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La lotta alle mafie secondo Maroni

Di Norma Ferrara il . Lazio

Il ”piano straordinario antimafia” predisposto dal Viminale
potrebbe presto entrare in vigore con la presentazione dello stesso al
Consiglio dei Ministri. L’ha annunciato ieri in audizione alla
Commissione antimafia, il Mnistro dell’Interno, Roberto Maroni, nella
sua relazione introduttiva che ha fatto il punto sullo stato della
lotta alle mafie nel Paese. Circa due ore di intervento per illustrare
i successi dell’attuale maggioranza contro la criminalità
organizzata. “Numeri senza precedenti – ha dichiarato Maroni. Sono ben 377
le operazioni giudiziarie messe in atto, 80 contro Cosa nostra, 148 in
Campania contro la Camorra e 59 in Puglia. Non solo. “82 i latitanti
arrestati fra le famiglie di Cosa nostra, 15 di loro erano
inseriti nella lista dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia, non ultimo
l’arresto del boss di Altofonte Domenico Raccuglia.  Latitanti dietro le sbarre, sequestri di beni, confische:
questi numeri e la filosofia della lotta alle mafie secondo  il Governo.

 “In merito al sequestro dei beni  – afferma Maroni – questo
Governo ha dimostrato un’efficacia mai dimostrata prima, tanto da
registrare plausi importanti al G6 e alla conferenza del Medterraneo
Occidentale tenutasi a Venezia (questi i numeri: 10.089 sequestrati,
2.673 confiscati,  fra i beni immobili 5235,  beni mobili 2098). Molti di
questi risultati sono stati raggiunti –  sottolinea Maroni – 
grazie alle disposizioni contenute nel “pacchetto sicurezza”. In particolare il Ministro dell’Interno, sottolinea una novità su tutte:
“la costituzione del Fondo Unico per la Giustizia, in cui confluiscono i fondi per la sicurezza e giustizia raccolti dalla lotta alle mafie”. In uno slogan, poco dopo a
più riprese smontato in vari punti dall’esponente del suo stesso Governo, Fabio Granata (Pdl),
Maroni ha dichiarato:  “si è trattato di una nuova filosofia che sta guidando
tutta l’azione di questo Governo nella lotta alle mafie, ovvero:”le risorse
delle mafie per combattere le mafie
“. Peccato –  ha osservato successivamente Granata “che 1/3 di quel fondo non sia in realtà destinato a questi fini”.

Piano antimafia. Maroni ha tratteggiato inoltre i punti salienti del piano
antimafia che prevedera’,  “una mappa nazionale
delle organizzazioni criminali, un ”desk interforze” sui
clan per lo scambio di informazioni investigative,
l’istituzione di gruppi provinciali misti tra le forze di
polizia e gli istituti penitenziari per scambi periodici di
notizie e la velocizzazione delle procedure di rilascio dei
certificati antimafia”. Molte di queste non sono “novità”.  Il ministro ha poi annunciato, sotto l’aspetto
legislativo, la definizione di un testo unico antimafia
mentre, dal punto di vista investigativo, un ”nuovo
impulso” da dare alla Dia, l’estensione del cosiddetto
”modello Caserta” ad altre realta’ territoriali. 

Non
solo, ha anche sottolineato l’efficacia del modello Abruzzo per quel
che riguarda il contrasto alle infiltrazioni mafiose negli appalti,
annunciando che lo stesso modello verrà esteso all’Expo di Milano.

Maroni sconfessato. Su tutto il resto, lotta ai colletti bianchi, zona grigia, collusioni
fra amministratori locali e mafie,  il ministro non risponde o
le sue risposte vengono segretate. Su due aspetti in particolare il
Governo ha sconfessato l’operato di Maroni e la Commissione antimafia
lo fa presente. L’anno scorso  Maroni si era detto pubblicamente
favorevole alla costituzione di un’agenzia nazionale per  la gestione
dei beni confiscati. Pochi giorni fa in Senato si è scelta  un’altra
via e Maroni la sostiene sino in fondo tanto da affermare: “quell’emendamento che prevede la possibile vendita dei beni confiscati non destinati rimarrà anche alla Camera, sono al massimo possibili delle
modifiche in ordine all’aspetto temporale (dopo quanti giorni un bene
sarà dichiarato vendibile, ndr)”.  Nessun cedimento, nonostante numerose osservazioni contrarie, trasversali: da Veltroni (Pd) a Granata (Pdl), dalla Garavini (Pd) alla
Napoli (Pdl).

La stessa cosa è accaduta sullo scioglimento del
Comune di Fondi. Maroni un anno fa sposa la relazione del prefetto di Latina,
Bruno Frattasi e sceglie la via dello scioglimento dell’amministrazione
comunale, guidata dal sindaco Parisella. Solo dopo 14 mesi di silenzi arriveranno le
dimissioni del Consiglio comunale  e la norma che prevede lo
scioglimento anche dei comuni dimissionari, introdotta dallo stesso
Governo, nel “pacchetto sicurezza”, rimarrà lettera morta.  Fondi andrà a regolari elezioni senza alcun intervento, nel marzo 2010. Non c’è solo Fondi, ci sono altri 14 comuni in Italia dove i
cittadini attendono di capire se le loro amministrazioni siano o meno
collegate con i clan mafiosi: da Paternò (CT) a  S. Maria La Carità (Na), da Lauro
(AV), Furnari (Me), Nardidipace (ViboValentia), solo per
citarne alcuni.

Risposte zero. Così al termine della seduta nella quale
non si trova il tempo per consentire una concreta risposta al ministro
Maroni (prevista forse per la prossima settimana) alle interrogazioni dei politici presenti
in aula, si fa chiara all’opinione pubblica anche la strategia di fondo
che guida la lotta alle mafie di questo Governo: contrasto serrato
all’ala militare delle mafie. Silenzio sul contrasto all’area
grigia che ha consentito ai clan di farsi politica, economia, impresa,
finanza, nel Paese.

Mafia e politica. Anche Fabio Granata che manifesta il suo dissenso su alcune imprecisioni e
distrazioni di questo Governo nella lotta alle mafie (dai beni confiscati, alle amministrazioni locali)   proprio mentre in Parlamento si sta votando l’autorizzazione a procedere
per Cosentino, in merito ai rapporti mafia e politica dichiara: ” dopo il mancato scioglimento del Comune di
Barcellona Pozzo di Gotto  non pensavamo
francamente di doverci ritrovare in un’altra situazione di questo tipo.
Su Fondi chiediamo che venga applicata la normativa approvata da questo
stesso Governo e in caso contrario vogliamo sapere le motivazioni.  “Inoltre su mafia e politica, chiedo: perchè non è
possibile prevedere una sorta di certificazione antimafia per le
candidature politiche, così come è previsto per gli imprenditori? Il tempo per il ministro è scaduto, la filosofia di pensiero resta, i parlamentari si dirigono alla Camera dove, solo pochi minuti prima, è già stata negata dalla giunta per le autorizzazioni a procedere  la richiesta d’arresto  per il sottosegretario del ministero dell’Economia, Nicola Cosentino.

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