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Non siamo immuni

Di Stefano Fantino il . Interviste e persone

Recentemente Libera Informazione ha stipulato una convenzione con l’Assemblea Legislativa dell’Emilia- Romagna, per creare un network formativo e informativo sul tema della lotta alle mafie. Abbiamo parlato col presidente dell’ente locale, Monica Donini. di infiltrazioni nel tessuto emiliano-romagnolo e di risposte istituzionali e sociali per fronteggiare la situazione.

Buongiorno, può innanzitutto spiegarci da cosa nasce l’esigenza di questa convenzione? 

Nasce dall’urgenza di fare qualcosa, di dare un contributo appunto all’antimafia e alla lotta. Ormai credo che sia non solo un fatto di preoccupazione ma purtroppo un dato oggettivo, che le organizzazioni del malaffare e della criminalità (mafia, ‘ndrangheta, camorra) agiscono formalmente in Emilia Romagna, qui dimorano e qui fanno i loro affari. Ma non solo fanno i loro affari perchè qui trovano un tessuto economico che ancora in qualche maniera offre occasioni per fare business, ma hanno dei veri e propri insediamenti operativi. Una conseguenza è far prendere dunque coscienza di un problema anche emilianoromagnolo reale anche tramite una corretta informazione… Questa cosa è ormai agli atti perchè non solo le procure della Repubblica ci offrono uno spaccato della situazione, ma avvengono cose, veri e propri fatti che non vengono raccontati e non vengono posti all’attenzione pubblica, in modo che tale si diffonda un senso comune intorno a questa realtà. Mi ha colpito molto trai tanti episodi che accadono quotidianamente molte notizie, anche importanti non vengano messe in evidenza e non scatti nelle testate locali quel po’ di inchiesta che sarebbe utile a mettere in fila gli avvenimenti e a creare le giuste correlazioni. perchè i casi non sono mai singoli, altrimenti si sottintende che ogni volta si tratta di un caso isolato. 

C’è qualche esempio che può fare a riguardo? 

Qualche mese fa un sindaco del bolognese, di Sant’Agata, ha inviato una lettera ai giornali , relativa a un episodio particolare, l’assalto a una caserma, lamentando il fatto che un episodio del genere non avesse ricevuto attenzione sugli organi di stampa. Secondo lei era un episodio non solo grave ma anche inedito: I carabinieri arrestano per ubriachezza e molestie un ragazzo, di origine casalese, che vive da anni in questo comune. La cosa incredibile, e non sto parlando di un episodio legato direttamente alle mafie, ma a un fatto che richiama più una situazione sociale è che la caserma è stata presa d’assalto da amici e parenti per farsi giustizia da solo, con qualche ora di guerriglia. In un comune placido e tranquillo della nostra “bassa”. 

Come inserisce questo elemento nel rapporto con Libera Informazione? 

Se dovevo avere ulteriori prove della necessità di stimolare qualcosa attraverso gli strumenti dell’Assemblea Legislativa sono arrivati: fornire ai media strumenti operativi, possibilità di acquisire documentazione, perché uno degli obiettivi che vorrei fare è quella di costituire un database dove ogni notizia e informazione entra a far parte di una banca dati alla quale possono attingere coloro che si dedicano all’informazione. Uno strumento operativo che può promuovere anche occasioni di formazione, in modo da formare giovani operatore dell’informazione e della comunicazione. Non c’è stato sconcerto e indignazione su questo avvenimento, non ne abbiamo avuto notizia, ma abbiamo saputo del- Non siamo immuni  la cosa dopo la denuncia del sindaco con una lettera al “Carlino”. Non è da realtà emilianoromagnola avere un comune che vive una realtà del genere, un avvenimento che ci parla già di che tipo di rischio c’è. 

Cosa può fare un ente pubblico su queste tematiche? 

La criminalità organizzata si sta prendendo il terreno economico del nostro territorio, rischia di cambiare I comportamenti e le abitudini sociali e successivamente anche di contaminare il livello politico e istituzionale. Al momento così non è secondo le indagini, sia socialmente che politicamente, ma questa situazione va alimentata coi corretti vaccini. Quando nella provincia di Forlì Cesena salta fuori che un imprenditore va in galera per bancarotta fraudolenta, e che faceva come mestiere l’intermediatore con finanziarie di San Marino, allora dobbiamo evitare di considerare San Marino come il posto dove andiamo a fare le vacanze all’estero per un giorno. C’è noncuranza rispetto ad alcuni segnale, nell’illusione anche positiva, che noi siamo indenni perchè abbiamo una certa immunità permanente negli anni in virtù di una esperienza di cittadinanza attiva molto forte, che ha sempre contraddistinto la regione. Ma ora non siamo più in questa fase, ora si parla di vere e proprie holding criminali che aprono con lo stesso piglio e lo stesso atteggiamento di un bravo imprenditore delle succursali nella nostra regione. 

