“Mafie senza confini” parte da Bologna
Modena e il pizzo dei Casalesi. Modena
e le dichiarazioni del procuratore Zincani, una chiamata alle armi e
un invito alla consapevolezza, sul tema della presenza mafiosa. E poi
Parma, bella e vergine a parole, nei fatti contaminata come
dimostrano i grossi sequestri di questi giorni. Retaggio di un
recente passato, certo, ma sintomo preoccupante, da considerare anche
per il futuro. Non sembra dare tregua la girandola di episodi, più o
meno gravi, che portano prepotentemente agli occhi di tanti la
pericolosa situazione di una infiltrazione nel tessuto economico da
parte delle mafie. Così dalla fredda Bologna, imbiancata dalla neve,
è partito ufficialmente ieri il progetto “Mafie senza confini –
Noi senza Paura”, frutto della collaborazione tra la fondazione
Libera Informazione e l’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna.
Un percorso che entrambe le parti in causa hanno pensato per dare una
forte coesione a quegli elementi, sparsi, ma significativi, che
parlano di una regione ricca del Centro-Nord che da tempo ormai fa i
conti con una presenza mafiosa, tanto invisibile quanto penetrante
nel tessuto economico. Attraverso convegni, dibattiti e incontri, il
binomio formazione-informazione cercherà durante l’anno 2010 di
sviluppare al meglio la consapevolezza di operatori
dell’informazione, studenti, attivisti del sociale, istituzioni
stesse. Comprendere per raccondare e di conseguenza agire. Così dopo
Bologna e Parma, con un’incontro previsto per la giornata di oggi,
“Mafie senza confini” toccherà altre città emiliane e
romagnole.
L’incontro di Bologna, moderato da
Federico Lacche, redattore di Radio Città del Capo, ha subito
presentato il progetto ponendo l’accento sullo sprone che Libera
Informazione e questo progetto vogliono esercitare sulla stampa
mainstream, un invito concreto ad occuparsi di mafie e a farlo in
maniera non episodica, non relegando episodi significativi a semplici
cronaca. Per Monica Donini, presidente dell’Assemblea Legislativa, e
animatrice del percorso, l’iniziativa nasce da un bisogno di capire
innanzitutto cosa stia accadendo nella regione e di conseguenza,
saper dare una risposta.
«Siamo consapevoli, dobbiamo esserlo,
del fatto che sono qui da anni e fanno affare da noi» dice la
Donini, e pur conscia di una presenza istituzionale che funziona come
anticorpo bisogna continuamente stimolare una presa di coscienza
sempre maggiore nella società, nell’informazione e tra i giovani,
sfruttando ad esempio la capillare presenza di università sul
territorio emiliano-romagnolo.
Al presidente e direttore di Libera
Informazione, Roberto Morrione, è invece spettato il compito di
offrire una panoramica dei campi di azione di Libera Informazione nel
passato riagganciandoli a un presente sempre più duro, soprattutto
per una tematica come quella della lotta alle mafie. Morrione dopo
aver citato i seminari e i lavori svolti dalla rete di Libera
Informazione nel Sud Italia, ha risalito idealmente lo stivale
addentrandosi in quei casi, così lontani dal Sud, che hanno mostrato
la possibilità, da parte delle mafie, di insediarsi in contesti non
di loro appartenenza.
Il Lazio e l’Abruzzo, per esempio,
regioni dove Libera Informazione e i suoi validi collaboratori hanno
raccontato una realtà infiltrata, a livello economico, che potrebbe
fungere da esempio pratico per capire ciò che anche in
Emilia-Romagna sta accadendo. Morrione ricorda le dichiarazioni del
procuratore capo di Modena Zincani sulla commistione tra economia
locale e affari illeciti e il caso raccontato da Roccuzzo in
“L’Italia a Pezzi”, dove il giornalista siciliano racconta la
difficoltà nella civilissima provincia reggiana di raccontare un
fatto in odore di mafia. Segno che anche l’Emilia-Romagna preferisce
non immischiarsi tanto, sebbene anche qui segni del passaggio mafioso
ci siano. Ce lo racconta il referente regionale di Libera, Daniele
Borghi, parlando delle confische attuate in Emilia-Romagna e di un
numero di beni, che seppur consistente, non narra ancora a pieno il
livello di infiltrazione nel tessuto economico regionale. Cosa
peraltro minimizzata da esponenti prefettizi, come il caso del
prefetto Scarpis a Parma. Mentre le spie ci sono. Lo conferma il
consigliere regionale Massimo Mezzetti, ripercorrendo i strani
segnali che negli anni hanno dato, ad esempio nel modenese, adito a
svariati sospetti: gli appalti vinti col massimo ribasso, la presenza
capillare di migliaia di finanziarie misconosciute, la forte presenza
dell’usura. Elementi che un percorso come questo tenterà di mettere
insieme, per non lasciare i singoli casi isolati, per non lasciare la
notizia “orfana”, come ama ricordare Morrione.
Ascolta la presentazione – con interviste a Lorenzo Frigerio,
Roberto Morrione, Monica Donini e Roberto Adani – di “Mafie senza
confini” in diretta su Città del Capo Radio Metropolitana (da Libera Radio).
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