La data del 2 Settembre 2009 verrà ricordata, almeno dagli addetti ai lavori, per la vasta operazione di controllo svolta all’interno del perimetro del piccolo, ma assai profittevole da un punto di vista economico, mercato ortofrutticolo gelese.Le irregolarità constate furono eterogenee e diffuse tra tutti gli operatori sottoposti al minuzioso esame: l’allora reggente dell’ente comunale, Elisa Nuara, penetrata al di là del fatidico confine tracciato dal grande cancello a scorrimento insieme ai rappresentanti della forza pubblica, non esitò nell’assicurare l’instaurazione di una nuova era per la struttura commerciale; ovvero basta monopoli e sotterfugi, una proprietà comunale andava regolata secondo lo spirito della legge.
Pur in presenza di soli undici box disponibili per l’attività di vendita all’ingrosso, il mercato era divenuto fonte di guadagno per molti, sotto l’egida di taluni stabili controllori: cinque postazioni, infatti, erano nella piena disponibilità dei membri della famiglia Domicoli, titolari di tre aziende, “La Domicoli Frutta di Domicoli Roberto & C. sns”, “La Mela D’Oro srl” e la “DO.LI.CAR srl”.Uno degli obiettivi essenziali del blitz settembrino, infatti, fu proprio quello di scardinare i meccanismi di un processo commerciale ed economico oramai consolidatosi.
L’estate, ancora molto calda, volgeva al termine in presenza di un mercato ortofrutticolo deserto e privo della sua tradizionale caoticità.
L’amministrazione comunale, seppur immersa in una fase di transito gestionale, non tardò nel definire e pubblicare un bando destinato ad assegnare gli undici posti liberati dal totale sovvertimento dell’ordine costituito.L’atto, con scadenza fissata al 21 Settembre per la proposizione delle relative domande, conteneva vincoli stringenti per gli interessati, da osservare al fine di poter disporre di un parere favorevole da parte dell’istituzione pubblica: la presentazione dell’informativa antimafia; l’osservanza di ogni obbligo legato alla regolarità contributiva; l’assenza di contenziosi contro il concessionario degli spazi; l’impossibilità di proporre più di una domanda, ovviamente al fine di evitare il ripetersi di casi di vero monopolio commerciale.
Ma la stretta osservanza della normativa in materia ha condotto alla piena riapertura di un ganglio fondamentale per le sorti degli scambi agricoli interni ed esterni ai confini gelesi?Niente di tutto questo, purtroppo. A quasi due mesi dalla scadenza del termine fissato dal bando nessuna delle postazioni vacanti è stata assegnata per suo tramite; gli unici due box provvisoriamente affidati, contraddistinti dai numeri 6 e 7, permangono nella disponibilità di entità commerciali presenti anche anteriormente allo sgombero coatto, ovvero le ditte che fanno capo a Giuseppe Salvatore Rinciani e Michelangelo Romano: le uniche in grado di presentare la necessaria attestazione antimafia, emessa dalla Prefettura di Caltanissetta, e di regolarizzare le rispettive condizioni contributive nei confronti del Comune di Gela, come confermato dalla determina n.252 del Settore Patrimonio ed Espropriazioni dello scorso 13 Ottobre. Per una simile ragione il termine definitivo finalizzato al deposito di nuovo istanze è stato posticipato al 15 Dicembre.Un’altra persona giuridica, già parte integrante di quello che potremmo definire “vecchio mercato”, si è, a sua volta, innestata nel procedimento per ottenere una nuova concessione: parliamo della ditta, “La Frutta D’Oro srl”, riconducibile a Giovanni Giuseppe Romano, che pur avendo regolarizzato i pregressi debiti contributivi vantati nei confronti dell’amministrazione comunale, non ha ancora presentato l’obbligatoria informativa antimafia.Alle due provvisorie assegnatarie, le cui sorti si connettono alla decisione finale della Commissione di Mercato non ancora nominata dal Prefetto di Caltanissetta, devono aggiungersi altre sei aziende istanti, in grado di formalizzare la prevista richiesta entro il termine del 21 Settembre, per un totale di otto box virtualmente occupati.All’appello mancherebbero, così, altre tre postazioni da coprire. Di fronte ad un simile stato di fatto non rimane che chiedersi il perché di una così ristretta partecipazione, sicuramente inferiore alle aspettative della proprietà comunale.Certamente il bando predisposto dal settore Sviluppo Economico introduce talune restrizioni, in precedenza assenti, divenute essenziali al fine di sanare vistose omissioni, condensatesi in quel mercato “parallelo” venuto alla luce la mattina del 2 Settembre.L’assenza di un consistente numero di richieste sembrerebbe scontare i postumi di una sorta di timore reverenziale nei confronti di coloro che, per anni, hanno condotto a proprio piacimento uno spazio privo del necessario controllo istituzionale: ben definito, peraltro, dalle carenti condizioni igieniche, dalla libertà di transito goduta da soggetti non autorizzati all’accesso, dall’inosservanza nei pagamenti degli oneri di locazione degli spazi utilizzati.I requisiti richiesti dal nuovo bando, soprattutto con riferimento all’informativa antimafia, all’assenza di precedenti penali ed all’inesistenza di contenziosi nei confronti del Comune di Gela, esclude in particolar modo dal novero degli aspiranti le società gestite dalla famiglia Domicoli, tra le protagoniste del locale settore, capaci di conseguire, nel corso degli anni, notevole influenza, ma già sottoposte a sequestro, nel 2006, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta nell’ambito della maxi operazione, “Tagli Pregiati”, destinata al contrasto degli interessi del clan Rinzivillo. Al fine di poter decifrare in pieno la nuova era del mercato ortofrutticolo non rimane che attendere la scadenza del 15 Dicembre, salvo proroghe ulteriori.