L’edilizia “sospetta” gelese all’interno dei cantieri abruzzesi della legalità
Se non esistessero approfondite e dettagliate conclusioni, frutto dell’instancabile lavorio posto in essere dalle strutture della Direzione Investigativa Antimafia, a livello nazionale, e da quelle delle singole Direzioni Distrettuali, sul piano regionale, si potrebbe pensare al solito ed inflazionato copione imperniato su “presunti” legami tra economia edile e criminalità organizzata.
Anche gli aderenti al campo “negazionista”, caratterizzato da forte scetticismo verso le frequenti ricostruzioni di connessioni tra malavita ed impresa, propensi, al contrario, a tutelare ad ogni costo la libertà dell’azione economica, hanno dovuto ammettere, soprattutto negli ultimi anni, l’esistenza di “qualche problema” nel settore.
Una conferma, ancor più incisiva, di un tale status quo emerge direttamente da un’esperienza di realizzazione edile non prevista né preventivabile: quella dei cantieri per la ricostruzione delle zone colpite, il 6 Aprile scorso, dal violento sisma che ha interessato l’Abruzzo, e più nello specifico le aree limitrofe al capoluogo regionale, L’Aquila.
Si parlò immediatamente di lavori di ricostruzione assolutamente “puliti”: praticamente impermeabili ad ogni forma di infiltrazione o condizionamento criminali.
A sei mesi dal terribile urto cagionato dalle forze naturali è lecito, però, chiedersi se le originarie promesse siano state rispettate: la risposta prevalente ad un simile quesito assume, purtroppo, connotati prevalentemente negativi.
Le mafie, forti di una strutturazione difficilmente scalfibile, sono pervenute all’obiettivo di valicare ogni ostacolo, seppur labile, posto al loro ingresso nel business dell’edilizia abruzzese: quella gelese, in particolare, oramai avvezza ad attingere lauti profitti dal settore delle costruzioni, non avrebbe mancato di apporre una personale firma.
Tutto ha inizio il 14 Agosto scorso, in un periodo tradizionalmente dedicato al relax balneare o a quello montano, data nella quale l’azienda Edimal, rientrante nel circuito del gruppo Edimo, fondato dall’imprenditore Carlo Taddei, natio di Poggio Picenze, tra i centri dell’aquilano colpiti dal sisma, vincitrice di uno degli appalti inerenti il cosiddetto progetto C.A.S.E. per un importo di quasi 55 milioni di euro, richiedeva al Dipartimento della Protezione Civile l’autorizzazione necessaria affinché la subappaltatrice, Impresa Generale Costruzioni s.r.l. di Gela, potesse avviare i lavori finalizzati all’innalzamento di speciali muri di sostegno ammontanti a circa 159 mila euro.
Il provvedimento favorevole alla domanda inoltrata perveniva l’11 Settembre, quando, però, l’attività dei dipendenti della società gelese era già pervenuta alle fasi conclusive.
Quale, allora, il motivo di tanto clamore? La Igc s.r.l. era già stata oggetto di quattro segnalazioni, promananti da diverse sezioni della Direzione Investigativa Antimafia, che la descrivevano alla stregua di un’entità economica gestita da soggetti collegati al clan mafioso dei Rinzivillo di Gela.
Le indagini sono addirittura giunte a dimostrare la sussistenza di svariati precedenti di polizia in capo a tredici dei ventisei dipendenti della stessa impresa impegnati nel cantiere C.A.S.E.,Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili, di Bazzano.
L’Impresa Generale Costruzioni s.r.l. rappresenta, allo stato attuale, una delle più dinamiche società edili del comprensorio nisseno, capace di ottenere commesse all’interno di cantieri edili di primo piano: la costruzione della nuova metropolitana “M5” di Milano per complessivi 700 mila euro; la tratta Parma-Reggio Emilia della TAV; il villaggio Olimpico di Torino; la Scuola Allievi della Guardia di Finanza di Bari; la base NSA Us Navy di Santo Stefano in Sardegna.
La proprietà della stessa è detenuta da Emanuele Mondello e Rocco Mondello, rispettivamente padre e figlio, affiancati dal genero Nunzio Adesini: i precedenti penali dei primi due hanno contribuito al rafforzamento dei dubbi già instillatisi tra i ragionamenti condotti dagli investigatori.
Emanuele Mondello, infatti, oltre ad essere incappato in diversi inconvenienti penali, era stato sottoposto ad indagine nell’ambito dell’operazione “Cobra” del 2002, al pari del figlio Rocco, a sua volta conosciuto dagli inquirenti a causa delle vicende connesse alla società immobiliare “Orchidea”, con sede a Lonate Pozzolo in provincia di Varese, oggetto di sequestro preventivo ordinato, nel 2006, dalla Procura di Caltanissetta e cagionato dall’accusa di costituire una vero “bacino di accumulazione” di capitali destinati al finanziamento del clan Rinzivillo.
Non è difficile, almeno stando alle dichiarazioni dei magistrati incaricati delle inchieste, ipotizzare una connessione tra la Igc s.r.l. e figure di primo piano di cosa nostra gelese al Nord, come quelle di Angelo Bernascone ed Emanuele Emmanuello, incaricate di gestire un vero e proprio centro occulto di collocamento di manodopera, prevalentemente gelese: imponendo condizioni di lavoro e di pagamento molto distanti da quelle dettate dalle ordinarie norme vigenti per il settore edile.
Tra i titolari di un contratto a tempo indeterminato stipulato con la controparte Impresa Generale Costruzioni s.r.l. sono stati individuati: Gianluca Ferrigno, nipote di Angelo Bernascone; Emanuele Lombardo, muratore, in passato indagato dalla Procura di Gela con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, poiché ritenuto affiliato all’organizzazione criminale della stidda; Angelo Martines, figlio di Nicolò Martines con precedenti per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti.
A Febbraio del 2008, peraltro, l’impresa edile gelese era divenuta, per qualche giorno, protagonista delle cronache locali e nazionali a causa della morte di un proprio dipendente, Gaspare Maganuco, deceduto durante i lavori finalizzati alla costruzione del secondo lotto dell’autostrada Siracusa-Gela, appaltati alla general contractor, Pizzarotti & C. di Parma, e che vedevano l’entità economica gestita dai Mondello titolare di un subappalto.
Ma la principale peculiarità di questa “singolare” storia si ricava, ancora, dalla consultazione dei verbali delle sedute parlamentari dell’estate appena trascorsa; non solo, infatti, le segnalazione provenienti dalla Direzione Investigativa Antimafia, ma anche una chiara interrogazione presentata dal senatore del Partito Democratico, Giuseppe Lumia, nella seduta di martedì 28 Luglio, faceva rilevare la presenza dell’azienda gelese, priva delle necessarie attestazioni antimafia, all’interno del cantiere di Bazzano.
In presenza di oggettivi riscontri non rimane che riflettere sul perché la Igc s.r.l. abbia potuto operare praticamente indisturbata, scelta in qualità di subappaltatrice da un veterano del settore, entro spazi che dovevano, almeno in teoria, essere inaccessibili ad entità imprenditoriali perlomeno sospette.
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