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Querele e freni alle intercettazioni

Di Stefano Corradino* il . Progetti e iniziative

Hanno fatto bene a consentire la trasmissione dello sconcertante
video dell’esecuzione di camorra avvenuta a Napoli anche per mettere i
cittadini di fronte alla loro responsabilità umana e civile:
l’indifferenza colpevole e vergognosa dei passanti che scavalcano quel
corpo come fosse un cumulo di immondizia fa rabbrividire
…” ”.

Così Roberto Morrione,
presidente di “Libera Informazione” e già direttore di Rainews24
commenta la polemica di ieri sulla scelta di mandare in onda le
immagini dell’omicidio avvenuto lo scorso maggio nel rione
Sanità. Morrione, parla di mafia, politica e informazione a pochi
giorni dalla conclusione degli Stati Generali di “Libera”.

Agli “Stati Generali contro la mafia” avete analizzato a fondo
il problema delle connivenze e delle omertà, dei rapporti tra
organizzazioni criminali e il mondo politico, economico, finanziario. E
avete parlato delle strategie da adottare. Pochi giorni prima anche
Berlusconi era intervenuto su questo tema esclamando “sconfiggerò la
mafia!”

Le affermazioni di Berlusconi fanno parte di una sua profonda
inquietudine e probabilmente di una debolezza di fondo su queste
tematiche. Detto questo averlo sentito dire pochi mesi fa, per ben due
volte, insieme a Marcello dell’Utri (condannato in assise a 9 anni per
concorso esterno in associazione mafiosa, giusto per ricordarlo) che
Vittorio Mangano era un eroe fa sobbalzare… Anche in questo caso è
doveroso ricordare che il famoso stalliere non ne sapeva praticamente
niente di cavalli ma era stato per anni un uomo di fiducia che la mafia
ha piazzato ad Arcore…

L’iniziativa di “Libera” è coincisa praticamente con la notizia che il Comune di Fondi non sarà sciolto…

Una vicenda incredibile. Aggravata dal fatto che lo stesso ministro
Maroni aveva fatto suo il rapporto del Prefetto sulle infiltrazioni
mafiose nel Comune e sulle gigantesche organizzazioni della camorra e
della ‘ndrangheta che operavano lì. Ma non c’è solo Fondi… In Campania
è ancora in ballo la candidatura a governatore di un signore, il
sottosegretario Cosentino, che ben 5 pentiti ritenuti attendibili, in
sede giudiziari diverse hanno accusato di collegamenti stretti con
famiglie mafiose dei cosiddetti casalesi..

Qualche giorno fa a Palermo è stata inaugurata a Palermo la
cantina “Centopassi”, la prima realizzata su un bene confiscato alla
mafia

E’ uno dei terreni su cui “Libera” è particolarmente
attiva. Sta formando nuove cooperative in diverse zone. In Puglia, e
poi a Casal di Principe e a Catania sono da poco nate nuove cooperative
con un forte valore simbolico. Perché utilizzare socialmente i beni
confiscati alla mafia è un terreno importante di fronte a un’opinione
pubblica largamente indifferente o addirittura in alcuni casi schierata
con la sottocultura mafiosa. Ma è anche un’occasione di lavoro per
molti giovani perché attraverso concorsi pubblici viene data la
possibilità a ragazze e ragazzi disoccupati di lavorare. Ed è quindi
anche una risposta alla crisi economica. 

Magari la mafia cercherà di incunearsi anche in queste esperienze

Lo
fa, o quantomeno ci prova. Non sono pochi i tentativi delle
organizzazioni mafiose di contaminare queste esperienze. “Libera” più
volte ha dovuto smascherare o allontanare cooperative che hanno anche
usurpato il suo nome. La mafia utilizza tutte le occasioni possibili e
s’inventa perfino una facciata apparente di antimafia per ottenere i
suoi scopi e inquinare l’economia legale…

Ma c’è una parte di economia che ormai da un pò comincia a ribellarsi, come i commercianti siciliani…

Sicuramente
ma siamo ancora all’inizio. Al sud troviamo ancora vaste zone di omertà
e asservimento in particolare sul pizzo. Proprio agli Stati Generali
Tano Grasso, a cui si deve moltissimo per il lavoro svolto
nell’antiracket, diceva che “siamo molto minoritari”. E spiegava
che mentre decine di commercianti a Palermo per la prima volta hanno
rifiutato di pagare il pizzo abbiamo migliaia di casi che, in silenzio,
continuano a pagarlo. Al sud la situazione è davvero molto pesante.

Anche
il nord però, in quanto a inquinamento mafioso non scherza. Avete più
volte analizzato l’influenza delle organizzazioni criminali in molte
regioni del centro nord.

