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Per una parola di legalità

Di no.fe il . Dai territori

Non esiste  mafia senza politica – dichiara Francesco Forgione relatore del gruppo “Per una parola di legalità” – vogliamo che venga interrotta la connivenza con i partiti, con la politica. Questo mina l’intera democrazia e incide sul costo della vita per cittadini creando un costante abbassamento  della soglia di legalità. A differenza del passato, si è prodotto negli ultimi anni un salto di qualità di questi rapporti, con l’ingresso di mafiosi  nei partiti e nelle istituzioni. Quando ci sono state poi delle denunce, la politica arriva solo dopo la magistratura, solo per prenderne atto, giustificarsi o attaccare la magistratura stessa, la sua autonomia e dell’indipendenza. C’è una totale perdita di senso politico ed etico. Per questo il gruppo di lavoro per una parola di legalità propone:

  

Che prevalga il senso di responsabilità politica su quella penale

 

Che ci sia l’obbligatorietà dell’azione penale: cioè i partiti puliscano se stessi, senza aspettare le sentenze

 

A 17 anni di tangentopoli – continua Forgione –  il fenomeno della corruzione si presenta esteso ed aggravato. Il 3 %del pil è un enorme costo sociale ma anche  morale. Per questo chiediamo:

 

Una nuova selezione delle classi dirigenti

 

Che diventi vincolante il codice etico per le candidature,  proposta già dalla commissione antimafia  nella relazione della 15esima legislatura, articolo 51 comma 3 bis, per i reati di mafia e corruzione

 

Se  la debolezza della politica o le debolezze dei partiti non lo consentiranno, chiediamo che si avvi un dibattito in Parlamento

 

Che venga modificato l’articolo 416 ter per il voto di scambio

 

Che venga rivista la legge sullo scioglimento dei comuni, perché l’ultima norma approvata  sterilizza lo strumento dello scioglimento dei comuni. 


Chiediamo che si intervenga in particolare su Fondi, dove si rischia che venga di nuovo ripristinato il sistema denunciato dalla relazione prefettizia

 

Che venga recepita e applicata la direttiva Unac dell’ Onu per creare una autorità anticorruzione autonoma dal governo con poteri indipendenti

 

Che si estenda il reato di corruzione anche ai rapporti fra i privati

 

Che si arrivi ad una tracciabilità dei flussi finanziari soprattutto negli appalti pubblici

 

Che si scelga il modello delle Stazioni uniche appaltanti per gli appalti

 

Che si verifichi l’efficacia del certificato antimafia come strumento di verifica e selezione.

 

Che si crei in Italia una “black list” delle imprese già condannate per  mafia e corruzione

 

 

Che si abolisca la regola del massimo ribasso negli appalti pubblici

 

Che siano analizzate tutte le potenzialità criminologhe di altre misure come i condoni o il ddl sulle intercettazioni telefoniche

 

La ricostruzione di un’etica pubblica riguarda tutti – conclude Forgione  chiediamo per tanto,

 

Che vengano espulsi di loro albi i professionisti già condannati per reati di mafia e corruzione

 

Per tanto in questa linea “nessuna trattativa fra la mafia e la politica sarà mai possibile” e si andrà avanti con sempre più coscienti della necessità di una riforma sociale e morale nel solco di quella carta fondamentale che è la nostra carta costituzionale.

 

 

 

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