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Familiari vittime delle mafie chiedono ritiro emendamento

Di Norma Ferrara il . Lazio

Sono 350 i familiari che hanno firmato l’appello indirizzato al
Parlamento perchè ritiri alla Camera l’emendamento già approvato alla
Finanziaria lo scorso 13 novembre. In questi anni il percorso di
riutilizzo sociale dei beni confiscati ha visto in prima linea proprio
i familiari di vittime di mafia, perchè testimoni di un impegno che
alla memoria affianca l’impegno. E sono proprio loro oggi fra i primi
firmatari di questo appello inviato ai politici affinchè ritirino
quell’emendamento che prevede la vendita dei beni confiscati, qualora
non venissero assegnati da tre a sei mesi dopo la confisca.

“Come familiari di vittime di mafia  – dichiara Salvatore Vecchio – ci sembra davvero difficile
immaginare, come ha fatto chi ha proposto l’emendamento, che queste
vendite possano rappresentare una opportunità. Noi crediamo che l’unica opportunità dovrebbe essere rappresentata da modifiche alla legge attuale, con l’intento di svincolare i beni dalle ipoteche, renderli assegnabili in tempi rapidi
e fare in modo che anzichè perdersi nel tempo vengano rapidamente
assegnati e possano produrre sviluppo e ricchezza sul territorio”.

Salvatore si porta con se, sulle spalle, ogni giorno la storia di
un padre imprenditore che in terra di mafia, a Catania, ha pagato con
la vita la sua scelta di uomo libero e onesto. Salvatore oggi ha
partecipato all’asta simbolica che Libera ha indetto presso la Bottega “Pio La Torre”
a Roma, insieme ad altri familiari, per chiedere che questo passo indietro nella lotta alle mafie non avvenga.

Gli chiediamo cos’abbiano significato per i familiari alle tante
attività nate sui beni confiscati e Salvatore commenta così: “per noi il
riutilizzo sociale di quei beni sottratti ai mafiosi ha rappresentato
la concretezza del fare che portava avanti l’impegno dei nostri cari.
Quei beni nati sul sangue delle vittime di mafia tornano alla società
civile, ritornano ad essere produttivo e utile per la
collettività.E per noi in questi anni ha significato una cosa su tutte:
quelle morti non sono state inutili e il nostro impegno di oggi, nelle scuole, nei dibattiti pubblici, non è
profuso invano”.

“E’ una soddisfazione enorme – conclude Vecchio –  vedere produrre pasta, olio, ceci, su
quei terreni. Prodotti che come diciamo noi hanno una vitamina in più,
L, quella della legalità, sono stati in questi anni dimostrazione di
uno sviluppo economico possibile, se passerà l’emendamento alla
Finanziaria, anni di lavoro potrebbero svanire nel nulla”.

Leggi qui la lettera inviata ai parlamentari

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