Giuffre’: il nuovo referente era Dell’Utri
E’ ripreso oggi nell’aula bunker di Rebibbia il processo a carico del generale Mori e del colonnello Obinu per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nel 1995.
La trasferta è dovuta all’audizione del collaboratore di giustizia Antonino Giuffré, l’ultimo dei pentiti più importanti ad aver avuto accesso a Provenzano dopo la cattura di Riina.Sentito dai pubblici ministeri, Giuffré ha ripercorso gli esordi della sua carriera fino al cambio di strategia di Cosa Nostra, dall’ “attacco frontale” allo Stato fino alla “sommersione”. Vale a dire dal cambio di direzione dell’organizzazione da Riina a Provenzano.
In risposta alle domande dei pm ha dichiarato che fu abbastanza chiaro, all’interno di Cosa Nostra, che la cattura di Riina e la mancata perquisizione del covo non erano stati accadimenti casuali, ma da inserire in una precisa volontà. Un progetto della cui portata Giuffré si sarebbe però reso conto solo con il passare degli anni, in seguito ai molti arresti di tutti gli uomini più importanti della cupola e alle conversazioni con Provenzano.Secondo il collaboratore di giustizia, il capo della nuova Cosa Nostra della sommersione avrebbe portato avanti una trattativa per risolvere i gravi problemi dell’associazione criminale (confisca dei beni, ergastoli, collaboratori di giustizia, benefici carcerari) prima tramite Vito Ciancimino, che Provenzano gli disse: “E’ andato in missione”, e poi tramite il contatto che avrebbe consentito l’aggancio con un nuovo interlocutore politico: Marcello Dell’Utri.I rapporti con il senatore Dell’Utri sarebbero stati intrattenuti tramite diversi intermediari: il costruttore Ienna e i fratelli Graviano.Al termine dell’udienza il pubblico ministero ha chiesto di sentire, già dalla prossima volta, l’on. Luciano Violante e Giovanni Ciancimino, l’altro figlio di Vito Ciancimino che ha iniziato a rilasciare dichiarazioni solo di recente. La riserva sarà sciolta nel corso dell’udienza di domani.
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