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Latina, il giornalismo locale ritrovi la via dell’inchiesta

Di Norma Ferrara il . Lazio

Radicate nel Lazio, capaci di controllare il territorio e infine di
dialogare con la politica. Cosi si presentano le organizzazioni
criminali  che da decenni infiltrano e inquinano il territorio sud
pontino. Proprio da Latina si è messo in moto ieri dalla Casa del
volontariato, un percorso di contrasto alla cultura mafiosa, ai
silenzi, alle omertà e ai vuoti nel sistema dell’informazione che
troppo spesso finiscono per favorire i clan che operano sul territori.
Nato dalla collaborazione fra Libera Informazione e la Casa della
Legalità della Regione Lazio “Parole&mafie” è un
viaggio/incontro con l’informazione locale,  free lance, blogger, 
associazioni e cittadini. Appuntamenti itineranti  per fare il punto sulla libertà
d’informazione nelle singole province  e soprattutto sulle
responsabilità che i media hanno nel denunciare, indagare e rendere
pubbliche tutte quelle connessioni fra parti della politica,
dell’economia e le mafie.

“Questi incontri pubblici  – dichiara Tonio dell’Olio di Libera Informazione –
nascono proprio per dire che si costruisce l’azione contro le mafie
anche a partire dall’informazione. I giornalisti non dovrebbero
occuparsi delle mafie solo quando ci sono fatti di sangue. E’ 
antimafia una informazione che è autenticamente indipendente; c’è bisogno di una informazione che
oggi va riproposta come inchiesta – commenta Dell’Olio –  che cerca di
far conoscere i fatti, di offrire delle chiavi interpretative della realtà”. 
Il circuito virtuoso messo in moto nelle 14 tappe realizzate in giro per
l’Italia dalla Fondazione promossa da Libera – racconta nel suo
intervento Dell’Olio –  ha restituito sul portale di Libera
informazione un mosaico variegato di esperienze che hanno trovato un
collegamento con il territorio, con il Paese e il sostegno reale di
fronte alle singole difficoltà quotidiane, dei giornalisti come delle
testate giornalistiche.

“Negli ultimi vent’anni la popolazione della provincia di Latina è
più che raddoppiata – dichiara Antonio Turri di Libera  – le unità
immobiliari sono triplicate, i clan perdenti dalle guerre di mafia in
Campania e in Calabria hanno ricominciato a fare affari da qui,  in
particolare investendo nel ciclo del cemento. Il referente di Libera
nel Lazio parla, già da tempo, di radicamento e di mafie autoctone –
come sottolineato dalle operazioni Damasco I e II, ordinanze
che hanno illustrato la pervasività delle mafie nella regione, il
coinvolgimento di persone autoctone e la loro capacità di inquinare i
settori chiave dell’economia: dall’investimento nel cemento sino ai
centri commerciali. Caso Fondi, ecomafie ma soprattutto morti
innocenti, come quella di Don Cesare Boschin – vengono ricordati
nell’intervento di Turri – che dichiara: “anche il Lazio ha già pagato
un tributo di sangue in questa lotta contro le mafie”.

“La mafia a Latina non c’è” – avrebbe detto qualche politico
locale, accorgendosi che negli utlimi tempi il fronte antimafia si è
notevolmente intensificato, ma sono i pentiti a raccontare questa
storia di “occupazione” e non lasciano molto spazio
all’interpretazione. In un verbale del ’96 dalle dichiarazioni di un
collaboratore di giustizia si legge: 30 soldati di camorra venivano pagati per controllare l’area da Sabaudia a Roma
Un controllo militare del territorio paragonabile a quello presente in
alcune aree della Campania e della Calabria. All’informazione in questi
anni il ruolo di raccontare ai cittadini cambiamenti, connivenze e
omertà, anche se non sempre l’ha fatto, non sempre ha avuto gli
strumenti per farlo e non sempre ha scelto di andare al di là delle
notizie di agenzia. In sala alcuni interventi sottolineano il
coraggioso lavoro fatto dalla redazione di Latina Oggi e
del suo direttore Alessandro Panicutti. E non solo sul “caso Fondi”.
Precariato, editoria impura, interessi convergenti e sovrapposti hanno
frenato spesso la penna di giovani free lance, precari e giornalisti
che cercano anche a Latina uno spazio per l’inchiesta ma che- dichiarano i
giovani intervenuti a Parole&mafie –  faticano a
trovarlo, soprattutto se dietro l’approfondimento si nasconde il
pericolo della denuncia. Il  potere e i politici, anche da queste
parti, non lesinano di portare in tribunale l’informazione quando si fa
scomoda.

“Questo non è un territorio come gli altri – commenta Francesco
Forgione presidente della Casa della Legalità della Regione Lazio – per
questo abbiamo deciso di cominciare da qui. A fronte di una mancanza di
autonomia del giornalismo in tutto il Paese qui a Latina lo
stanziamento dei clan camorristici e delle famiglie ‘ndranghetiste è
ormai realtà e richiede un’attenzione ancora più alta da parte dei
media locali. Mafie che sono arrivate nel Lazio inizialmente a causa
della posizione geografica hanno poi trovato un territorio fertile, per
rimanerci e oggi il ruolo della camorra in queste aree, ad esempio, non
risulta affatto secondario.  Non solo per la penetrazione nel volume di
affari che ruota intorno al ciclo del cemento ma anche nei processi di
terzializzazione e nell’esplosione dei centri commerciali”

“Avere a cuore l’informazione libera  in questo Paese – chiosa l’ex
presidente della Commissione antimafia –  vuol dire avere a cuore la
libertà”. Non dobbiamo delegare alla magistratura e alle forze
dell’ordine questa battaglie contro le mafie e la mafiosità, c’è
bisogno che il giornalismo ritrovi la via dell’inchiesta, del racconto,
della contestualizzazione. “La ‘ndrangheta capace di comunicare da
Cosoleto (Rc) alla Bolivia – ricorda Forgione  –  usando il linguaggio con
il quale gli uomini parlano con le pecore, deve far riflettere, sulla
pervasività di questa organizzazione che con linguaggi arcaici gestisce
narcotraffico e affari mafiosi in giro per il mondo. Nel Lazio la
‘ndrangheta è insediata e non solo a Fondi, anche in molte altre città del litorale, dove la vita da tempo per i cittadini non è più la
stessa.

Infine l’appello di Forgione. “Il portale di Libera Informazione anche
da Latina può diventare lo strumento per rafforzare e mettere in rete
tutti gli sforzi che l’informazione locale da sola non può sostenere.
Può diventare il luogo in cui far circolare le notizie che non trovano
spazio, dare voce ai cittadini e vigilare sui cambiamenti che avvengono
sotto il profilo economico e sociale in questa provincia”. 

Il prossimo appuntamento di Parole&mafie si terrà il 28 settembre a Nettuno

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