Ovviamente. Perché, purtroppo,
non c’è regione in Italia che sia immune. Abbiamo una penetrazione
mafiosa potentissima che si avvale di imprenditori locali e di
complicità, a volte amministrative e politiche, contaminando con il
denaro sporco l’economia legale. Ci si ricicla e si riappare in
iniziative che vanno dall’alimentazione al controllo dei circuiti dei
supermarket, dei ristoranti (anche noti pensando al caso clamoroso di
Roma) al mattone…  Anche in questo caso l’opinione pubblica appare
estranea, praticamente non se ne parla. E’ qui che entra il nostro
ruolo: far sì che la stampa locale ne parli per svegliare l’opinione
pubblica.

Sempre che i giornali locali non siano sottoposti al tiro incrociato delle querele o delle intimidazioni…

E’
questo è uno dei problemi più rilevanti: in uno dei seminari che ho
coordinato agli Stati Generali l’avvocato Domenico D’Amati, ha parlato
della necessità di un “contrattacco” sul problema gravissimo
dell’indennizzo civile, che diventa una minaccia micidiale esercitata
da tanti potenti che usano questo strumento per terrorizzare chiunque
cerchi di aprire uno squarcio nel muro di gomma dei loro affari.

Uno
molto potente ad esempio potrebbe decidere di ingaggiare una sua
personale offensiva contro un quotidiano molto letto e molto critico
nei suoi confronti…

Il fatto che il premier in persona
abbia dato ordine di colpire “Repubblica” è estremamente grave; o
“l’Unità”, con una richiesta di tre milioni di euro che, se dovesse
vincere, determinerebbe la fine per questo storico quotidiano. Lo
stesso vale per tanti piccoli giornali o tanti blogger che al sud, con
pochissime risorse cercando di fare inchieste, reportage,
approfondimenti. Utilizzare l’arma dell’indennizzo civile significa
metterli a terra.

C’è un modo per evitare che tutto ciò si realizzi?

Una
delle forme di contrasto la state promuovendo proprio voi di Articolo21
insieme all’avvocato D’Amati a livello europeo e dovremmo riportarla
sul suolo italiano: individuare cioè quegli strumenti, anche di
procedura penale, per far sì che sia perequato un risarcimento nei
confronti di chi vince una causa dopo essere stato sottoposto a
richieste esorbitanti di indennizzo civile.

Abbiamo
parlato di chi finisce per autocensurarsi perché teme minacce o
intimidazioni. Poi ci sono anche quelli che le notizie potrebbero darle
e non lo fanno
..

Un panorama molto ampio purtroppo. Dell’informazione pubblica e privata. Per questo, ad esempio, è
necessario lanciare una campagna, rivolta alla Rai affinché accenda i
riflettori su alcuni temi. Senza nessuna velleità di interferire sui
suoi assetti politici e amministrativi ma solo per influire sui
palinsesti affinché di argomenti come la criminalità e le infiltrazioni
mafiose non siano solo trasmissioni come Report, Blu Notte o Anno Zero
ad occuparsene. In generale però queste notizie o non vengono date o,
quando raramente succede, nella gran parte dei casi restano orfane o
inserite in contesti sbagliati.

Siamo alla vigilia di una
nuova tappa dell’iter parlamentare sulle intercettazioni. Altro tema
dirimente nel rapporto tra giustizia e informazione
Una
legge che di fatto vieta o limita l’uso delle intercettazioni per
alcuni reati è gravissima. Un bavaglio alla libertà di cronaca e di
stampa. La negazione del diritto dei cittadini di conoscere la realtà
dei fatti. Oppure pensiamo alla proposta del Ddl Alfano di
separare dalle competenze dei pm l’azione della polizia giudiziaria
mettendola a servizio direttamente del ministero degli Interni.
Significherebbe privare i pubblici ministeri di uno strumento
fondamentale che impedirebbe di fatto la possibilità di aprire
inchieste su temi scottanti o comunque ostili al governo.

Il
3 ottobre a Roma c’era “Libera” e Articolo21. C’erano, a cominciare
dalla Federazione della Stampa, tutti quei soggetti che avvertono un
pericolo per la libertà di informazione in questo Paese. Centinaia di
migliaia di persone in piazza. E adesso?

Ora bisogna
recuperare tutte quelle forze ed energie che a quella battaglia hanno
partecipato ed allargarle. Coinvolgendo altre organizzazioni e
movimenti. Perché l’attacco alla libertà di espressione si fa ogni
giorno più pesante. E quella che è stata una battaglia
sull’informazione dovrà diventare una iniziativa unitaria a difesa
della democrazia.

La mafia sarà sconfitta prima o poi?

Potrei
rifarmi alle parole di Giovanni Falcone. “La mafia – disse il
magistrato – è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani è
destinato a cessare”. Mi auguro solo non ci vogliano decenni. Ed è per
questo che serve una mobilitazione ampia e quotidiana.

* Articolo21.info

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