«Beni confiscati, venderli una sconfitta per lo Stato»
C’era nel 1982 quando il Parlamento introdusse una norma destinata a fare la storia della lotta alla mafia in questo Paese. C’era nel 1996 quando una raccolta di firme promossa da Libera portò con un milione di adesioni all’approvazione della legge 109/96, sul riutilizzo sociale dei beni confiscati. C’era infine, quando la mafia aprì il fuoco contro Pio La Torre, ideatore della legge che prevedeva la confisca dei beni ai boss. Virginio Rognoni, tre volte Ministro e sino al 2006 vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, co-firmatario della legge Rognoni – La Torre, che ha introdotto in Italia la confisca dei beni ai mafiosi, assiste incredulo a quello che sta accadendo in questi giorni con l’approvazione al Senato di un emendamento alla Finanziaria che consentirà la vendita dei beni confiscati.
Dopo quasi trent’anni da quel primo atto coraggioso che costò la vita ad uno degli uomini politici più impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, oggi c’è il pericolo che quella legge venga svuotata se alla Camera si darà seguito agli intenti del Governo. “Quello che si sta compiendo è un atto molto grave che non ha giustificazioni – dichiara Virginio Rognoni – quell’emendamento rende vana la battaglia che a suo tempo fu condotta per arrivare alla norma che istituì in Italia la confisca dei beni ai mafiosi e fa altrettanto con l’impegno profuso dalla società civile nel 1996, quando su proposta di Libera, furono raccolti in tutta Italia un milione di firme per chiedere il riutilizzo a fini sociali e istituzionali di quei beni confiscati” .
” La mafia – prosegue Rognoni – potrebbe riappropiarsi di quei beni e tornarne in pieno possesso. Se questo emendamento dovesse essere approvato sarebbe una sconfitta pesante dello Stato e della società civile nella lotta alla criminalità organizzata”. Da 48 ore cittadini, giornalisti, politici, esponenti della magistratura, amministrazioni e molti altri dal mondo della cultura stanno firmando l’appello lanciato da Don Luigi Ciotti (www.libera.it) per chiedere che quell’emendamento venga ritirato.
Le parole di Virginio Rognoni oggi sono un monito importante contro questa scelta che mette a rischio un’intuizione preziosa che dal ’96 in tutta Italia ha visto rinascere l’economia e il tessuto sociale di territori prima soffocati dal controllo delle mafie.
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