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Il ritorno della corruzione: analisi del fenomeno e proposte di contrasto

Di Ma.Ta. il . Atti e documenti

 
Cosa significa parlare di corruzione in Italia ora, a quasi 20 anni di distanza da Tangentopoli? Ne hanno discusso oggi, all’interno del gruppo di lavoro intitolato “per una politica di legalità”, diversi relatori, coordinati da Roberto Montà (vicepresidente di Avviso Pubblico).

Le differenti provenienze professionali e i diversi approcci alla questione hanno permesso di affrontare il tema della corruzione e il dibattito da vari punti di vista. Una estesa panoramica del fenomeno è stata fatta da Quintiliano Valenti, di Trasparency International – “osservatorio privilegiato” sulla corruzione – che, oltre a descriverne i caratteri si è soffermato in modo particolare sulle modalità di misurazione della corruzione: Transparency International stila infatti ogni anno un rapporto sulla corruzione nel mondo utilizzando diversi parametri, primo tra tutti il CPI (Corruption Perception Index), che determina la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in numerosi Paesi nel mondo, attribuendo a ciascuna Nazione un voto che varia da 0 (massima corruzione) a 10 (assenza di corruzione).

Il secondo intervento è  stato quello di Luca Tescaroli, della Procura della Repubblica di Roma, che ha allargato la prospettiva ad una appassionata analisi della riforma della giustizia in discussione negli ultimi mesi (separazione delle carriere, PM sottoposto al controllo dell’Esecutivo, intercettazioni), sottolineando inoltre l’inquietante e pericoloso parallelismo tra molte delle riforme in atto e il Piano di Rinascita Democratica progettato dalla Loggia P2.

Se la prima parte dell’incontro ha visto protagonisti i “pratici” del fenomeno “corruzione”, nel pomeriggio si sono susseguiti gli interventi degli “studiosi” di corruzione: Ivan Cicconi, direttore di ITACA (Istituto per l’innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale) e Alberto Vannucci dell’Università di Pisa.

Vannucci ha ricordato, attraverso grafici e dati, che l’Italia raggiunge livelli di corruzione (misurati attraverso gli indici elaborati da Transparency) altissimi e quasi “endemici”, nel senso che, tolto il picco degli anni ’92-’93, la quantità di corruzione si è attestata su livelli che non accennano a diminuire. “L’allargamento dell’Europa a 25 e poi a 27 Stati membri – ha detto Vannucci ironicamente – è stato una fortuna per l’Italia, perché ha comportato indirettamente che non fossimo più in fondo alla classifica, ma che ci fossero la Grecia e alcuni Paesi dell’Est”.

È stato poi compito di Francesco Forgione, già Presidente della Commissione parlamentare antimafia e attuale coordinatore della Casa della Legalità della Regione Lazio, tirare le somme dell’incontro: “la corruzione – afferma Forgione – non è più identificabile solo come quel fenomeno, facilmente identificabile e perseguibile, dello scambio di denaro per ottenere una prestazione illecita, ma assume oggi le forme più svariate e subdole, che permettono di aprire la  strada ad una corruzione sistematica e ambientale”. La corruzione è quindi un sistema culturale e accettarlo significa barattare la cultura del giusto, del rispetto, della solidarietà partecipe, dei diritti e dei doveri con la cultura del privilegio e dell’arbitrio.

“Non possiamo pensare che esista una classe politica corrotta contrapposta ad una società non corrotta – ha concluso – e se vogliamo che qualcosa cambi dobbiamo lavorare affinché cambino sì i valori politici, ma anche e prima di tutto quelli culturali”.

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