Decapitato clan di Alcamo. Dieci arresti tra cui due donne nel trapanese
E’ di dieci persone arrestate, tra cui due donne, il bilancio di una vasta operaizone antimafia eseguita all’alba di oggi dalla Squadra mobile di Trapani e dal commissariato di Alcamo. Le accuse variano dall’associazione mafiosa, estorsione, incendio, danneggiamento, detenzione illegale di armi ed esplosivi e ricettazione.
L’operazione antimafia ‘Dioscuri’, coordinata dal procuratore
aggiunto di Palermo Maria Teresa Principato e dai pm della Dda Paolo
Guido e Carlo Marzella, ha ricostruito gli assetti del mandamento di
Alcamo, controllato dalla storica famiglia mafiosa dei Melodia, legata
al boss latitante Matteo Messina Denaro. Tra gli arrestati, tutti di
Alcamo, spiccano i nomi dei fratelli Nicolò e Diego Melodia,
pregiudicati mafiosi di 85 e 74 anni, ritenuti gli attuali reggenti
della cosca, rispettivamente padre e zio di Antonino Melodia, capo
indiscusso del mandamento alcamese per alcuni anni.
Ma anche due donne: Anna Maria Accurso, 46 anni, moglie del capo mandamento detenuto Antonino Melodia, e Anna Greco, 49enne, figlia di uno degli arrestati. Secondo gli investigatori, la Accurso sarebbe stata impiegata per ricevere e conservare i soldi incassati dalle estorsioni.
Anna Greco sarebbe stata incaricata di recapitare le lettere con le
richieste di pizzo e riscuotere il denaro dalle vittime del racket.
In carcere, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare
emessa dal gip di Palermo Antonella Consiglio, sono finiti inoltre
Filippo Di Maria, 46 anni; Lorenzo Greco, 77 anni; Stefano Regina, 45
anni; Gaetano Scarpulla, 40 anni; Felice Vallone, 41 anni; Tommaso
Vilardi, 66 anni. A Lorenzo Greco, Stefano Regina e Felice Vallone, già
detenuti, la misura cautelare è stata notificata in carcere.
Le vittime del pizzo delle famiglie mafiose di Alcamo erano costrette a pagare fino a duecentomila euro agli estorsori mafiosi.
“Le indagini tecniche, ampiamente auspicate da vari consessi civici e
politici di Alcamo e dagli appelli della locale Associazione
industriali ed anti racket, oltre all’ampio spaccato associativo ed ai
gravi reati – spiegano gli inquirenti – hanno soprattutto accertato
continui episodi di ritorsione, e, conseguentemente, anche un forte
disagio tra le stesse vittime delle azioni criminali commesse dai due
gruppi contrapposti, plurime pratiche estorsive in danno di
imprenditori operanti nei più svariati settori, i quali si venivano
contemporaneamente a trovare nella inusuale e pressante morsa estorsiva
delle due fazioni mafiose”.
Trackback dal tuo sito.