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Camorra in Ciociaria: non si può parlare di infiltrazioni

Di Valerio Colasanti* il . Lazio

Si è svolto questo pomeriggio l’ incontro dal titolo Parole e Mafie. Informazione, silenzi, omertà, svoltosi presso il CESV di Frosinone, organizzato dall’ Associazione Libera Informazione ( sito ufficiale ) e promosso dalla Regione Lazio. Tema scottante quello toccato dai protagonisti : la presenza delle mafie sul territorio laziale. Una presenza radicata da tanti anni e che solo da poco tempo sta trovando i frutti in fatto di indagini, arresti e sequestri. L’ obiettivo dell’ associazione, che sta facendo tappa in tutte le province del Lazio, è quello di sensibilizzare le coscienze dei cittadini, di coloro cioè che con la loro omertà e con i loro voti hanno permesso un così allarmante radicamento, sfociato quest’ anno con il caso Fondi. Di casi Fondi ne esistono tanti altri sul nostro territorio, quello pontino, quello ciociaro, quello romano. Una mafia silenziosa che agisce, si espande e fa i suoi interessi a discapito nostro. Un incontro dai temi caldi e attuali che non ha voluto allarmare ma informare. Per far capire che non sono gli omicidi o gli attentati a quantificare il livello mafioso di un territorio, ma il livello di omertà e disinformazione.
Il primo ad intervenire è stato Antonio Turri, referente nel Lazio di Libera ( sito ufficiale ), associazione nata nel 1995 con l’ intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. In queste terre, e parlo di Ciociaria, provincia di Latina e Roma, non si può più parlare di infiltrazioni. Le mafie sono presenti dalla fine degli anni 70 – inizio anni 80. Nel famoso processo Spartacus, di cui ne parla Saviano in Gomorra, si evince che la famiglia Zagaria, insieme al clan del latitante Iovine, investivano denaro nel litorale laziale e compravano territori qui in Ciociaria già in quegli anni. Territori controllati da trenta soldati da Cassino a Latina e da altri trenta da Sabaudia a Roma. A questo hanno fatto seguito omicidi di cui non sono mai stati scoperti gli assassini, come nel caso del parroco di Borgo Montello che, a detta del pentito Schiavone, era risultato scomodo per aver scoperto i traffici di rifiuti tossici nella discarica di questa frazione di Latina. Veleni che per anni hanno inquinato le acque del fiume Astura, fonte di irrigazione della pianura pontina. Il tutto nel silenzio assordante dell’ informazione, delle istituzioni e dei cittadini. Fondi è solo la punta di un iceberg, qualcosa non di diverso da quello che vivete in questo territorio. QUELLI CHE NON PAGANO IL PREZZO SONO I CAPI POLITICI. NON ESISTONO COLLUSIONI, ESISTONO IMPRENDITORI E POLITICI MAFIOSI. Sono pochi quelli che indagano e vogliono sapere la verità e quando questo succede non hanno solidarietà da parte di nessuno. E’ il caso del prefetto di Latina che ha acconsentito all’ indagine su Fondi e che ora non fa altro che essere infangato.
Dopo questa dura e cruda disamina, la parola è passata al giornalista dell’ Avvenire, Toni Mira, che da anni segue le vicende di Camorra e che è stato uno dei pochi a presenziare al processo contro il clan Setola in cui sono arrivati ergastoli e condanne varie per un totale di 38 camorristi. Un duro colpo all’ organizzazione, che però ha trovato poco spazio a livello nazionale, regionale e locale. Eravamo io, un corrispondente del Mattino e uno del Fatto Quotidiano. E’ stato incredibile vedere come, in una vittoria dello Stato, la presenza di giornalisti è stata così limitata. Le Associazioni che con il loro coraggio hanno contribuito a questo, e che continuano a farlo, meritavano ben altro sostegno. Quella è stata una banda che ha insanguinato il casertano, che faceva i propri affari con la violenza.. Toni Mira continua il sio intervanto parlando di un’ intervista da lui realizzata ad Antonio Gagliardi, sei anni fa, quando era il procuratore di Latina: Parlava già di Fondi, di attentati, di infiltrazioni mafiose. Parlava già di quella che potrebbe essere la fotografia di oggi. Già allora c’ erano segnali chiarissimi: troppo bravi allora o ci siamo svegliati tardi?

E’ stata poi la volta di Lorenzo Frigerio di Libera Informazione, che ci ha tenuto a ribadire come nel Lazio si deve parlare di mafia, come non si possa più minimizzare la situazione. Fino a quando non capiamo di essere malati, non possiamo attuare le cure necessarie. Bisognerebbe capire che quando si parla di queste cose è perché il problema c’è e va affrontato. L’ idea del mafioso con la coppola e la lupara fa parte di un’ altra epoca, di un’ altra generazione. Bisogna fare lo sforzo di approfondire questi argomenti, anche per il denaro che muovono questi signori e che tolgono dalle nostre tasche, dalle tasche dello sviluppo di questo paese. Le organizzazioni mafiose muovono un giro di 130 miliardi di Euro all’ anno, con 70 miliardi di utili l’ anno. Se pensiamo che dal 1992 al 2006 sono stati sequestrati beni per soli 4 miliardi, capiamo immediatamente come abbiamo fatto ancora poco. Come continua a fare poco l’ informazione.

Per entrare nell’ ambito più territoriale, più vicino a noi, molto interessante è stato l’ intervento di Marco Galli, segretario provinciale del SILP – CGIL ( Sindacato italiano Lavoratori Polizia ). Per farvi il quadro della situazione, vi dico che dal 2002 ad oggi oltre 100 personaggi con interessi in questa provincia sono stati arrestati. Poco tempo fa sono stati sequestrati 150 milioni di Euro a persone che collaboravano con famiglie camorristiche. La politica non ne parla, salvo rare eccezioni. Se lo fanno è per negare la presenza di questi problemi, uno di questi è lo stesso prefetto appena andato in pensione. Se nessuno denuncia, quello che perde forza è l’ apparato che deve contrastare. L’ USURA A FROSINONE E’ UN FLAGELLO, si registrano livelli tra i più alti in Italia. Ma mancano risorse e mezzi per contrastare questa piaga. Non si fa altro che ASSISTERE A OPERE DI DISTRAZIONE DI MASSA. Si parla tanto di sicurezza, ma mai di legalità. Il lavoro di Libera è importante, c’è bisogno di sviluppare una coscienza.


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