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La Torre: i mafiosi da tempo chiedevano vendita beni confiscati

Di Norma Ferrara il . Sicilia

 Che Paese è un Paese nel quale a distanza di 27 anni dall’approvazione della Legge Rognoni – La Torre che consentì la confisca dei beni ai mafiosi, costata la vita a Pio La Torre, si approva un emendamento alla Finanziaria che rischia di svuotare i principi di quella legge, consentendone la vendita dei beni e di rendere vano quel sacrificio umano e quell’intuizione politica? 

Lo abbiamo chiesto ieri a Franco La Torre, figlio di Pio La Torre e di Giuseppina (da poco venuta a mancare ma che ha dedicato una vita nel segno della battaglia intrapresa dal marito) presente all’asta simbolica organizzata da Libera proprio nella Bottega “Pio La Torre” che vende a Roma i beni prodotti sui terreni riutilizzati dalle cooperative sociali di Libera Terra. 

“E’ un Paese dove la classe politica per un pugno di sesterzi – commenta La Torre .  è disposta a vendersi i valori e i principi morali che avevano consentito in questi 27 anni di fare un’azione di contrasto molto efficace nei confronti della criminalità organizzata”. Fu proprio dall’intuizione del padre Pio La Torre che nacque, cofirmatario Virginio Rognoni, la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi. Nel 1996 una raccolta di firme promossa da Libera in tutta Italia ha portato all’approvazione di una legge che completa quella norma che introdusse uno degli strumenti più efficaci nella lotta alle mafie. La  109 del ’96, firmata da un milione di cittadini, ha previsto il riutilizzo a fini sociali o istituzionali degli immobili sottratti ai clan mafiosi. Da allora come ricorda spesso il presidente di Libera , Don Luigi Ciotti , “nessun mafioso ha intestato più un bene a se  stesso” e in molti, come emerge da numerose intercettazioni telefoniche, hanno guardato all’estero per investire il denaro illecitamente accumulato. Ma da quest’anno anche l’Europa si sta dotando di leggi sulla confisca e il riutilizzo dei beni confiscati e tutto il sistema di contrasto sotto il profilo economico avrebbe tratto ulteriore vantaggio da questo doppio livello di intervento, nazionale ed europeo.

Franco La Torre però sottolinea anche un altro aspetto. “Questo emendamento va nella direzione di quello che in fondo i mafiosi chiedevano da tempo”. La mente vola all’elenco di richieste che hanno fatto parte della cosiddetta “trattativa” fra la mafia e lo Stato nel 1992, mentre fra Capaci e via D’Amelio, Cosa nostra metteva fine alla vita di due dei magistrati impegnati in prima linea nella lotta alle mafie in Sicilia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

“Questa (la vendita dei beni confiscati, ndr) è una delle cose che loro avevano chiesto in quell’elenco – dichiara Franco La Torre  – insieme ad un allegerimento del 41bis, alla  modifica delle legge sui pentiti…” . “La confisca e il riutilizzo dei beni ai mafiosi è una di quelle cose che che dà un enorme fastidio ai boss – prosegue La Torre – loro considerano quegli immobili come “cosa loro”, guadagnata, chiaramente con il sangue versato dalle vittime; per questo, colpirli sotto il profilo economico, è stato in questi anni una scalta decisiva nella lotta alla mafia”.

Una scelta legislativa e sociale che ha prodotto risultati tangibili in tutto in Paese e soprattutto nelle regioni “occupate” dalle mafie. I beni prodotti dalle cooperative sociali nate su terreni un tempo appartenuti a Brusca, Riina, Provenzano, come pasta, olio, ceci e tanti altri, da quel ’96 hanno anche dato modo a tanti giovani di restare nella loro terra e contribuire alla nascita di cooperative che mettono in circolo un’economia pulita.

Non solo. In questi anni si è messo in moto un percorso che ha coinvolto le giovani generazioni di tutta Italia. In molti ogni estate decidono di trascorrere le proprie vacanze proprio nei campi di lavoro organizzati sulle cooperative che producono i prodotti di Libera Terra. Oggi un emendamento mette a rischio questi percorsi e Franco La Torre lancia un appello proprio a questi giovani, invitandoli a non lasciarsi scoraggiare e fare sentire la propria voce.

“Lo Stato non è una maggioranza che approva una norma come questa, lo Stato sono soprattutto quei giovani che non smettono di sostenere, ad esempio, le cooperative sociali che sono impegnate da anni in un lavoro molto faticoso che è quello di mettere a circuito, cultura e beni, nati su terreni confiscati ai boss mafiosi. Mi rivolgo proprio a loro, ai giovani  – conclude La Torre – perchè facciano sentire la loro voce, scrivano ai loro rappresentati politici, provinciali, regionali, nazionali, facciano presente il loro no a questo emendamento. Non smettano di lottare”.

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