Stragi di mafia: tre procure per scoprire la verità
I filoni d’inchiesta sulla mafia che stanno facendo fibrillare la
politica si incrociano tra le Procure di Palermo, Firenze e
Caltanissetta. E c’é anche un’appendice milanese che riguarda il
“contesto” di relazioni tra boss e politici. Molti degli elementi che
hanno dato un impulso alle indagini vengono dalle dichiarazioni del
pentito Gaspare Spatuzza, boss di Brancaccio da tempo avviato a un
processo di “riflessione teologica”, che il 4 dicembre sarà interrogato
dalla corte d’appello di Palermo in trasferta a Torino per il processo
a Marcello Dell’Utri.
Altri pentiti (Giovanni Ciaramitaro, Pietro Romeo, Salvatore Grigoli)
hanno offerto contributi ai magistrati che in parte confermano le
dichiarazioni di Spatuzza e in parte le integrano. In diversi momenti
Spatuzza ha riaperto il capitolo delle stragi del 1992 e del 1993 che,
in una nuova prospettiva, sono rappresentate come uno strumento di
pressione da mettere in campo per influenzare la “trattativa” tra Stato
e mafia di cui ha parlato Massimo Ciancimino: è la storia del
“papello”, cioé della lista delle richieste di benefici e misure
repressive attenuate che Cosa nostra avrebbe formulato per fermare
l’attacco alle istituzioni. Solo in uno degli ultimi otto verbali
Spatuzza ha rivelato di avere appreso dal boss Giuseppe Graviano che la
“trattativa” aveva prodotto il risultato tanto atteso. Graviano avrebbe
detto infatti: “Tutto è chiuso bene con i politici, abbiamo ottenuto
quello che cercavamo”. E sempre in quella circostanza Graviano avrebbe
indicato, come referenti, Berlusconi e Dell’Utri. Spatuzza ha parlato
con i magistrati di Firenze, che indagano sulle stragi del 1993. Ma i
verbali sono finiti, per connessioni e affinità, alle Procure di
Palermo e Caltanissetta. A Palermo sono stati incanalati nel filone
della “trattativa”. A Caltanissetta sono stati acquisiti nell’ambito
delle inchieste ancora aperte sulle stragi del 1992 (Falcone e
Borsellino).
Nei giorni scorsi i magistrati delle due Procure si sono incontrati a
Palermo per definire i percorsi possibili. Ciascuno andrà per la
propria strada e per proprio conto sentirà ancora Spatuzza. Da lui si
aspettano lumi su diversi punti. A Palermo si cercherà non solo di
risalire all’oggetto reale della “trattativa” (il generale Mario Mori
ha parlato di semplici colloqui investigativi con l’ex sindaco Vito
Ciancimino) ma anche di individuare tutti i soggetti coinvolti e gli
eventuali “referenti” politici che prima avrebbero avallato i contatti
e poi avrebbero dato a Graviano quelle che Spatuzza ha chiamato le
necessarie “rassicurazioni”. A Caltanissetta Spatuzza è ora atteso con
molto interesse. Il livello delle sue conoscenze delle strategie
stragiste alimenta aspettative sul fronte dei “mandanti senza volto”
degli attentati di Capaci e via D’Amelio. E’ quella stessa indagine che
sfiorò anche Berlusconi e Dell’Utri (iscritti il primo come “Alfa” e
l’altro come “Omega”) prima di essere archiviata nel 2003. Sei anni
dopo viene riaperta per approfondire i nuovi spunti offerti da
Spatuzza. Identico sembra il quadro dell’inchiesta di Firenze, diversi
i punti di contatto che stanno collegando il lavoro dei magistrati
fiorentini e quello dei colleghi nisseni. Alcuni giornali hanno
prefigurato, non solo come passaggio obbligato, la possibilità che
Berlusconi possa essere iscritto nel registro delle notizie di reato
(“modello 21”). Ma la Procura di Firenze ha smentito e a Caltanissetta
la nuova fase dell’inchiesta è appena ripartita. E Palermo, che segue
solo il caso della “trattativa”, non avrebbe la competenza per farlo
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