NEWS

Lamezia, le cosche attaccano la comunità dei disabili

Di Toni Mira* il . Calabria



org 2.4 (Linux)”>

C’è smarrimento, ma anche molto
determinazione a non farsi intimidire e «ad andare avanti come
prima». Il gravissimo doppio attentato non ferma la
comunità “Progetto Sud” di Lamezia Terme, fondata 33
anni fa e ancora guidata dal sacerdote bresciano don Giacomo Panizza.
Una realtà (fa riferimento al Cnca) di cooperative, associazioni e
tante iniziative per disabili, tossicodipendenti, malati mentali,
nomadi, impegnata sul fronte della legalità e della lotta alla
‘ndrangheta. Questo ha dato fastidio. E non sono mancate minacce. Ma
questa volta si è davvero evitata per poco una tragedia.Nella notte
sono state, infatti, manomesse le auto, di proprietà di due disabili
che operano nella comunità, Nunzia e Marco. Un lavoro da
professionisti: sono stati infatti tagliati i cavi dei freni e
manomesso l’Abs. Non un banale danneggiamento. «Non è come quando
ti tagliano le ruote e non puoi partire – sottolinea don Giacomo
con preoccupazione –. Se non se ne fossero accorti in tempo, e
avessero tirato il freno a mano, sarebbero andati sicuramente a
sbattere…». Non dice di più. Ma basta aggiungere che la sede
della comunità si trova in cima a via Conforti, una strada stretta,
ripidissima e con due curve a gomito e che sbocca su una strada
trafficatissima. L’intenzione era proprio di fare male. Ma il
messaggio è ancora più inquietante. «Così non attaccano più solo
me – aggiunge don Giacomo, che è anche copresidente della Caritas
diocesana – ma fanno capire di poter colpire chi vogliono,
indistintamente». Anche i disabili. «Un gesto malvagio, di chiaro
stampo mafioso».

Nel 2002 la comunità decise di
prendere in gestione un palazzo confiscato alla potente cosca dei
Torcasio che nessuno “osava” utilizzare. Sfidando i
mafiosi, don Giacomo e i volontari, molti in carrozzella (in prima
fila Emma Leone, da sempre la più impegnata nel settore
dell’educazione alla legalità) presero possesso del palazzo.
Immediate le minacce, pubbliche, esplicite. Di morte. Rivolte
soprattutto al sacerdote che da allora vive sotto tutela (ora sarà
migliorata e potenziata). Ma non hanno bloccato il progetto. Oggi,
infatti, la casa ospita il “dopo di noi”, un appartamento
per disabili gravi senza famiglia, oltre ad uffici per l’handicap.
Proprio lì dovevano andare a lavorare Nunzia e Marco. Ma questo può
bastare a giustificare un così grave atto? «Aspetto di capire –
riflette don Giacomo –. Forse ci vogliono chiedere qualcosa. Oppure
abbiamo dato fastidio e dicono di fermarci…». Forse è stata la
recente iniziativa della trasformazione di un terreno incolto in un
bellissimo orto, con tanto di pozzo, in una zona dove domina un’altra
famiglia ‘ndranghetista (ci sono già stati danneggiamenti…).

Oppure il sostegno agli imprenditori
antiracket. Don Giacomo ricorda in particolare il caso
dell’imprenditore Rocco Mangiardi che ha avuto il coraggio non solo
di denunciare ma anche di indicare, in tribunale, i suoi estorsori,
appartenenti alla cosca dei Giampà. Il sacerdote gli è stato
vicino, lo ha seguito in aula, provocando l’attenzione dei mafiosi.
Tanti motivi, dunque, ma certo nessuno si aspettava che si arrivasse
a tanto. Ma non ci si arrende. «Siamo ancora tutti molto scioccati
ma siamo anche concordi nel pensare che bisogna comunque andare
avanti senza lasciare che questi gesti occupino troppo spazio
condizionando la nostra vita», commenta Nunzia Coppedè, che è
anche presidente regionale della Federazione italiana superamento
dell’handicap. E don Giacomo si rivolge a chi ha materialmente
commesso l’attentato: «Avete fatto un pensiero a chi vi ha comandato
di fare questo? Vi siete chiesti se vi stima? Di certo no! Chi vi
comanda di “lavorare” di nascosto vi usa e getta: quanto
gli importa di voi, della vostra dignità e coscienza, della vostra
salute e del vostro futuro? Invece noi vi auguriamo di acquisire
coraggio e speranza nella vita, provando esperienze di bene e non di
male, esperienze di libertà e non di manovalanza ai boss, provando a
sentire quanto sia bello vivere rispettandosi e aiutandosi a
vicenda».                                

* caporedattore Avvenire

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link