteri, Alberto Cisterna, Vincenzo D’Onofrio e Roberto Pennisi, in prima linea contro le cosche, si erano battuti. 
Dunque l’azione delle Istituzioni è adesso più dura, più forte. E la ‘Ndrangheta risponde nel modo ad essa confacente, con violenza, arroganza e viltà.L’avvertimento è di non proseguire in questo ripristino di giustizia e legalità. Dunque qualcosa può cambiare e questo alla ‘Ndrangheta disturba. Ma la magistratura deve continuare e a dirlo sono i cittadini. Un episodio gravissimo cui segue una reazione ferma e sempre più partecipata della gente comune. Un segnale inquietante che ricorda, ma solo alle menti più distratte, quanto il nostro territorio sia pregno della presenza intollerabile e opprimente della ‘Ndrangheta. Altre due esplosioni di una Fiat Punto in via Trapezi e di una pescheria in via Italia, hanno segnato il territorio reggino nella stessa notte. E un’altra, quella di una pasticceria ad Arangea, ha chiuso il 2009. Un marchio indelebile, ma solo nella misura in cui la cittadinanza rimarrà sopita e le istituzioni non faranno ancora meglio e ancora di più.
Intanto il ministro dell’Interno Roberto Maroni per il prossimo giovedì 7 gennaio è atteso presso la Prefettura a Reggio Calabria, dove il prefetto Musolino, quasi la termine del suo mandato reggino, ha convocato d’urgenza il comitato Provinciale della Sicurezza e Ordine Pubblico. In occasione della telefonata intercorsa tra il procuratore generale di Reggio Calabria Salvatore Di Landro e il ministro della Giustizia Angelino Alfano, anche quest’ultimo ha assicurato ”sostegno e fattiva partecipazione assicurando tutto l’aiuto necessario non solamente per cio’ che e’ indispensabile al buon funzionamento dell’ufficio ma anche a dare tutti i segnali utili a mostrare la forza e la capacita’ dello stato di reagire immediatamente e duramente”.Si susseguono i messaggi di sostegno di autorità locali e nazionali, università, sindacati e associazioni e i sit-in della cittadinanza libera, che si stringe intorno alla magistratura, testimoniano solidarietà e indignazione per i gravi atti intimidatori di matrice mafiosa. 
Attraverso la rete, le persone si raccolgono in via Cimino dove sta nascendo l’intenzione di dare continuità e progettualità a questa coscienza civile che vuole ribellarsi e testimoniare che un’altra Calabria esiste e non ignora. “Basta silenzio! Riscossa” recita lo slogan scelto per manifestare, affinché questa volta alla richiesta di resa da parte della ‘Ndrangheta, le Istituzioni e la Cittadinanza si uniscano e invochino coraggio e perseveranza. Non solo quel qualcosa che la ‘Ndrangheta non vuole, cambierà. Forse il mutamento assumerà connotazioni più profonde e si radicherà nel tessuto sociale e cittadino, causa o antidoto contro l’effetto di sudditanza mafiosa.

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