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Giuseppina e Pio: due vite, una sola passione

Di Lorenzo Frigerio il . Interviste e persone

Se ne è  andata in punta di piedi, senza fare rumore, senza disturbare. Con lo stesso stile, uno stile fatto di presenza e discrezione, di fermezza e di eleganza che ha osservato per tutta la sua esistenza, vissuta in lunga parte al fianco di un uomo politico che si è battuto per la democrazia nel nostro paese, un uomo davvero importante nonostante gli scarsi riconoscimenti ottenuti in vita e anche dopo la sua tragica morte.

Lei è  Giuseppina Zacco, morta ieri all’età di 82 anni a Roma; lui è Pio La Torre, il sindacalista e politico ucciso dalla mafia a Palermo il 30 aprile del 1982.

La Torre viene spazzato via violentemente, perché con il suo disegno di legge, oltre ad inserire nel nostro sistema penale il reato di associazione mafiosa, punta ad introdurre le misure di prevenzione patrimoniale, poi perfezionate con la legge 109/1996 che prevede il riutilizzo sociale dei beni sottratti alle cosche. La Torre viene spazzato via violentemente, anche perché nei suoi ultimi anni di attività politica in Sicilia, salda le istanze del movimento pacifista, grazie alla campagna contro i missili a Comiso, con quelle del movimento antimafia, da lui vissute in prima persona con tanti anni di impegno sindacale e politico nella sua terra.

Giuseppina Zacco conosce Pio La Torre all’indomani della lotta di liberazione, quando decide di iscriversi al Partito Comunista: è il 1948 e la sua è una scelta politica del tutto controcorrente, viste le origini benestanti e nobili del padre e della madre; tuttavia la determinazione che l’accompagnerà poi negli anni a venire si manifesta fin da giovane con decisioni di valore e non di comodo.

La loro storia d’amore è quella di una passione politica comune prima che diventa un innamoramento a prima vista poi, con un matrimonio voluto subito e a tutti i costi, accorciando i normali tempi e le tante tradizioni. Si sposano l’anno dopo essersi conosciuti e da quel momento non si lasceranno mai più, se si esclude una parentesi forzata dovuta all’arresto e all’incarcerazione di lui all’Ucciardone, a seguito delle lotte per l’applicazione del decreto Gullo che prevede l’attribuzione delle terre incolte ai contadini. Diciassette mesi di iniqua detenzione tengono lontano Pio da Giuseppina proprio in un momento nel quale lei avrebbe più bisogno: la donna, infatti, aspetta il primo figlio, Filippo, che viene alla luce quando ancora il padre è in carcere e gli viene in seguito portato per una prima visita proprio in cella.

Una sofferenza davvero grande questa divisione ingiusta e imposta che però rafforza a dismisura la loro unione matrimoniale; una vita ricca di appuntamenti e di impegni, una vita spesso non facile anche perché spazio per la famiglia non ne resta molto nei decenni successivi che vedono Pio La Torre e Giuseppina Zacco girare in lungo e in largo la Sicilia, per le battaglie civili e politiche che li vedono impegnati insieme, dal sindacato al partito.

Da Corleone a Bisaquino, da Palermo a Catania, al fianco di La Torre troviamo sempre la sua donna che ne condivide passioni e ideali e che è punto di riferimento per lui e per i figli. Il secondogenito Franco, nato nel 1956, ricorda con affetto tanti momenti di vita quotidiana e di serenità, nonostante il peso delle responsabilità e delle attenzioni suscitate dalle passioni politiche dei suoi genitori sia sempre stato incombente in ogni istante. Le difficili campagne condotte in clima politico e civile più propenso all’accomodamento che alla verità rafforza il loro matrimonio che si consolida anche quando Pio è chiamato ad assumere prima incarichi a livello sindacale e poi a livello politico: consigliere comunale a Palermo, segretario della CGIL, deputato all’ARS e poi, dal 1972, deputato nazionale a Roma.

Negli anni in cui il marito dagli scranni del Parlamento rilancia la battaglia contro la mafia e per il riscatto del meridione del paese, la moglie si defila momentaneamente dalla vita di militanza attiva. La sua è una scelta sofferta, perché la politica le piace, ma vuole creare le condizioni perché Pio, almeno in famiglia, possa tirare il fiato e riposarsi dalle tante battaglie di ogni giorno.

