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Il valore delle politiche sociali per il riscatto dell’ipoteca mafiosa

Nicola Pollina (Libera Trapani) , Roberta Papagni (Libera Bisceglie) il . Atti e documenti

«La mafia fa una continua guerra con capitali enormi. Bisogna innanzitutto reprimere. Tuttavia è un meccanismo che si perpetua, poiché nonostante si catturino boss mafiosi, questi vengono sostituiti da nuovi. Perciò è necessario bloccare questo processo con efficaci politiche sociali».

Questo in sintesi ha affermato Francesco Menditto, Giudice del Tribunale di Napoli, che si occupa di sequestri e confische dei beni mafiosi.

I lavori del gruppo, guidati da Leopoldo Grosso del Gruppo Abele, infatti, sono stati suddivisi nella mattinata nell’ascolto degli autorevoli relatori che vivono in prima persona le esperienze sul campo, e nel pomeriggio nell’elaborazione delle proposte per il “manifesto” di Contromafie.

Il giudice Menditto racconta «un sindacalista dopo un incontro coi cassintegrati si ritrova in tasca un biglietto su cui vi era scritto: “a un mio amico cassintegrato hanno offerto 200 euro al giorno per fare lo spacciatore. Io sono disperato… e non so se accettare.”

Questo è  uno dei tanti esempi che, purtroppo, esprimono il notevole disagio che impera tra le fasce più deboli della popolazione.

E la cosa terrificante consiste nel fatto che le fasce deboli della popolazione vanno aumentando in modo esponenziale, anche, se non soprattutto, a causa del precariato diffuso.

Mimmo Nasone, referente di Libera Reggio Calabria, dice « La persona deve essere messa al centro dell’interesse delle politiche sociali. Invece attualmente assistiamo ad uno “stato sociale residuale” che consiste nel dare i “residui” (economici e assistenziali) ai “residui della società”(gli ultimi), come per esempio un assegno una tantum  ad una famiglia disagiata, che non risolve alcun problema, senza effettivamente prenderla in carico».

Sono stati dimezzati i fondi nazionali per le politiche sociali, nel contempo assistiamo alla proliferazione di giochi gratta e vinci, acquistati perlopiù da coloro i quali sperano di uscire dal loro stato di degrado e di disperazione spendendo quel poco che hanno!

«In questo modo si discredita il ruolo della Pubblica Amministrazione (P.A.) –dice Nasone- ,e da questo deriva il bisogno nella gente del “salvatore della patria”, vista come figura autoritaria che può risolvere tutti i problemi».

« lo “scudo fiscale” che permette a chiunque abbia  portato capitali all’estero, come mafiosi e camorristi, di riportarli in Italia assicurandone il totale anonimato, eliminando tutta una serie di reati, e facendo pagare solo il 5% d’imposte, è un tipico esempio di discredito della credibilità dello Stato e del senso della legalità. Negli USA se i capitali escono illegalmente non possono rientrare legalmente, e le imposte sono di gran lunga molto più alte (circa del 45%)».

Nasone reputa necessario «chiedere che giochi come i gratta e vinci non vengano più autorizzati perché sono basati sulla mentalità dei soldi facili, una mentalità di tipo mafioso! Lo Stato promette soldi facili che, se va bene, si vincono, invece la mafia li promette e li dà!».

Nerina Dirindin (Università di Torino) rileva come in Italia non vi sia un dibattito sulle politiche sanitarie e sociali, «su questa mancanza cresce un malessere verso la Sanità Pubblica che porta i cittadini ad accettare la creazione di una sanità privata accanto e migliore di quella pubblica». Inoltre «Nella sanità si è persa la capacità della P.A. di presentarsi come il più alto esempio di rispetto verso le risorse e le persone. Tant’è che le criminalità organizzate fanno pressione proprio nel settore pubblico della Sanità. –continua-  Con l’esternalizzazione dei servizi è stata portata la malavita organizzata nella sanità sia al nord che al sud. La Sanità Pubblica italiana è a rischio».

