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A Catania “La Repubblica” entra in vigore

Di redazione il . Sicilia

Il 10 Novembre nell’auditorium del Monastero dei Benedettini, sede della facoltà universitaria di Lingue,  Libera Informazione ha potuto pagare un suo debito della memoria con i catanesi. Alla presentazione del libro di Antonio Roccuzzo “L’Italia a pezzi. Cosa unisce Catania e Reggio Emilia” c’era la Catania che non si arrende allo sfascio che sommerge questa bellissima quanto sfortunata città. Era la Catania minoritaria delle associazioni civili e sociali, degli intellettuali che non cessano di denunciare il degrado della pubblica amministrazione, la più indebitata fra le grandi città italiane, su cui pesano i buchi neri dei comitati d’affari, le contiguità con gli interessi di una mafia meno appariscente che in passato, ma egualmente attiva, l’indifferenza amorfa e culturalmente passiva dei cittadini. C’erano i giovani di Step 1, il sito universitario che,  fra l’ evidente ostilità del Senato accademico e con la sola protezione del preside della facoltà, denuncia su internet i mali profondi della città e dei poteri che la dominano, a partire dal muro sull’informazione creato dall’editore-direttore de La Sicilia, Ciancio Sanfilippo.

Era stata una ragazza di Step 1 che nel corso del Festival del Giornalismo a Perugia, aveva posto al direttore de La Repubblica Ezio Mauro l’interrogativo che per anni ha dominato la situazione editoriale a Catania, sul perché nelle edicole non fosse possibile trovare la cronaca siciliana di quel giornale, redatta a Palermo. C’era al fondo della questione un antico e oscuro patto fra l’editore de La Sicilia e quello de La Repubblica, per cui il giornale romano, pubblicato negli stabilimenti de La Sicilia, non doveva “disturbare” con la sua concorrenza il dominio assoluto imposto da Ciancio, che è in realtà una sorta di Berlusconi del Sud, con partecipazioni editoriali in svariati giornali, emittenti locali e interessi enormi in quasi tutti i campi affaristici della regione.

Ora la questione, sulla quale inutilmente avevano protestato negli anni coloro che non si identificavano con il monopolio degli affari e delle idee imposto da La Sicilia, è stata risolta e nelle edicole di Catania, come di altre città della Sicilia Orientale, c’è finalmente la cronaca siciliana de La Repubblica. Un successo certo relativo e parziale, considerata la consistenza del “muro” informativo che continua a dominare la città, ma significativo e non piovuto dal cielo, né imposto dalla pur generosa iniziativa dei ragazzi di Step 1. Infatti è dal Febbraio 2008, con un convegno all’università organizzato da Libera Informazione insieme con la FNSI, Articolo 21 e Libera Catania, che si è lavorato per quel risultato. Due economisti di quella università hanno preparato un documentato esposto per l’Authority del settore, dimostrando la grave turbativa delle regole liberali del mercato rappresentato dal monopolio informativo imposto da La Sicilia e l’iniziativa, portata avanti dalla FNSI, è stata decisiva perchè i contraenti  recedessero da quell’accordo.

Ma nell’auditorium del Monastero dei Benedettini non si è parlato solo di questo. Fra i relatori, insieme con Roberto Morrione, per Libera Informazione, c’erano Roberto Natale, per la FNSI, Ivan Lo Bello, per Confindustria Sicilia, Claudio Fava, leader di Sinistra e Libertà e lo stesso autore del libro, Antonio Roccuzzo, oggi caporedattore a La 7, ma un tempo giovane cronista di quella straordinaria esperienza umana e giornalistica che fu I Siciliani di Giuseppe Fava. Il dibattito era coordinato proprio dal preside della facoltà di Lingue, Nunzio Famoso. Del bel libro di Roccuzzo parleremo in altra sede, ma è importante rilevare come dal dibattito sia stata confermata la denuncia della gravissima crisi che attanaglia Catania, ma anche la nuova apertura di “finestre” proprio nel muro dell’informazione. Come i reportages di Report sulla disastrosa amministrazione cittadina, che hanno suscitato scomposte e assurde richieste di risarcimento in sede civile da parte di Ciancio e l’imbarazzata difesa del sindaco Stancanelli sulla grottesca promessa berlusconiana di concedere 140 milioni di euro per sanare i debiti più urgenti, al di fuori di ogni regola amministrativa e contabile e senza alcuna reale motivazione. Dario Montana, responsabile di Libera Catania, ha infine portato la testimonianza del duro impegno in corso per realizzare su terre confiscate ai mafiosi una cooperativa agricola di Libera Terra. Mentre all’auditorium si discuteva, ragazzi prima disoccupati e senza alcun futuro stavano già raccogliendo le olive,  passo iniziale di un complesso percorso al quale la Catania libera, la Catania che non vuole arrendersi, porterà un concreto contributo. Anch’esso una piccola finestra, con il suo odore pulito di libertà, che nessun monopolio di potere può chiudere o cancellare.

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