Nel 1979 il partito chiede a La Torre di farsi nuovamente carico della segreteria regionale e questo nuovo impegno lo vede schierato in prima fila ancora una volta nelle manifestazioni pacifiste e nei cortei antimafia. Proprio nel 1979 prende il via anche la “mattanza” voluta dai corleonesi di Riina e Provenzano che eliminano prima i nemici interni a Cosa Nostra e poi avviano anche la stagione di guerra allo Stato, colpendo i suoi esponenti più impegnati. Sono anni in cui i cosiddetti“cadaveri eccellenti” insanguinano le vie di Palermo, mentre Governo e politica fanno fatica a trovare una credibilità in termini di atti legislativi e scelte amministrative, preferendo affidarsi alla solida reputazione dei pochi uomini che incarnano con coscienza le istituzioni. La Torre è uno di questi, ma solo dopo la sua morte e quella del prefetto dalla Chiesa, il Parlamento si decide ad approvare il pacchetto di misure contenute nella cosiddetta legge Rognoni – La Torre, da troppo tempo ferma.

Dopo il brutale eccidio del 30 aprile 1982, quando con il marito viene ucciso anche il collaboratore Rosario Di Salvo, Giuseppina piange il suo compagno di una vita con dignità e fermezza, ma neppure fa sconti a quanti preferirebbero vederla consumare il proprio lutto in privato. Dopo una prima comprensibile fase di dolore e di silenzio, successivamente si spende nel tenere viva la memoria del marito, organizzando e partecipando ad una fitta serie di iniziative in Sicilia e in Italia che costituiscono l’avvio di un nuovo movimento antimafia, fatto di coscienza e di responsabilità. Raccoglie il testimone dal marito e ne porta avanti con coraggio la sua battaglia, rifiutando il ruolo della familiare di vittima di mafia che parla e denuncia solo per dolore, ma senza sapere quello che dice: le sue dichiarazioni e le sue invettive sono sempre documentate. È il motore primo di tante iniziative che vedono insieme un gruppo di donne dal formidabile coraggio, accomunate loro malgrado dall’avere perso l’amore di una vita per mano mafiosa; insieme le vedove La Torre, Mattarella, Costa e Terranova chiedono che il sacrificio dei loro mariti non sia stato uno sforzo vano e spingono invece perché le istituzioni assumano coralmente la questione del contrasto alle mafie. “Più che omicidi politici o stragi di mafia – ama ripetere in riferimento ai tanti caduti in Sicilia contro Cosa Nostra – io li chiamo delitti di mafia”.

Giuseppina decide anche di riprendere un impegno politico in prima persona, finendo per essere eletta all’Assemblea Regionale Siciliana nelle file del PCI/PDS nei primi anni Novanta. Gli ultimi anni dopo essersi ritirata dalla vita politica, li dedica soprattutto alla famiglia, ai figli e ai nipotini, la sua più recente soddisfazione.

Non perde occasione per essere presente alle iniziative antimafia e con orgoglio legittimo partecipa all’inaugurazione della “Bottega dei sapori e dei saperi della legalità” che Libera apre a Roma intitolandola proprio a La Torre e si informa continuamente dei progressi della cooperativa, sempre intestata al marito, che inizia la sua attività in quei terreni confiscati alla mafia, un tempo oggetto delle battaglie di rivendicazione proprio di Pio. 

A Rosaria, la vedova dell’agente Vito Schifani ucciso con Falcone a Capaci, Giuseppina Zacco La Torre raccomanda di tenere vivo il ricordo del marito con parole che suonano di monito ancora adesso: “Mi chiedi un consiglio. Io ti consiglio di leggere, leggere, leggere. Dalle cose più elementari ai giornali. Io ho fatto così. Ho cominciato a studiare mafia e politica per capire questa soc
ietà malata. Prima mi è mancato il mondo attorno, poi ho capito di avere un debito nei confronti di mio marito che non ha avuto giustizia dai processi”
.

Giuseppina e Pio: due vite, una sola passione; due vite, un unico impegno civile e politico.

Link utili:

http://www.piolatorre.it/ 

Bibliografia:

Bascietto Giuseppe, Camarca Claudio, PIO LA TORRE, Aliberti Editore, Roma 2008

Fava Claudio, I DISARMATI. Storia dell’antimafia: i reduci e i complici, Sperling & Kupfer, Milano 2009

La Torre Pio, Le ragioni di una vita, Edizioni De Donato, Bari 1982

Lodato Saverio, TRENT’ANNI DI MAFIA, Rizzoli, Milano 2006

Lucarelli Carlo, LA MATTANZA (libro + DVD), Einaudi, Torino 2004

MAFIA E POTERE POLITICO (a cura di Pio La Torre), Editori Riuniti, Roma 1976

Schifani Rosaria, Cavallaro Felice, VI PERDONO MA INGINOCCHIATEVI, Tullio Pironti Editore, Napoli 1992

Stille Alexander, NELLA TERRA DEGLI INFEDELI. Mafia e politica, Garzanti, Milano 2007

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