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La crisi dei rifiuti in Campania, un’emergenza che dura dal 1962

Di Aldo Cimmino* il . Campania

La cosiddetta “monnezza” è l’affare d’oro della camorra. Ma non è solo la criminalità organizzata ad avvantaggiarsi della fantomatica emergenza rifiuti. In Campania c’è un sistema complesso che, dal 1962 con la prima legge speciale, vede i camorristi in prima linea fare affari con imprenditori, appoggiati però da speculatori e politici corrotti. Sono loro i “Galli sulla monnezza”, raccontati nel libro di Rossella Savarese che è stato presentato mercoledì alle Terme Puteolane su iniziativa del “Coordinamento Civico Flegreo”.

“Il lavoro della Savarese – ha dichiarato Nicola Capone, Segretario generale delle Assise di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia -può essere definito come uno studio che passa in rassegna la stampa locale sulla questione rifiuti”. Risulta quindi evidente una prima responsabilità mediatica da parte degli organi di informazione. I giornali hanno trattato la vicenda come un’emergenza ma che non è tale. Si tratta, infatti, di un problema, e anche le inchieste della magistratura lo hanno dimostrato, strutturatosi negli anni proprio perché in Campania, come in Italia, per alcuni la spazzatura non rappresenta un problema ma interessi economici e in qualche occasione, elettorali. Ma Capone si è anche soffermato sul mancato uso di parole da parte di quotidiani, locali e nazionali.

“Pochissime volte – ha continuato il Segretario generale delle Assise – sono state usate parole come “salute” e “ambiente” e ancora meno quelle di “Impregilo” o “Fibe”, il nome dell’azienda, cioè che ha vinto l’appalto per gestire e risolvere il problema rifiuti in Campania e che secondo i processi e gli atti d’accusa è la vera responsabile del disastro ambientale partenopeo”. Anche questo indica una chiara volontà di evidenziare solo alcuni aspetti, perchè l’opinione pubblica possa percepire la realtà come emergenziale e risolta miracolosamente da politici che improvvisamente “nascondono la polvere sotto il tappeto”. Sempre questa realtà avrebbe richiesto provvedimenti speciali, sin dalla legge del 1962, per risolvere una specifica tragedia dell’area metropolitana di Napoli e che “invece – ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Salerno, Franco Roberti – è sempre stata trattata come uno stereotipo dell’emergenza rifiuti, che ha camminato di pari passo con un’altra finta emergenza, cioè quella della camorra che è un problema endemico ed è un fenomeno sociale e criminale della area metropolitana di Napoli”. 

Oltre alle responsabilità, anche di carattere penale, che emergono forti dalla gestione della crisi-rifiuti , la Campania di fatto sembra essere del tutto priva di una idonea organizzazione. “I nostri territori – ha confermato, infatti, il Direttore di Legambiente Campania, Raffaele Del Giudice – sono completamente privi di strutture adatte alla raccolta differenziata e di impianti di compostaggio essenziali per completare il ciclo integrato dei rifiuti”. Quella della differenziata è quindi la strada maestra che potrebbe avviare lentamente alla soluzione del problema ma che, sottolinea il Coordinamento Civico Flegreo, l’amministrazione comunale di Pozzuoli non sembra prendere in considerazione anche in vista della nuova delibera costituente il progetto di appalto del ciclo integrato dei rifiuti. Detta delibera infatti prevede la raccolta “porta a porta” unicamente come criterio di valutazione dei progetti – offerta facilmente superabile da altri criteri ai quali viene assegnato un punteggio maggiore. Una posizione, quella del comune di Pozzuoli, quantomeno ambigua rispetto ad un criterio che modera i costi di gestione e avvierebbe, unitamente agli altri comuni, alla conclusione dell’emergenza in Campania.

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