In pizzino boss Raccuglia progetto per autobomba a Palermo
Un’autobomba doveva essere fatta saltare a Palermo. Un nuovo attentato si doveva compiere in questi mesi nel capoluogo siciliano provocando nuove vittime e facendo cosi’ ripiombare la citta’ nel terrore. Il piano, secondo le anticipazioni del settimanale l‘Espresso da domani in edicola, e’ stato scoperto dagli agenti della sezione Catturandi della squadra mobile di Palermo nell’ambito dell’operazione che ha portato il 16 novembre scorso all’arresto del boss latitante Mimmo Raccuglia, ricercato da 13 anni.
Il progetto di morte era segnato su un block notes che il latitante teneva nascosto in una sacca. Su quattro righe, vergate a mano, il boss descrive tutto quello che occorre per attrezzare un’automobile carica di esplosivo e farla esplodere. E in un altro “pizzino”, fra i 45 che sono stati trovati nel covo alla periferia di Calatafimi, in provincia di Trapani, viene fuori che il mezzo che il latitante vuole utilizzare come autobomba e’ stato trovato e sistemato a Palermo. In attesa di essere forse caricato di esplosivo. Gli investigatori ritengono, infatti, che anche l’esplosivo potrebbe gia’ essere nelle mani dei mafiosi. Tutto sembrava essere pronto. Secondo l‘Espresso non si conosce l’obiettivo di questo nuovo attacco, ma quello che viene ipotizzato in ambienti giudiziari e’ il fatto che potrebbe essere diretto a qualche magistrato. Il bersaglio contro il quale Cosa nostra voleva ancora una volta alzare il tiro potrebbe essere proprio un magistrato.
Per questo motivo il fascicolo e’ stato trasmesso dai pm di Palermo ai colleghi di Caltanissetta, competenti nei casi in cui parte offesa e’ un togato del capoluogo siciliano. La coincidenza, infatti, vuole che nello stesso paese in cui e’ stato bloccato Raccuglia, trascorre le vacanze il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia. Gli investigatori valutano anche questo elemento.
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