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O sono nostri, o sono mostri

Di Alessandra del Giudice il . Campania

Una villa del valore di 260.000 euro, A
Casal di Principe, confiscata a Vincenzo Alfiero; accanto un’altra
villa confiscata a Vincenzo Apicella, del valore stimato in 387.222
euro.

A Marano di Napoli, villa con
tavernetta e giardino ancora occupata, del valore stimato 1.559.000
euro, confiscata a Giuseppe Polverino. A Casalnuovo di Napoli uno
stock di appartamenti per un valore stimato di 403.930 euro che erano
del boss Antonio Egizio. A Grazzanise,un terreno confiscato a Walter
e Francesco Schiavone. A Castelvolturno 34 villette con garage e
pertinenze ubicate attorno ad un laghetto artificiale, confiscate 
a Francesco Rea in Via Domitiana 34 all’interno del Parco Allocca.
 

Questi sono solo alcuni dei 360 beni
non ancora destinati sui 1.276 confiscati alla camorra in Campania
che rischiano di ritornare nelle mani dei vecchi prorietari a causa
dell’emendamento votato al Senato che prevede che i  beni
immobili, di cui non sia possibile effettuare la destinazione da
parte del Prefetto entro 3 o al massimo 6 mesi, siano destinati alla
vendita.

Per promuovere la campagna di Libera
“Niente regali alle mafie”, ieri, a S. Lucia, a Napoli nella
fondazione Pol.i.s. (Politiche Integrate di Sicurezza per le Vittime
Innocenti di criminalità e i Beni Confiscati), accanto alla “Bottega
dei sapori e dei saperi” di Libera ed alla sede della Regione
Campania, si è tenuta una conferenza stampa con i referenti di
Libera della Campania, Enrico Tedesco e Paolo Siani della Fondazione
Pol.i.s., i rappresentanti di Cgl, Cisl, Uil, Tano Grasso e Silvana
Fucito della Federazione Italiana Antiraket e Antiusura, i magistrati
Francesco Menditto, Lucia La posta e Carlo Modestino, Maurizio Cinque
dell’Associazione Ius et Gestio, Raffaele Del Giudice di
Legambiente ed il Coordinamento Campano dei familiari delle vittime
di camorra. 

L’emendamento di fatto renderebbe
nulla la legge 109/96 grazie alla quale in Italia sono stati
riutilizzati 5407 beni per finalità sociali, mentre sono ancora
3213 quelli da destinare che “tornerebbero ad essere luoghi di
violenza e prevaricazione invece di diventare presidi di legalità 
– denuncia Don Tonino Palmese, referente di Libera in
Campania, che lancia lo slogan: “O sono nostri o sono mostri”. 

Attualmente il procedimento di
destinazione dei beni non può essere risolto in 6 mesi. Perciò
“bisognerebbe incidere legislativamente per ridurre i tempi, non
vendere i beni all’asta rischiando che vengano acquistati dai
prestanome dei camorristi”- spiega Francesco Menditto, giudice per
le misure preventive, accorso in rappresentanza dell’Associazione
Nazionale Magistrati di Napoli che comprende 800 magistrati della
Corte di Appello della corte di Napoli.  

 “Nessuno è contrario al fatto
che i processi debbano essere brevi- Tano Grasso richiama
l’attenzione su quelle che definisce “suggestioni insidiose”- 
ma non significa restituirli alla mafia. Ci sono molti beni che, se
non fossero riutilizzati a fini sociali, non sarebbero acquistati da
persone oneste poiché si trovano in luoghi, come la piana di Gioia
Tauro, dove ci sono in tutto 2, 3 denunce di estorsione”.

Anche Don Tonino mette in guardia da
“diaboliche semplificazioni”, chiarendo che “non basta
giustificare il ddl dicendo che “lo stato deve fare cassa”,
poiché si tratta di una scelta che i politici non hanno condiviso
proprio con coloro in questi anni hanno lavorato per il riutilizzo e
hanno verificato la bontà della norma”.

Risentiti dal ddl anche i familiari
delle vittime così duramente colpiti dall’illegalità che ciò che
va in senso opposto li fa sentire “come se uccidessero nuovamente
un nostro familiare”.

Paolo Siani, fratello di Giancarlo,
giornalista ucciso dalla camorra, e presidente della Fondazione
Pol.i.s., lancia il suo appello al Ministro Maroni: “crediamo che
questa norma sia sbagliata e vorremmo che il ministro, che ha fatto
tanto anche in questa regione, rivedesse questa sua idea che siamo
certi è sbagliata. La legge va migliorata ma in se è determinante
per dare un segnale chiaro di legalità”.

La Fondazione Pol.i.s. è in prima
linea nella raccolta delle firme e lunedì chiamerà tutti i
parlamentari. Oggi in piazza Dante ci sarà un banchetto con
l’Associazione Libera per la raccolta firme.

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