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L’eldorado delle mafie

Di Norma Ferrara il . Internazionale

Le mappe del narcotraffico nel mondo si modificano in funzione delle aree in cui le mafie meglio stanno riuscendo a combinare tradizione e innovazione. La penisola iberica in questi ultimi decenni è stata scelta dalle organizzazioni criminali “Made in Italy” come una base operativa sicura nella quale smistare i carichi di droga in arrivo dai paesi produttori. Così non stupisce che l’operazione Triade abbia smantellato a Palermo, un sistema in cui tre clan criminali di diversa matrice mafiosa, gestivano fra le coste spagnole, la campania e i quartieri di Brancaccio, ingenti quantitativi cocaina e hashish, poi destinati al commercio nel mercato palermitano controllato da Cosa nostra.

Da tempo ormai camorra e ‘ndrangheta si dividono, con uno sbilanciamento a favore dei calabresi, il ruolo di player unico nel mercato della droga che arriva in Italia. In queste nuove “cartine geografiche del narcotraffico” i porti del mediterraneo hanno assunto ormai una funzione strategica. In Spagna, come sintetizzato nella relazione annuale della procura nazionale antimafia, le due coste spagnole, quella atlantica e mediterranea, sono negli ultimi 15 anni le basi principali di smistamento dei carichi di droga provenienti in particolare da sud America  e Africa. Di ieri la notizia del sequestro di un carico di  frutta  con cui viaggiavano  228 kg di cocaina fermato dalla polizia spagnola, proveniente dall’Ecuador, grazie alla copertura di varie imprese di import – export.

Sequestri e intercettazioni delle forze dell’ordine però non riescono ad andare al passo con i ritmi che le mafie italiane in associazione criminale con i gruppi spagnoli, impongono ai carichi di droga che circolano da e verso il resto dell’Europa. Dagli anni ’80 -’90 le rotte delle cocaina hanno trovato in Spagna una vera e propria porta d’accesso al mercato europeo della droga, sul quale come dimostrato da molti studi, gli acquirenti non accennano a diminuire. La storia dell’insediamento delle mafie sul territorio spagnolo ha radici antiche e  dagli anni ’90 ha visto un’intensificazione di questo insediamento di matrice economico-criminale.

Dalla presenza di latitanti che non rischiano il carcere duro, vedi 41 bis italiano, poiché non previsto dal codice penale spagnolo, all’insediamento di camorristi e ‘ndranghetisti, che ne hanno fatto una base operativa che va ben oltre il traffico di droga, raggiungendo comodamente l’investimento edilizio, immobiliare e commerciale. I clan in Spagna hanno un ruolo economico non secondario a tal punto che la famosa Costa del Sol, è stata recentemente soprannominata “Cosca del Sol” dalla stampa spagnola, per il fitto numero di investimenti di capitali illeciti nella cementificazione dell’area più famosa della Spagna e nel controllo delle attività economiche dell’area. Sempre secondo la Direzione nazionale antimafia dal 2008 la Spagna ha il primato, insieme agli Usa, sul numero di rogatorie internazionali richieste da tribunali di altre nazionalità per reati di stampo mafioso.

Clan calabresi, siciliani e campani la ritengono da tempo, come emerge da numerose intercettazioni telefoniche, la terra in cui potersi mimetizzare, insediare, senza perdere i contatti con i propri territori d’origine (senza il carcere duro, infatti, i mafiosi nelle carceri spagnole possono incontrare familiari liberamente, parlare al telefono, continuare in breve, a restare a contatto con l’associazione criminale d’appartenenza e dirigerla comodamene spese dello Stato spagnolo). In quello che sembra un vero e proprio eldorado mafioso, almeno sino ad oggi, i diversi clan mafiosi hanno persino trovato il modo di fare “cartello” sul prezzo della droga, cosi da eliminare potenziali concorrenze interne. E’ sempre la ‘ndrangheta a gestire il traffico di droga internazionale, ma in Spagna la presenza della camorra ha consegnato a quest’ultima un ruolo di primo piano nella gestione del narcotraffico, specie verso l’Italia.

Nella famosa Barcellona sono attivi i clan Di Lauro, i Contini, e i Frizzero, di Napoli, e il Clan Licciardi di Secondigliano. Poco più a Nord a Girona anche altri camorristi vicini al clan di Secondigliano. E’ nella movida madrilena invece che si muovono indisturbati gli affari dei clan provenienti da Nola, Napoli e da Torre Annunziata. Queste solo alcune dislocazioni di una ragnatela di interessi criminali che va ben oltre la sola penisola iberica, e gestisce dalla Spagna, reperimento, trasporto e successivo smistamento di un affare che rimane una delle prime voci economiche nelle “entrate” delle organizzazioni criminali. In un momento di difficoltà apparente  di Cosa nostra, le famiglie siciliane, continuano ad avere  però  il “governo” del territorio, sebbene non abbiano saputo cavalcare, negli anni, ilcambiamento del traffico di droga, dal business dell’eroina all’attuale della cocaina. Non quanto invece hanno saputo fare i boss della Camorra e della ‘ndrangheta. 

Quello della droga, al di la di queste differenziazioni, rimane un affare che le mafie all’estero e in Italia continuano a gestire in consorterie, senza alcuna  recessione economica,  e con una acuta suddivisione di compiti, territori e introiti, come confermato oggi dall’operazione Triade a Palermo.

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