Siani, un video racconta il ragazzo e il cronista
Due giovani
giornalisti calabresi hanno ricevuto una menzione speciale al Premio
Siani lo scorso 23 settembre presso la redazione de Il Mattino di Napoli,
per l’audiovisivo “Giancarlo Siani
– Il coraggio della verità”.
Pasquale Filippone, classe ’79, reggino, laurea in Giurisprudenza,l avora
a ClassNews, tv del digitale terrestre. Mariangela Modafferi, classe
’81, nata a Reggio Calabria ma vive a Cosenza, laurea in Scienze della comunicazione,
lavora a Milano per Italia Oggi. Entrambi hanno frequentato la Scuola
di giornalismo di Urbino biennio 2006 -2008.
“Di Giancarlo
Siani me ne ero già occupato per un servizio per la Scuola di Urbinodice Pasquale Filippone.Io ne sapevo ben poco., solo che era stato
ucciso ma nient’altro”. “E’ stata per me una bella scoperta ” – aggiunge
Mariangela Modafferi. Pasquale Filippine
e Mariangela Modafferi hanno raccontato il “loro” Giancarlo, il
giovane giornalista che stava in mezzo alla gente, amico dei bambini
e della verità. Un’aria da
professorino al primo incarico, un ragazzo ucciso per colpire la libertà
di stampa. Giancarlo Siani
era l’”abusivo”, ucciso il 23 settembre del 1985 prima di aver
firmato il contratto da giornalista. Un precario
dell’informazione che lavorava con la perizia e l’intelligenza di
un professionista.Un abusivo
scrupoloso che verificava le fonti e, in poco tempo, aveva denunziato
nei suoi articoli le alleanze fra camorra e politica.
Una storia
da raccontare. “Il servizio
video, della durata di dieci minuti – si legge nella motivazione della
menzione speciale – presenta in maniera giornalistica
la vicenda di Giancarlo Siani, ricostruendo le ragioni dell’omicidio,
le tappe del processo che ha portato ad individuare e condannare mandanti
ed assassini, con il corredo di interviste a colleghi del tempo ed a protagonisti
dell’associazione che porta il suo nome. Mostra i luoghi delle
inchieste di Giancarlo, ma anche quelli dedicati alla sua memoria,
dalla strada in cui viveva con la famiglia, alla targa apposta per volontà
del Comune di Napoli alle Rampe Siani, dove ogni anno scolaresche portano
fiori”. I giornalisti
Filippòne e Modafferi hanno fatto parlare i colleghi, gli amici, i
vicini di casa, le forze dell’ordine e chi ha raccolto l’eredità
di Giancarlo Siani.Un breve ma
intenso reportage fatto di testimonianze, che aiuta a capire chi era
e cosa faceva Giancarlo Siani e perché è stato fermato. Abbiamo raccolto le loro impressioni:
Come nasce l’idea
di realizzare un video su Siani?
Abbiamo saputo
del concorso e abbiamo voluto partecipare proponendo un nostro video
Ci piace definirci videogiornalisti: oltre al nostro lavoro andiamo
in giro con la telecamera per fare dei servizi. Vivendo
e lavorando a Milano abbiamo fatto i salti mortali per raccogliere il
materiale video e le interviste: Napoli è lontana, il tempo a
disposizione poco e le persone da sentire davvero tante. Nello stesso
tempo, però, più ci addentravamo nella vita di Giancarlo, più ci
sentivamo coinvolti, perché con lui condividiamo la stessa passione.
Abbiamo fatto tutto in tre giorni, tra Napoli e Salerno. Siamo stati
sotto casa del giornalista a parlare coi vicini di casa,con il fratello,
Paolo, con la giornalista Rosaria Capacchione. Non abbiamo incontrato
resistenze: qualcuno ha fatto fatica a parlare perchè il ricordo era
ancora troppo doloroso. Ci ha colpito l’affetto che traspariva dalle
parole di tutti, ma soprattutto gli occhi: appena lo nominavi gli occhi
si facevano tristi.
Quella di Siani
è stata una storia breve. Quanto c’è ancora da raccontare?
La figura di
Giancarlo è tornata al centro dell’attenzione. Il Festival di
giornalismo di Perugia quest’anno gli ha dedicato un premio e qualche
mese fa è uscito il film di Risi “Fortapasc”, (secondo premio Siani
al protagonista Libero De Rienzo per l’interpretazione del giornalista,
ndr). Si è riaperto il dibattito intorno alla sua figura, conosciuta
più adesso rispetto a qualche anno fa. Se fosse vivo Giancarlo avrebbe
compiuto da poco 50 anni. L’anno prossimo ricorrono 25 anni dall’omicidio:
sarà una ricorrenza particolare. A Napoli il nome di Giancarlo non
è mai stato dimenticato: il fratello Paolo ha tenuto vivo il ricordo.
A Siani sono intitolate scuole, premi e anche una radio locale. Ci siamo
chiesti che tipo di giornalista sarebbe diventato Giancarlo. Quanti
l’hanno conosciuto se lo immaginano inviato: Giancarlo andava in strada,
parlava con la gente e così trovava le notizie. Non era un eroe, né
si sentiva tale: era un ragazzo della nostra età che svolgeva il lavoro
di giornalista.C’è molto
da dire: noi abbiamo cercato di raccontare sia il suo lato umano
che quello professionale, che è più conosciuto. Speriamo
di esserci riusciti.
A chi è rivolto il vostro video?
A
tutti: a quelli che nel 1985, quando è morto Giancarlo, c’erano già
e quelli che non c’erano. La sua storia è un grande esempio di
battaglia civile, non solo per chi fa il nostro mestiere. La sua umanità
e il suo senso del dovere lo fanno diventare un esempio per tutti. Aver incontrato
nella nostra strada la figura di Giancarlo, ci ha fatto capire che la
passione, quando c’è, quando è vera fa superare ogni tipo di ostacolo.
Che bisogna avere coraggio. Che bisogna difendere le proprie idee.
Che significato
ha per voi questo importante riconoscimento accanto a nomi che da decenni
testimoniano la libertà di stampa?
Significa molto,
sia per le energie investite per realizzare il servizio, sia perché
man mano che prendeva forma, ci siamo affezionati alla storia di Giancarlo.
Siani
è stato ucciso da chi voleva colpire il diritto all’informazione:
il tre ottobre a Roma si manifesta per la libertà
di stampa.
E’ inevitabile
che il nome di Siani venga associato alla libertà di stampa. Il solo
fatto che il mondo del giornalismo abbia sentito il bisogno di scendere
in piazza vuol dire che c’è qualcosa che non va. Purtroppo in Italia
il giornalismo non è il “watchdog” del potere. Il problema
non è che non si fanno domande scomode, ma che non si fanno più domande.
Noi faremo il possibile per esserci
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