Pochi fra i cittadini bolognesi o di Reggio Emilia, di Modena, o di Parma, di Rimini o di Piacenza, sanno che dietro gli arresti e le operazioni di polizia che periodicamente fanno titolo nelle cronache cittadine meritando a volte veloci servizi nei TG nazionali, c’è in realtà una potente rete di criminalità organizzata, che ha portato la camorra e la ‘ndrangheta nel cuore dell’economia emiliana e romagnola. C’è spesso di mezzo un traffico di droga o di rifiuti tossici o di esseri umani, anelli della catena che vede le mafie al centro dei traffici illegali e della diffusione delle tossicodipendenze in ogni regione d’Italia e d’Europa. Sempre più di frequente però emergono agganci con insospettabili imprenditori e società locali, chiave d’ingresso in realtà economiche credibili e ritenute pulite, ma che nascondono invece una sistematica copertura di reinvestimento de denaro sporco.
Nel rapporto di fine 2008 della Direzione Nazionale Antimafia si parla di cosche di Cutro penetrate a Reggio, Parma, Piacenza e Modena. I clan casalesi sono invece fortemente presenti nell’edilizia privata e pubblica e nei mercati immobiliari di quasi tutte le province, compresa Ferrara, insieme con attività nell’estorsione, nell’usura, nel campo delle carni contraffatte, nelle cooperative di servizio. Infine Cosa Nostra siciliana risulta radicata in provincia di Modena, soprattutto negli appalti pubblici, quindi con una rete di complicità che coinvolge imprenditori, prestanome e pubblici amministratori. La definizione complessiva parla di un “grave allarme” per la ramificazione della penetrazione e per la rete di connivenze che consente la mimetizzazione delle operazioni di riciclaggio.
Una situazione ben conosciuta dai magistrati e dagli investigatori, ma sostanzialmente ignorata dall’opinione pubblica, perchè i riflettori accesi dall’informazione si spengono subito con la nuda cronaca degli arresti, non scavano in profondità, non collegano mai nomi e fatti che ricostruirebbero il filo che porta ai clan e alle famiglie mafiose egemoni a Casal di Prncipe, a Reggio Calabria, nella piana di Gioia Tauro o a Palermo.
In questo perdurante silenzio, in questa incapacità di collocare i fatti emergenti nel loro contesto, c’à certamente un limite serio del sistema mediatico, che non è solo dei giornali e delle emittenti che operano nel territorio, ma che investe l’informazione a livello nazionale e soprattutto le Reti e i Telegiornali. Tranne le luci accese di tanto in tanto da trasmissioni come Blu Notte o Report, nei palinsesti televisivi, che formano l’unica fonte di conoscenza della stragrande maggioranza ei cittadini, non ci sono spazi dedicati all’inchiesta sull’invasione mafiosa che nel Centro e nel Nord Italia sta occupando ormai i territori pià ricchi e sviluppati, fra complicità imprenditoriali e a volte amministrative, inquinando l’economia e le stesse prospettive di sviluppo. Niente inviati dei TG nelle province emiliane o sulla costa romagnola, per capire cosa sta accadendo realmente, come à avvenuto invece a larghe mani per i delitti eclatanti che dagli schermi televisivi hanno pervaso le case degli italiani, da Cogne a Garlasco, da Perugia agli stupri definiti “etnici”, peraltro trattati a corrente alternata, con la sconcertante vicinanza di scadenze elettorali… Ne deriva inevitabilmente nell’opinione pubblica un’indifferenza e quasi un fastidio per un problema non descritto e spiegato dai media, quindi ignoto o percepito come secondario rispetto alla microcriminalità, staccato da quella questione sicurezza della quale costituisce invece la vera ossatura centrale. Quanti cittadini rispetto alle mafie pensano in buona fede e usano espressioni quali “non ci riguarda, à cosa del Sud, tanto si ammazzano fra di loro…”. è soprattutto per scuotere e spezzare questa indifferenza, fatta di non conoscenza e e disattenzione, oltrechè della pervasività di tematiche, interessi consumistici e modelli di costume imposti dalla sempre incombente programmazione televisiva, che Libera Informazione ha raggiunto un accordo importante con la Presidenza dell’Assemblea legislativa dell’Emilia- Romagna.
D’intesa con la Regione e con la stretta collaborazione di Libera, presente attivamente in tutto il territorio, la realtà della penetrazione delle mafie e dei rischi di un sotteraneo prevalere di interessi criminali camuffati, sarà denunciata con un programma di seminari, iniziative pubbliche, impegni nelle scuole e nelle università, dove Libera à già molto presente. Il progetto deve coinvolgere giornali ed emittenti locali, con particolare riferimento alla rete del web e dei siti attivi nelle diverse province per iniziative di associazioni, gruppi, giovani volontari. Importanti punti di riferimento nelle iniziative saranno Radio Città del Capo, che ha già con Libera Radio un formata dedicato alla lotta calle mafie e che à in grado d diventare su questo terreno un punto di aggregazione delle web radio e di altri emittenti nella regione, e l’Ordine dei Giornalisti, attraverso il quale Libera Informaizone intende raggiungere e collegarsi con le redazioni dei giornali e con i tanti cronisti impegnati sui territori, a partire dai giornalisti della sede Rai, che non puà non avere un nuovo ruolo strategico per la natura stessa e la credibilità del Servizio Pubblico. La programmazione e le scadenze pubbliche di questo percorso, che coinvolgerà attraverso l’Assemblea legislativa le amministrazioni provinciali e comunali, sono in via di definizione, in modo da renderle operative già nei mesi dell’anno per svilupparsi poi nel corso del 2010.
Se é purtroppo vero che la palma, intesa simbolicamente, va a Nord, come scriveva Leonardo Sciascia parlando per metafora della Sicilia, é urgente seminare nelle scuole, fra i giovani e nelle famiglie le piante della legalità e dei diritti democratici, perchà il tempo stringe e l’invasione criminale à già molto avanzata.