10 dicembre Libera a Colleferro
La penultima tappa di “Parole e mafie” a Colleferro ha segnato un punto fondamentale nei rapporti fra il livello di corruzione e la capacità di reazione della cittadinanza. L’incontro ha messo in evidenza i nervi scoperti della classe dirigente politica del territorio che infatti non era presente. Non erano presenti né sindaco, né assessori e nemmeno l’opposizione di centro-sinistra. E non è un caso. Non è un caso, perché fino ad oggi, qualsiasi sia stata l’inchiesta dalla gestione rifiuti del Consorzio Gaia, allo scandalo dei termovalorizzatori- la politica locale si è chiamata fuori. Ha fatto la parte della vittima. Come se gli uomini del nucleo dirigente del Consorzio Gaia (per fare un esempio) non avessero collocazione politica precisa. Come se in una controllata pubblica la politica non avesse responsabilità su chi assume i posti di dirigenza. Come se la decisione di costruire l’inceneritore non fosse una decisione presa dalla politica. L’amministrazione di centrodestra guidata dall’allora sindaco Moffa decise di costruire l’inceneritore senza tener conto dei rilievi che faceva l’Asl competente, e delle proteste dei cittadini che anzi vennero denunciati. Ricatto occupazionale, decisionismo scriteriato su un unico modello di sviluppo: il business. Ai più alti livelli. Gli argomenti posti a difesa degli inceneritori sono sempre gli stessi: gli inceneritori coniugano la scelta energetica e la difesa ambientale. Quando poi scattano le inchieste, ci sono gli arresti, allora inizia il tram tram solito: “ no alle strumentalizzazioni” si sente ripetere da tutte le parti. La politica non viene minimamente lambita, resta fuori a parte qualche piccola inchiesta. Quello che manca è il contesto, si resta ad un livello di accertamento delle responsabilità che esclude la sfera delle decisioni politiche. E intanto si continua con le speculazioni edilizie, con i poteri sull’urbanistica che ancora restano ai comuni usati per ottenere consenso fra una parte consistente del tessuto economico imprenditoriale locale. E intanto si cerca di mettere qualche pezza ai danni commessi. Si cercano di realizzare Centri di Riciclo di Rifiuti, si deve far partire la raccolta differenziata, si fanno piccole centrali a biomasse. Riqualificare l’ambiente si dice, ma quando i danni sono stati fatti si cercano piccole pezze. Il punto fermo che viene fuori a Colleferro come in altre città limitrofe è quello di delineare un nuovo modello di sviluppo e un nuovo modo di fare politica. La ricerca è iniziata già da tempo, Colleferro per la provincia di Roma è uno dei nodi centrali. Dalla grande industria, siamo andati agli inceneritori, ora si delinea la risposta con lo Slim, il punto è chi delinea le modalità di gestione e quale modello vuoi fare nel tuo territorio. Il punto è la politica. Vedremo se nascerà una nuova classe dirigente a Colleferro e in altri territori ma la questione è precisa: chi gestisce cosa? L’attenzione quindi deve restare molto alta e questo è compito della libera informazione e di una classe dirigente democratica, proprio in territori nei quali la libera informazione manca molto ( sarebbe interessante aprire un capitolo sui giornali locali che sono soltanto espressione di una cordata politica o di un solo uomo politico magari) come la politica. Forse perché le due cose sono molto collegate fra loro, come la faccia di una stessa medaglia.
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