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«A Salerno i clan puntano agli affari»

Di Luigi Colombo* il . Campania

Ore 10, Palazzo di Giustizia di Salerno, terzo piano. Arriva puntuale, come suo solito. Caffè, l’immancabile sigaretta e subito la prima riunione operativa con i magistrati. Non perde tempo, Franco Roberti, che da sei mesi siede sulla poltrona di procuratore capo.

Dalla lotta ai casalesi a quella dei colletti bianchi. Perchè anche a Salerno non si spara, la camorra c’è e fa, soprattutto, molti affari. 

Ieri, le pagine dei giornali erano tutte per la richiesta di custodia a carico del sottosegretario Cosentino. Quei pentiti che lo accusano Roberti, fino allo scorso aprile a capo della Dda di Napoli, li ascoltò per primo.  

«Si, ho seguito la vicenda  fino a quando sono stato a Napoli. Ora mi astengo, non è più di mia competenza. Sono procuratore di Salerno, parlo della giustizia a Salerno». 

Una camorra ben diversa da quella napoletana…  

«La differenza di fondo è che la criminalità organizzata salernitana, dopo gli anni ’80 in cui aveva una strutturazione piuttosto forte, si è un po’ come resa pulviscolare. Non ci sono molti clan organizzati come a Napoli, tranne magari nella zona nord della provincia. Non a caso un territorio confinante col vesuviano». 

Una camorra di difficile individuazione?  

«C’è una mafia meno strutturata, con una minore presenza anche dal punto di vista numerico rispetto al resto della Campania. In generale è una situazione sotto controllo, secondo me. Abbiamo un quadro molto chiaro. Ne seguiamo gli sviluppi, soprattutto seguiamo quelli che sono i possibili  rapporti tra i clan salernitani con quelli napoletani e casertana». 

Non sembra un mistero che i casalesi si siano spinti fino a Salerno.  

«Ci sono infiltrazioni nell’economia legale. L’aspetto più rilevante della nostra azione sarà sempre più rivolto in questo settore». 

A Salerno, di certo, si spara di meno.  

«In genere, i fatti di sangue nascono dagli scontri tra gruppi per il controllo delle piazze di spaccio. Fenomeno che non è presente a Salerno e, di conseguenza, non c’è l’intensità e la frequenza degli omicidi del napoletano. Ma dove si spara di meno, la camorra è più pervasiva, perchè quando non c’è conflitto si dedica agli affari. In questa sorta di pax camorristica si può operare più facilmente. Per questo, credo, dobbiamo  profittare di questa situazione di non conflitto aperto per poter meglio concentrare le indagini sul versante dell’economia criminale». 

Non si può aggredire l’economia legale senza l’appoggio di altri soggetti. 

«La malavita organizzata, la mafia, non è tale se non ha rapporti con la politica e la pubblica amministrazione. Il problema vero sono i comitati d’affari, cioè quei gruppi di interesse composti da soggetti imprenditoriali, dell’economia, della politica e della mafia. Gruppi che controllano, o tentano di controllare, gli appalti pubblici, le pubbliche amministrazioni, e quindi l’economia legale. Lo sviluppo della mafia salernitana è quello dell’infiltrazione mafiosa nell’economia legale e nelle strutture politico-amministrative, attraverso questi comitati d’affari». 

C’è anche una mafia che tenta di riappropriarsi dei beni già confiscati. 

Il gruppo criminale tenta sempre di riprendersi i propri beni. Anche a Salerno c’è qualche problema, così come è già capitato nel casertano. La Prefettura è già stata informata. E’ un rischio che non possiamo permetterci, altrimenti vanifichiamo tutta l’azione contro il patrimonio mafioso. Per questo è importante creare un’agenzia ad hoc e continuare l’indagine anche dopo l’affidamento dei beni confiscati». 


*da La Città – http://www.lacittadisalerno.it  

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