Non si sgomberano le idee
Le nuove generazioni dicono “le vecchie” sono troppo legate alla tecnologia: passano troppo tempo davanti alla tv, ai videogiochi, a internet, non desiderano più la bici o i vecchi giochi da tavolo, ma telefonini e computer, non scendono più in piazza a giovare, ma “chattano” su social network. Quello che potrebbe sembrare un difetto dei giovani, manifesta in realtà le colpe delle vecchie generazioni di educatori, incapaci d’insegnare il giusto equilibrio tra progresso e rapporti umani ma soprattutto di dare un’alternativa alla tecnologia. Consapevole del fatto che un’alternativa possa essere costituita da spazi di aggregazione, dove è possibile non solo incontrarsi,m ma anche svolgere attività volte alla conoscenza e alla cooperazione con “l’altro”, ho deciso di scendere in strada e vedere come la nostra città abbia organizzato nel nostro quartiere questi spazi e quanti di questi costituiscano davvero un servizio.
Il primo luogo dove mi reco sono le piazze, ritenute , sin dalla nascita delle prime città, i luoghi più importanti per la loro “capacità” di favorire il confronto e l’interazione con “l’altro”. Con delusione mi rendo subito condo della difficoltà che i ragazzi possano avere nel decidere di incontrarsi nelle piazze mal curate e facilmente accessibili alle auto o ai motorini che ne fanno quasi un parcheggio o un luogo abilitato allo spaccio. Comprendo cosi meglio l’allarme che, ne numero di maggio, una mamma aveva la lanciato al nostro giornale ritenendo le piazze del nostro quartiere non adatte e insicure per i bambini. Camminando per il quartiere mi matto più volte in bambini con bici che in piccoli gruppetti o da soli passeggiano per le vie, cosa pericolosa vista la velocità e lo scarso rispetto della segnaletica stradale con cui le autovetture precorrono quest’ultime: penso allora come questo quartiere sia privato di una pista ciclabile che rappresenterebbe una grande risorsa visto l’utilizzo che i bambini fanno delle bici.
Giungo allora in via Zuccarelli dove dovrebbe sorgere una delle strutture comunali da tutti conosciuta come “ex Midulla”. Sono le 17:30 e la struttura è già chiusa e ha le luci spente, probabilmente non c’è nessuno. Torno il sabato mattina, giorno in cui la maggior parte dei ragazzini delle medie non ha scuola e che dunque potrebbe essere il giorno di maggior affluenza, scopro invece che anche in questo caso è chiusa. Il centro realizzato 10 anni fa ospita una sala conferenze e anche un biblioteca ma a quanto riusciamo a capire, è raramente attivo e frequentato, anche la via in cui sorge non è particolarmente felice, visto che cumuli di spazzatura e degrado la fanno da padrone. Mi reco allora in quello che mi indicano come un’altra struttura comunale la sala biblioteca “Concordia”. Con mia sorpresa è aperta e la dipendente, molto disponibile, mi spiega che è attualmente in atto una mostra di sculture di pietra e mi invita a scrivermi alla biblioteca in modo da poter prendere e consultare dei libri. La struttura molto carina è però deserta sicuramente a causa della sua scarsa conoscenza.
Finisce cosi la mia passeggiata con la consapevolezza della quasi totale assenza di spazi d’aggregazione nel nostro quartiere, se non quelli nati dalla volontaà di liberi cittadini animati dalla voglia di camibare. Ma oggi questi spazi sono piàò che mai in pericolo, come ci dimostra lo sgombero forzato e violento del C. P. O. “Experie” che ha costituito per 17 anni un’alternativa alla microcriminalità e degrado del quartiere Antico Corso e che oggi si vede costretto a lottare per qualcosa che dovrebbe in realtà essere fornito dallo stesso Comune.
pubblicato sul mensile “I Cordai” –
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