I diritti sono umani e la loro negazione da parte delle mafie
“La via principale per sconfiggere le mafie è quella
della promozione e tutela dei diritti umani. Questi non sono un’opzione ideale
nella sconfitta del fenomeno mafioso, ma ne sono la via principale”. Con questa
prima tesi Flavio Lotti, coordinatore del Tavolo della Pace apre il suo
intervento, primo della giornata di lavori di Contromafie. L’attenzione è
portata subito al cuore della discussione: dove non esiste legalità non esiste
rispetto dei diritti umani, la legalità è invece l’essenza dei diritti
dell’uomo, enunciati in molte carte costituzionali e dichiarazioni
internazionali, la principale delle quali è la Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo del 1948.
La seconda tesi riportata è che “la dimensione
internazionale non è parte del disegno collettivo, non è un’aggiunta” ma deve
essere il fondamento di un disegno internazionale di lotta alle mafie. Anche in
questo caso i diritti umani rivestono un ruolo fondamentale, sono il comune
denominatore nella lotta alla criminalità organizzata in qualsiasi parte del
mondo.
L’ultima tesi è quella dell’impegno che ciascuno
deve mettere nell’inserirsi “nell’agenda della politica”, a partire dai
territori fino ad arrivare all’impegno nel contaminare l’agenda internazionale
( ad esempio nel marzo 2010 il Consiglio del Diritti Umani esaminerà l’Italia
per quanto riguarda i diritti umani, in quell’occasione anche i cittadini
potranno inviare report, cosiddetti shadow report).
L’importante è partire dai propri territori, come
disse E. Roosvelt: “Da dove cominciano i diritti umani? Cominciano dal luogo in
cui vivo. Se lì i diritti umani non valgono niente, non valgono niente da
nessuna parte”.
La giornata è proseguita con gli interventi di
testimonianze dal resto del mondo.
Maria Del Pilar Silva Garay, avvocato e difensore
dei diritti umani in Colombia, ha portato la testimonianza della Corporazione
Collettiva “Josè Alvear Restrepo”.
La storia della Colombia è parte della storia della
mafia. In questo stato le mafie sono riuscite ad impadronirsi di importanti
settori del sistema economico, grazie alla collusione della politica.
Il sistema della guerrilla
inizialmente nato come rivoluzionario e successivamente consolidatosi grazie al
narcotraffico è potuto divenire un soggetto politico quasi sovrapposto allo
stato proprio grazie all’avvallo delle istituzioni e alla negazione dei diritti
umani: l’attacco sistematico e organizzato ai difensori di tali diritti, le
sparizioni forzate e le esecuzioni extra giudiziali sono ormai all’ordine del
giorno.
Xavier Blassat, della Commissione Pastorale per la
Terra, ha fatto rabbrividire l’intero gruppo riportando subito alcuni dati:
oggi nel mondo ci sono tra i 13 e i 27 milioni di schiavi, di questi la maggior
parte si trovano in Asia e il numero complessivo è il doppio rispetto al numero
di schiavi deportati dall’Africa alle Americhe.
Il fatto che oggi nel mondo ci siano più schiavi che
in qualsiasi altra epoca storica pone inevitabilmente di fronte al problema della
definizione di nuove schiavitù. In particolare in Brasile le nuove schiavitù
sono legate allo sfruttamento degli uomini nella deforestazione dell’Amazzonia
e nelle successive nuove piantagioni.
I contadini, tratti in inganno dai fasenderos, raggiungono l’Amazzonia per
lavorare ed invece vengono sfruttati: sono isolati dal resto della società, non
hanno cibo e acqua sufficienti, dormono insieme alle bestie, e per questo
“vitto e alloggio” contraggono addirittura un debito col datore di lavoro.
L’unico modo per uscirne è la fuga.
Dal 1995 è riconosciuto dal governo il fatto che
sussistano violazioni dei diritti umani a causa del lavoro forzato e dal 2003
esiste un piano governativo di sradicamento della schiavitù, che raccoglie le
proposte della società civile.
L’ultima relatrice è Alyona Obezdchikova, del Youth
Human Rights Movement russo. Nel suo paese la situazione è talmente drammatica
che ormai considerano quella criminale e quella statale come un’unica attività.
I diritti violati sono molti, tra questi vengono
citati: la negazione della possibilità di avere una difesa personale, la
violazione dei diritti umani da parte delle forze dell’ordine (addirittura si
sono creati gruppi di cittadini che proteggono i connazionali dalle forse
dell’ordine), i crimini legati all’odio razziale ed alla discriminazione (che
sembrano avvallati dal governo, soprattutto con la guerra in Cecenia), la
violazione dei diritti di associazione, e spressione e di stampa.
Il problema più grave è che negando i diritti umani
e le libertà fondamentali si obbligano i cittadini ad affidarsi alla
criminalità per avere tutele. La libertà negherebbe questo meccanismo
pericoloso e perverso.
Concludendo, Tonio dell’Olio rilancia sottolineando
l’importanza del livello internazionale nella lotta alle mafie, che non può
prescindere da quello locale, poiché sarebbe miope e controproducente, e
proponendo un nuovo slogan per Libera: “Libera, associazioni, nomi e numeri
contro le mafie e per i diritti umani”.
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