La commissione regionale d’inchiesta incontra Piero Grasso
Perugia – Roma, andata e ritorno. La commissione regionale d’inchiesta umbra ha incontrato ieri nella capitale il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Ripresi i lavori dopo la pausa estiva alla procura nazionale antimafia si sono recati il presidente Paolo Baiardini, il vicepresidente Armando Fronduti, i consiglieri Stefano Vinti, Ada Girolamini, Enrico Sebastiani. Ma anche il consulente esterno, professor Marco Angelini, Marina Balsamo della segretaria generale del Consiglio regionale e Serenella Mancini, segretaria della Commissione. Due ore di incontro che hanno messo faccia a faccia il procuratore nazionale e la neonata commissione che da sei mesi sta lavorando per fare luce sui vari aspetti connessi alla infiltrazioni mafiose nella regione ed elaborare proposte normative che possano impedire l’ingresso di capitali mafiosi in Umbria.
Nel corso dell’incontro, che si è protratto per oltre due ore, il Procuratore nazionale “ha mostrato apprezzamento per il lavoro sin qui svolto dalla commissione”. Da ieri quindi viene rilanciata la collaborazione con la Direzione nazionale antimafia per “proseguire una attività di collaborazione – dichiarano dalla commissione regionale – con l’obiettivo di fare dell’Umbria una regione avanzata nell’azione di prevenzione del fenomeno mafioso, attraverso una sinergia tra gli organi inquirenti e le istituzioni”.
La parola chiave di queste infiltrazioni in Umbria continua ad essere sempre la stessa (anche se non la sola): riciclaggio. Sin dagli anni novanta la procura di Palermo segnalava anche l’Umbria fra le terre “sensibili” verso le quali Cosa nostra aveva indirizzato i propri investimenti, tramite una rete di prestanome e di società pulite. Oggi la storia di quelle infiltrazioni si ripete anche se gli investimenti sono targati principalmente ‘ndrangheta e camorra. Si ripete, anche se non si tratta solo di ripulire soldi, come ha dimostrato l’ultima operazione che ha coinvolto l’Umbria (la Naos) ma anche molto altro. Dal traffico di droga, all’usura, dagli appalti pubblici sino ai reati contro l’ambiente. E’ lunga la lista di settori in cui le ‘ndrine, in particolare, hanno investito potenziando la loro presenza anche in altre regioni vicine. Continuano inoltre a colpire l’Umbria anche ordinanze di custodia cautelare per latitanti o uomini affiliati a clan storici residenti sul territorio “cuore verde” dell’Italia. L’ultimo in ordine di tempo risale al 10 settembre scorso quando l’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Maciste” scattata in Puglia contro 38 presunti affiliati alla Sacra Corona Unita, ha raggiunto un uomo di 39 anni di Lecce che si trovava sul territorio umbro di Massa Martana. La richiesta è stata inoltrata dal Gip di Lecce per l’imputazione di omicidio. Umbria terra di rifugi, smistamento e pax mafiosa.
Ma dopo alcuni anni di silenzio, di allarmi inascoltati e qualche svista, si è tornati a parlare di mafie in Umbria con nuovi propositi di contrasto alla criminalità organizzata. Nei primi sei mesi di lavoro la Commissione regionale ha ascoltato alcuni esponenti impegnati nella lotta alle mafie, procuratori del tribunale di Perugia ma anche associazioni impegnate sul territorio, come Libera, Legambiente e Cittadinanza attiva (che per prime hanno richiesto al Consiglio regionale umbro l’istituzione della Commissione). Adesso una proroga consentirà alla Commissione di continuare i lavori. Anche Libera Umbria è stata ascoltata dalla Commissione antimafia. “Sensibilizzazione dell’opinione pubblica, iniziative di educazione alla legalità prioritariamente rivolte ai giovani e istituzione in Umbria della Giornata della memoria; monitoraggio regionale su attività e transazioni immobiliari e commerciali; controllo degli appalti pubblici e sub-appalti; Agenzia regionale per l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia – queste e molte altre le principali richieste dei rappresentanti del coordinamento umbro in audizione lo scorso luglio a Palazzo Cesaroni.
Libera Umbria ha posto inoltre l’attenzione sull’aspetto economico delle mafie nella regione: appalti pubblici e sub appalti ma anche istituti di credito e bancari. Infine anche una rinnovata attenzione verso i beni sequestrati e/o in via di confisca nella regione umbra tramite l’istituzione di una agenzia regionale per i beni confiscati. Nei prossimi sei mesi dunque si continuerà ad osservare, analizzare e elaborare il panorama economico – sociale e politico dentro il quale intervenire per strutturare una lotta alle mafie che sia maggiormente coordinata, efficace ed avanzata dell’attuale. Ancora aperto il nodo della sanità, dei rifiuti e degli operatori economici coinvolti, soprattutto in questa globale fase di crisi economica, saranno oggetto – dichiarano dalla commissione in una nota – delle prossime audizioni della commissione guidata da Paolo Baiardini.
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