Inoltre v’è, purtroppo, una grande distinzione tra “sociale” e “sanità”. Tanto che il Servizi Sanitario Locale è sotto la responsabilità delle Regioni, mentre i servizi delle Politiche Sociali sono demandate ai Comuni. Ciò rende molto difficoltoso l’elargizione di un servizio sociale efficace ed una scarsa integrazione delle azioni sanitarie e sociali. Bisognerebbe fare in modo che due debolezze quali la Sanità, troppo “sanitarizzata”, e le Politiche Sociali, troppo deboli, insieme possano diventare una forza Socio-Sanitaria.

« Nella legge sul federalismo –dice Dirindin- si afferma che nel momento dell’entrata in vigore, se non sono stati definiti i livelli essenziali delle prestazioni, vigerà la situazione attuale. Il problema è che per la Sanità i livelli essenziali delle prestazioni sono già stati definiti, mentre per le Politiche Sociali no!».

«Con quali valori possono crescere i giovani se vedono negli ospedali, nei tribunali, nelle scuole, ecc, strutture fatiscenti e non curate? La P.A. è piena di situazioni in cui non è rispettato il contratto di lavoro, come, anche, ci sono tantissime cooperative che sfruttano i lavoratori. La P.A. non può fare leggi che non sa imporre a se stessa!!»

Nel “papello” delle richieste allo Stato Italiano, scritto da Riina, veniva chiesto alla Politica di eliminare la legge sulla confisca dei beni. Ciò significa che in questo strumento, ed in particolar modo nell’accezione di “bene riutilizzato per scopi sociali” le mafie vedono un effettivo strumento di contrasto. Per questo si propone anche un testo unico sul contrasto al fenomeno mafioso ed al riutilizzo dei beni confiscati, mobili ed immobili.

Menditto «Nelle carceri bisogna anche cercare di recuperare il mafioso, ma allo stesso tempo bisogna evitare gli “inquinamenti”. Una volta usciti dal carcere il mafioso potrebbe riprendere il suo posto e creare altro “inquinamento mafioso”».

Don Raffaele (cappellano di un carcere e referente di Libera Puglia) ricorda come secondo la Costituzione Italiana «il carcere ha una funzione rieducativa. Dunque bisogna tutelare i diritti dei mafiosi in carcere per far capire loro che hanno anche loro dei diritti, sia in galera che nei processi. Non si deve fare solo “anti”!».

Non si può pensare di parlare di legalità se non si affrontano i problemi relativi al lavoro, se non si riconoscono i diritti sanciti dalla Costituzione a tutti, si deve parlare di stabilità di lavoro e della dignità del lavoro e non del posto fisso.

La filiera pubblica del “sociale” è la più fragile e la più precaria. La Salute dovrebbe essere vista come diritto ed anche come diritto all’assistenza sociale. «Il diritto alla salute non è solo l’integrità degli organi ma anche la partecipazione», dice Salvatore Esposito (operatore IRIS CGIL) «rispondere all’ingiustizia è il mandato dei Servizi Sociali, cioè quello di fare giustizia sociale. L’impresa mafiosa trasforma la povertà materiale e immateriale in dipendenza dalla mafia. La mafia divide la collettività. La mafia corrompe e distrugge l’amministrazione. C’è dirigenza pubblica che è collusa con la mafia. Una società che toglie la speranza è una società che lascia i giovani nelle mani del successo facile» –continua- « Ci può salvare la conoscenza che è allo stesso tempo amore e cognitività perché dà una responsabilità verso il futuro. Abbiamo bisogno di una condizione di formazione permanente».

Nicola Pollina del Coordinamento di Libera Trapani propone che le ingenti somme di denaro confiscate alle mafie vengano investite per finanziare le Forze Pubbliche e le Politiche Sociali nell’ottica della riutilizzazione sociale dei
beni, appunto per un riscatto dall’ipoteca mafiosa! (immobili e mobili!).

Lorenzo Colli, del Presidio di Libera Roma afferma «bisogna chiedere alla Chiesa di insegnare il rispetto della legalità come amore per gli altri. Bisogna chiedere che lo Stato insegni nelle scuole l’educazione alla legalità e non solo il dialetto e la religione cattolica».

A fine giornata i lavori si concludono con una citazione ricordando Danilo Dolci: “ci si può impegnare davvero in vista di un mutamento solo se si crede che sia possibile”. 

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