Regione Umbria chiede ritiro emendamento beni confiscati
Il Consiglio regionale dell’Umbria ha approvato con 15 voti favorevoli, 6 astenuti e nessuno contrario la proposta di risoluzione concernente il ritiro dell’emendamento alla Finanziaria 2010 (atto del Senato) che prevede l’introduzione della possibilità di vendita dei beni confiscati alle mafie. Una iniziativa presa dalla Commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni criminali in Umbria alcuni giorni fa. (leggi qui su Libera Informazione).
Nell’illustrare in Aula la proposta di risoluzione, il presidente della Commissione d’inchiesta, Paolo Baiardini, ha spiegato che “considerato l’elevato rischio che in tutti i territori ad alta infiltrazione mafiosa la vendita di un bene confiscato non significhi altro che una nuova possibilità di acquisto da parte dei precedenti proprietari, si chiede al Parlamento diritirare l’emendamento alla Finanziaria che ne prevede la possibilità di vendita, in quanto verrebbe a compromettere l’impianto legislativo di contrasto alla mafia che ha nella confisca dei beni e nel loro utilizzo a scopi sociali uno degli strumenti più efficaci di lotta alla criminalità organizzata”.
La risoluzione approvata oggi chiede anche di potenziare l’applicazione della legge “109/’96” provvedendo a predisporre una disciplina organica della gestione dei beni confiscati, anche istituendo un’agenzia a tal fine. Al proposito Baiardini ha ricordato che in Commissione è stato affermato, da parte di alcuni consiglieri, che “non sarebbe giusto e nemmeno corretto mettere tutti i beni confiscati sullo stesso piano”, edha citato l’esempio di una impresa che venga confiscata: “ciò porterebbe al fallimento dell’impresa – ha detto – ed alla considerazione che la mafia dà lavoro mentre lo Stato chiude. Occorre perciò distinguere – ha concluso – e predisporre una normativa di dettaglio”. Infine la proposta di risoluzione approvata impegna il presidente del Consiglio regionale a trasmettere il testo al presidente della Repubblica, al presidente del Senato, al presidente della Camera ed al presidente del Consiglio dei ministri.
*Fonte Acs
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