Firenze, 17 novembre 200
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Onorevole, a nome dei 178 Enti Locali aderenti ad all’Associazione Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, Le scriviamo per manifestarLe la nostra più viva preoccupazione per l’avvenuta approvazione, venerdì 13 novembre, al Senato, della norma che prevede la possibilità di vendere i beni confiscati ai mafiosi.
Riteniamo che questo provvedimento, se approvato alla Camera dei deputati e trasformato in legge dello Stato italiano, indebolirà sensibilmente l’azione di contrasto alle mafie, sia sul versante repressivo che preventivo.
Nel 1996, dopo la raccolta di un milione di firme da parte dell’Associazione Libera, fu approvata la legge 109/96 che prevede l’uso per finalità di carattere sociale dei beni confiscati alle mafie. Questo ha significato poter utilizzare immobili acquistati con denaro illecitamente accumulato per farne scuole, comunità per anziani o per il recupero di persone tossicodipendenti, centri giovanili e di favorire, nel Mezzogiorno, la nascita di cooperative sociali di giovani che hanno trovato un lavoro onesto coltivando i terreni confiscati ai boss.
La nostra esperienza quotidiana di Amministratori locali ci ha confermato che la confisca e l’uso sociale dei beni confiscati sono strumenti fondamentali per indebolire sensibilmente le mafie, e ciò per due ragioni. La prima è che i mafiosi impoveriti delle loro ricchezze perdono anche il loro potere di intimidazione e di controllo del territorio, come aveva ben intuito l’On. Pio La Torre, per questo barbaramente ucciso dalla mafia siciliana nel 1982. La seconda è che quando lo Stato dimostra di utilizzare quei beni, simbolo della violenza e dell’intimidazione mafiose, per riconoscere e garantire i diritti fondamentali delle persone, a partire dal lavoro, dall’istruzione e dalla dignità umana, esso vede aumentare non solo la sua credibilità ma anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella democrazia.
I beni confiscati non vanno venduti: è concreta e reale la possibilità che, mediante prestanome, gli stessi mafiosi ne rientrino in possesso. I beni confiscati vanno gestiti meglio creando un’apposita Agenzia nazionale che si occupi in modo specifico delle fasi di sequestro, confisca, assegnazione e destinazione dei beni e delle aziende confiscate ai mafiosi. Questo principio è stato come scritto nella Relazione approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare antimafia nel 2007 (relatore On. Lumia – Doc. XXIII, n. 3 – XV legislatura) e nuovamente ribadito con forza nel manifesto finale di Contromafie, gli stati generali dell’antimafia, svoltisi a Roma nell’ottobre scorso.
Per queste ragioni, Onorevole, Le chiediamo di votare contro il provvedimento approvato dal Senato per evitare che i principi della legge 109/96 siano cancellati per ragioni di carattere economico-finanziario.
Una lotta alle mafie seria e credibile ha bisogno di più mezzi, uomini e risorse. E noi siamo convinti che le risorse si possono trovare non vendendo i beni confiscati, ma razionalizzando alcune spese e portando avanti un serio contrasto alla corruzione, all’evasione e all’elusione fiscale.
Certi della Sua attenzione e sensibilità, cogliamo l’occasione per porgerLe i nostri più distinti saluti.