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Casal di Principe, asta simbolica di beni confiscati

Di Michele Docimo il . Campania



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Immaginate dei beni immobili: un ampio
fondo agricolo su cui insiste un’azienda bufalina, un terreno
agricolo parte di un complesso immobiliare costituente anch’esso
un’azienda bufalina, una villa a due piani di 430 metri quadrati,
insistente su di un unico lotto di circa 932 mq, ed un’altra
proprietà costruita in assenza di concessione edilizia con un bel
pezzo di terreno circostante.

Immaginate che il loro valore
commerciale è di circa otto milioni di euro. Immaginate che vengano
venduti a solo due milioni di euro. Immaginate una perdita secca di
sei milioni di euro e questo riguarda il vil valore commerciale
perché, c’è da dire, che in quelle ville e terreni è insito un
valore inestimabile che è quello del riuso sociale in quanto si
tratta di proprietà confiscate ai clan.

«I beni confiscati sono un bene comune
–ha spiegato Salvatore Cuoci della scuola di Pace ‘don Peppe
Diana’ per l’occasione nell’insolita veste di banditore – il
loro riutilizzo una ricchezza per il territorio e per la società
italiana» e che invece si perde per la necessità di fare cassa (?)
per l’Erario.

Adesso…smettete di immaginare perché
potrebbe essere proprio questo lo scenario che si prospetta nel caso
in cui la Camera dei Deputati approvi l’emendamento alla
Finanziaria già passato, sotto silenzio al Senato che prevede,
appunto, l’alienabilità dei beni confiscati.

Per accendere i riflettori e non
abbassare la guardia il presidio di Libera ha organizzato, presso la
propria sede, lunedì 30 novembre un’asta simbolica dei beni
immobili confiscati alle organizzazioni camorristiche della zona. In
tanti hanno affollato i locali dell’associazione, a Casal di
Principe, ed armati di banconote fac-simile da cinquecento euro hanno
rilanciato le offerte per “accaparrarsi” beni appartenuti ai
capi-zona dell’agro Aversano. «La vendita dei beni confiscati che
non si riescono a destinare entro tre o sei mesi, – ha commentato
Valerio Taglione, referente provinciale di Libera a chiusura della
provocatoria iniziativa – rappresenta un attacco alla parte sana
della società civile che della camorra ne vuole vedere solo ed
unicamente la sconfitta.». Continua, intanto, nelle piazze d’Italia
la campagna di sensibilizzazione di Libera con la raccolta di firme
(possibile anche attraverso il sito www.libera.it ) per chiedere alla
Camera di non far passare l’emendamento che vanifica, di colpo,
tutto quanto di buono fatto nella lotta contro le mafie.

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