Una parola di libertà
Ivan Cepeda, colombiano, espone l’elaborato dei gruppi “Una parola di libertà” sottolineando che la presenza di una società civile forte e con diritti garantiti è un passo fondamentale per la lotta alle mafie. Questo è solamente possibile attraverso la creazione di un circolo virtuoso che punti alla relazione e ai diritti per la costruzione democratica. La globalizzazione impone anche una estensione globale di solidarietà e una compattazione della legislazione europea sui temi di diritti umani. Senza dimenticare una analisi indipendente sul tema dei traffici di stupefacenti, spesso pilotati e pretesto per politiche militari aggressive. Le stesse politiche che in campo dell’immigrazione vedo dei criminali in coloro che sono vittime e che trattano il diritto comune alla integrazione sociale e alla sanità in modo da favorire l’ingresso delle mafie in questioni invero fondamento della dignità individuale e non merce di scambio. Un forte appello Cepeda lo rivolge traendo spunto dalle conclusioni del suo gruppo di lavoro alla nuova etica che l’amministrazione pubblica e le istituzioni dovrebbero adottare. Un approccio che invece viene spesso ignorato quando non mortificato come il caso, italiano, della legge sullo scudo fiscale: un rientro di capitali di dubbia provenienza che rappresentano un no deciso alla svolta etica della politica e gettano discredito sulle stesse istituzioni. Tra le proposte del gruppo una continua educazione sui diritti umani, la costituzione di un commissariato per i diritti umani e unioni in rete per una pressione e una promozione sociale che oltre a unire in modo fraterno i popoli permetta un rafforzamento di quelle reti antimafia e pro diritti umani che sono attive in tutto il mondo.</font> <br>
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