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Con la crisi economica le mafie fanno affari

Di Simone Bauducco il . Interviste e persone

Loretta Napoleoni è un economista italiana che da anni studia le molteplici facce dell’economia canaglia. Nei suoi libri e negli articoli per la rivista Internazionale permette ai suoi lettori di comprendere le relazioni tra la finanza, il terrorismo e le mafie internazionali. La intervistiamo pochi minuti prima dell’assemblea finale del festival de “L’Internazionale” a Ferrara, che la vedrà protagonista insieme a Roberto Saviano e Misha Glenny. 

Il 2009 è stato un anno di crisi. C’è un azienda che però ha continuato a fare profitto, quella delle mafie. Quali sono le ragioni economiche di questo fenomeno?

Nei momenti di crisi il crimine organizzato ci guadagna sempre. L’abbiamo visto nella storia con la crisi del 1929 e lo vediamo oggi. Nei periodi di recessione, il sistema economico c’è una mancanza di liquidità e di fiducia tra gli attori. Il crimine organizzato che ha a disposizione contanti e una vasta rete di contatti puo’ dunque fare prestiti  penetrando capillarmente nell’economia legale. Una situazione che oggi si è verificata nel NordEst. 

C’è un settore che è particolarmente importante per l’economia delle mafie?

Il Narcotraffico è una delle fonti principale di guadagno non solo per le mafie internazionali, ma anche nel mondo del terrorismo internazionale. Basta pensare alla situazione dell’Afghanistan. Qui assistiamo ad un evoluzione unica a livello mondiale: quella dei talebanii. Nascono come gruppo religioso filo terrorista, ma  dopo l’11 settembre si trasformano in milizia al servizio dei narcotrafficanti.

Recentemente invece diventano loro stessi narcos. Una situazione inedita, diversa da quella delle Farc colombiane, che ha complicato non poco le operazioni in militari in quel paese. Gli americani infatti si sono trovati un nemico diverso da quello iniziale. 

Quali sono gli strumenti economici-finanziari necessari nel contrasto alla criminalità  organizzata?

Bisognerebbe abolire tutti i paradisi fiscali non solamente alcuni altrimenti l’effetto è nullo. Nel mercato globale, se un paese abolisce i paradisi e l’altro no, ci sarà un trasferimento verso quel paese vanificando il tentativo dell’altro. Questa crisi ha rappresentato una grande occasione per riformare il sistema economico-finanziario mondiale, ma non si è fatto nulla che vada in questa direzione. 

In Italia invece, il governo ha deciso di andare in un’altra direzione con l’approvazione dello scudo fiscale.

Sono contraria allo scudo fiscale per motivi etici perché non si puo’ permettere a certi individui di far rientrare senza alcun controllo capitali che sono oggetto di indagini e investigazioni, parliamo di soldi che sono stati sopsetti di essere stati riciclati.

Se c’è bisogno di soldi liquidi non ha senso far rientrare in questo modo i capitali dall’estero perché facciamo un danno all’Italia. Il messaggio che mandiamo all’estero infatti è “stiamo condonando un reato”. 

Da molti anni vive a Londra, qual è la percezione all’estero del problema delle mafie?

In Europa tutti pensano che le mafie siano un problema esclusivamente italiano senza rendersi conto che in realtà si è insinuato in moltissime parti d’Europa e di mondo. Bisognerebbe avere un approccio europeo e globale al problema altrimenti non si faranno passi in avanti. 

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