A volte la sottovalutazione parte da rappresentati istituzionali, come la negazione del prefetto Scarpis sulla infiltrazione mafiosa a Parma, che ne pensa?

 Queste dichiarazioni suscitarono discussione politica e anche interrogazioni parlamentari. Io la ritengo molto grave come affermazione, è una grave responsabilità quella di negare dei fatti. C’è un filone di pensiero, che io mi permetto di denunciare politicamente, in alcuni ambienti politici e ministeriali, figlio di chi ha avuto modo, da ministro, di dire che con la mafia bisogna convivere, che si enfatizza troppo il caso. Insomma, dichiarazioni gravi e pericolose, che sono state smentite dai fatti. Da un lato c’è una ignoranza che è in buona fede, da parte di una collettività che non è abituata ad approcciarsi a questi temi e preferisce viverli con noncuranza. E su questo bisogna attivarsi con educazione, formazione, informazione. Dall’altro ci sono persone con responsabilità che non hanno alibi, su cui non è possibile attivare forme di indulgenza e che mostrano scarsa cura del proprio ruolo e del proprio mestiere. A fronte però di questo caso devo dire che ultimamente la rete delle prefetture emiliano-romagnole su iniziativa di altri prefetti ha elaborato protocolli di intesa per creare le giuste relazioni tra gli episodi che avvengono nel contesto regionale. Le prefetture hanno formalmente dichiarato: si c’è un problema. Abbiamo a che fare con I casalesi, con la ‘ndrangheta che si è accordata coi casalesi per spartirsi alcune cose, la mafia l’abbiamo importata coi subappalti sulla Alta Velocità. Abbiamo questi problemi. 

Come ci si può attivare per fermare questa escalation? 

Aver consapevolezza di debolezze del nostro tessuto economico è importante per capire quali contromosse la politica può mettere in pratica. Quando si fanno politiche del territorio si deve tenere ad esempio alta l’attenzione sul tema dell’edilizia urbana, importante fonte di spesa degli enti locali, divenuto uno dei cardini dell’infiltrazione mafiosa. Allora, un piano regionale che stabilisca consumo del territorio pari a zero, che trovi altre forme di intervento economico, responsabilizzando di più gli enti locali in tema di controllo. Che ci siano regole reiterate e controllate: abbiano noi qui una bella legge sugli appalti ma è fondamentale un controllo sulla sua attuazione. Non solo un aspetto legislativo ma anche di monitoraggio, per verificare se alcune norme hanno avuto effetto positivo, altrimenti vanno riviste. Regole che possiamo darci che possono rendere più difficile gli affari alle mafie. 

Allo stato attuale qualche legge è in discussione? 

La risposta civile deve essere coperta dal punto di vista legislativo. Ad esempio il campo delle estorsioni, dell’usura. Una legge regionale contro l’usura, messa a disposizione delle vittime, aiuta a far emergere il fenomeno, a denunciare, a farle sentire meno sole.
Laddove poi c’è una risposta civile, la ribellione sociale crea movimenti reali di cittadini, che scardinano alle fondamenta I timori e l’omertà. Allo stato attuale abbiamo in discussione una proposta di legge sull’usura, che ci auguriamo venga portata avanti, che possa procedere. Una fondazione regionale per le vittime dei reati, istituita dalla Regione, potrebbe focalizzarsi anche su tematiche più attinenti ai reati mafiosi, diventando più forte rispetto a quello che è attualmente.

In questo ha senso anche il contatto con il mondo dell’informazione e con l’attività di Libera Informazione…

Bisogna essere capaci di indagare il fenomeno continuamente, coglierne l’evoluzione e allargare rete di conoscenze che ci permette di definirlo. La paura che l’Emilia Romagna si scopri contaminata non deve fermarci. Una visione negazionista, far finta che vada tutto bene, non ci permette di svolgere la funzione che le istituzioni dovrebbero avere, ovvero migliorare le condizioni di vita delle proprie comunità. Non si può ignorare la cosa, per questo, ritornando sul tema, ritengo grave l’affermazione del prefetto di Parma. Io applico il principio di prevenzione, piuttosto che sottovalutare una cosa così importante. Creare una sorta di “allarmismo” che permetta di avere gli strumenti per reagire. Ritengo che la convenzione sia un passo importante fatto con una realtà importante che si occupa di questo da anni, è informata e che può aiutare a progettare attività che hanno l’ambizione di farci raggiungere qualche obiettivo. Con una società attenta e più informata è più difficile per le mafie fare affari, non si può solo delegare alle forze dell’ordine o alla magistratura. Ma la prevenzione è fatta di cittadinanza attiva, consapevole, informata, attenta. Io voglio contribuire a stimolara, questa cittadinanza.

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