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Gli affari delle mafie in Germania

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

Petra Reski, da vent’anni inviata del periodico tedesco Die Zeit in Italia, su cui ha scritto di mafie. Gli affari delle mafie italiane nel nostro paese, ma anche in Germania, dove storicamente la criminalità organizzata italiana fa affari, investe e ricicla denaro sporco. Una presenza ignorata fino alla strage di Duisburg, il giorno di ferragosto del 2007, dove si consumò un regolamento di conti tra ‘ndrine calabresi fortemente radicate in Germania. Da quel giorno, tra mille difficoltà, Petra Reski cerca, con i suoi articoli, di far prendere coscienza ai tedeschi che le mafie sono un problema anche della Germania, e non solo dell’Italia. Il motore trainante dell’economia europea, infatti, è una grande “lavatrice” di proventi illeciti delle mafie, italiane e non solo, a scapito della sicurezza dei cittadini, delle garanzie di libera intrapresa e del libero funzionamento del mercato. Mentre in Italia l’azione antimafia viene messa in discussione da provvedimenti legislativi che indeboliscono il ruolo della magistratura, delle forze dell’ordine e della libera informazione, chiediamo a Petra Reski come la Germania, ma anche il resto dell’Europa, percepisce le mafie e si prepara, se si prepara, ad affrontarle. 

Dopo la legge sullo scudo fiscale, il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, arriva l’emendamento sulla legge finanziaria che permette la vendita dei beni confiscati alle mafie, quale linea sta seguendo il Governo italiano? 

Sono molto stupita di questa cosa, è ovvio che questo emendamento serva alle mafie. Trovo spaventoso che il parlamento italiano si sia apprestato a votare un emendamento del genere. 

Recentemente il Governo tedesco ha approvato una norma sulla confisca dei beni sulla falsariga di quella italiana… 

Purtroppo su questo è nata una grande confusione nei media. Si tratta di un emendamento che riguarda nientemeno che l’applicazione di una norma amministrativa. Mi sono accorta che i politici, tedeschi ma anche italiani, hanno un po’ diffuso la notizia come se fosse possibile confiscare beni mafiosi anche in Germania, e che in Germani fosse una novità. Non è affatto così, si tratta unicamente di una piccola norma  amministrativa. I beni ai mafiosi possono essere confiscati in Germania quando viene emesso l’equivalente di una sentenza di terzo grado in Italia. Questa norma esiste da trent’anni, non è niente di nuovo. La differenza fondamentale è che ad investire in Germania non sono mafiosi attivi anche in Italia, con una fedina penale lunghissima, e magari  condannati in Italia. Sono mafiosi che vivono da più di quarant’anni in Germania e che non hanno nessun precedente in Italia. Inoltre, è impossibile la confisca dei beni come in Italia finché la legge tedesca non prevede l’associazione mafiosa come reato.  

Intanto le mafie comprano e riciclano grandi somme di denaro in Germania… 

Certamente, riciclare è molto facile in Germania. Nessuno deve giustificare da dove provengono i soldi quando fa un investimento. Lo sanno benissimo i poliziotti tedeschi, quando fanno la domanda – da dove vengono i soldi? – lei guadagna 800 euro al mese, come fa a fare investimenti per 400 mila euro? – La risposta di solito è: non lo devo dire mica a lei!

In Germania quando ci sono beni di un mafioso che è stato condannato in terzo grado in Italia è molto facile procedere con le confische. Ma questo non è il problema, il vero problema è che la legge tedesca non prevede il reato di associazione mafiosa, dunque non prevede quello che la legge italiana prevede nei confronti di chi è accusato di associazione mafiosa. Non è così in Germania e quindi si continua a riciclare alla grande i soldi e non solo in Germania, ma anche in Francia, Spagna, etc. L’unico problema dei mafiosi consisteva su come far rientrare in Italia i soldi riciclati in Germania. Adesso tutto questo è stato risolto con l’introduzione dello scudo fiscale.  
 

Con il libro che ha scritto ha aperto uno squarcio sul problema delle infiltrazioni mafiose in Germania, ponendo in evidenza anche che le mafie non sono più soltanto, e da tanto tempo, un problema italiano, ma sono ormai un problema europeo per non dire globale. Purtroppo in Europa sia la classe politica che il mondo dell’informazione non sembra recepire queste dinamiche, relegando il problema mafie solo all’Italia. Pensa che l’Europa sia in grado, in un futuro prossimo, di  dotarsi degli strumenti per contrastare a livello continentale le infiltrazioni mafiose? 

Finché  il problema non viene riportato dai giornalisti per primi, i politici in Germania, e dovunque in Europa, reagiscono solo quando sentono un bisogno che per loro è un vantaggio. Si impegneranno perché ciò può portare loro anche voti. Finché non c’è un disagio, o il problema non viene considerato come tale, il politico non si muove. E’ compito del mondo dell’informazione far luce sulla presenza delle mafie in Europa.

Che tipo di informazione esiste in Germania sul fenomeno delle mafie? 

In Germania, non diversamente che in molti altri paesi europei, è molto difficile arrivare a certe informazioni perché ci vuole la collaborazione da parte di magistrati, forze dell’ordine. In Italia c’è la coscienza di una lotta comune. Molti magistrati hanno capito la lunga storia di mafia in Italia, hanno capito il ruolo fondamentale dell’informazione che viene, tra l’altro, utilizzata anche dalle mafie. In Germania si è ancora molto lontani da una situazione del genere. Quando ho pubblicato su Die Zeit un grande articolo sulla presenza della ‘ndrangheta in Germania,  sulla scia del mio articolo ci sono stati molti giornalisti che hanno iniziato ad interessarsi della questione.  

Si è sviluppato, quindi, un certo interesse sul pericolo mafie tra i giornalisti tedeschi? 

Fintanto che la mafia in Germania è invisibile, per un giornalista che non è preparato, che non sa nulla di mafia, non è una ricerca facile. Vedo che comincia un po’ di interesse, appaiono un po’ di articoli, ben pochi devo dire. Tuttavia mi sono accorta, e questo con mia grande sorpresa, che la controinformazione da parte delle mafie invece è abile ad utilizzare gli ingenui giornalisti tedeschi per il loro scopo. La stessa cosa che avviene anche in Italia: lanciare messaggi tramite i servizi, rivolgersi a qualche giornalista, che poi in Germania rispetto che in Italia è più ingenuo, può essere avvicinato per intervistare quell’italiano ingiustamente condannato per reati di mafia, che può spiegare la sua posizione. Il giornalista alla fine pubblicherà un articolo sul povero innocente che non voleva altro che fare le sue pizze, ma che in realtà è un collaboratore della ‘ndrangheta. Vedo in questo l’abilità dei mafiosi di spacciarsi nei media tedeschi come imprenditori di successo. L’informazione sulla mafia in Germania è molto scarsa.    

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