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” ‘o panettone” viaggiava dalla Spagna a Brancaccio

Di Norma Ferrara il . Campania, Internazionale, Sicilia

Avevano “il permesso”  da parte dei boss di Palermo e potevano gestire il traffico di droga che dalla Spagna arrivava in Italia, passando dalla Campania. Così tre gruppi criminali napoletani e spagnoli operavano fra le due penisole  attraverso un canale che garantiva l’arrivo di quantitativi  di hashish e cocaina in container, previo pagamento di copertura e “permesso” ai boss siciliani, per poter entrare in affari con le “famiglie”. Dalle prime luci  dell’alba di oggi nel capoluogo siciliano oltre 400 carabinieri del comando provinciale di Palermo, unità cinofile e militari, hanno dato il via all’operazione che ha smantellato questo sistema che garantiva la rete di narcotrafficanti. L’operazione denominata “Triade” ha portato all’arresto di 65 affiliati e ha avuto origini da dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dall’arresto di un pusher finito in manette a Bagheria nel 2008, trovato in possesso di 400 grammi di cocaina.

I container carichi di droga giungevano dalla Spagna e facevano tappa a Napoli, nella zona di Marano, dove sono attivi i clan camorristici Nuvoletta e Polverino, poi a bordo dei tir con complicità di autotrasportatori, import – export venivano imbarcati sulla nave diretta al porto di Palermo. I panetti di droga venivano trasportati nel capoluogo siciliano e poi diretti allo stoccaggio nel retro di due locali, un negozio e un magazzino, entrambi nella quartiere Brancaccio. Questa la rotta della droga che –  come emerge da intercettazioni telefoniche e ambientali –  veniva chiamata “o panettone” e  “bomba di Maradona” con nomi in codice per evitare di essere scoperti dalle forze dell’ordine. Da Brancaccio la droga veniva tagliata e poi distribuita in dosi per la vendita al dettaglio, quindi affidata ad una rete di pusher che operava nelle “piazze” di Palermo, Misilmeri, Bagheria e Cefalù’. 

 Coinvolti nello spaccio anche due minorenni di 13 anni tanto che il procuratore aggiunto di Palermo Maria Teresa Principato ha dichiarato: a Palermo i ragazzini sono ormai ridotti come nelle favelas, brasiliane. «I ragazzini, molti dei quali figli delle famiglie della borghesia palermitana, acquistano, secondo quanto accertato dai carabinieri durante l’indagine, la sostanza stupefacente dai pusher giovani o giovanissimi. Purtroppo – commenta la Principato – si può parlare di un vero e proprio allarme sociale, che non riguarda soltanto i giovanissimi acquirenti ma anche i pusher”. Erano però i boss di Cosa nostra a dare il via libera a tutta l’operazione. A loro la “triade” doveva corrispondere una parte degli introiti, come “lasciapassare” per il narcotraffico sul territorio. “ Una parte degli introiti del traffico di droga proveniente dalla Spagna veniva consegnata a Cosa nostra – conferma il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo Teo Luzi.  Ancora ricercati due degli uomini che gestivano il traffico, ma già dai racconti del pentito Angelo Casano, 51 anni, coinvolto nell’ operazione Triade insieme a Fabio Cucina, emergono alcuni retroscena di questo traffico internazionale di droga, con base in Campania: con l’entrata in vigore dell’euro da sette anni, ad esempio, anche il prezzo della droga era raddoppiato. Raggiunti dall’ordinanza anche un intero nucleo familiare, i Sancilles, del quartiere Capo, a capo di uno dei due gruppi criminali che guidavano  il traffico di droga gestito dai “fornitori” Vincenzo Militello e Antonino Mannino.

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