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Terremoto e mafia – “Il rischio c’è”, parola di prefetto

Di Angelo Venti* il . Abruzzo

Abbiamo ritenuto che vi siano indizi di possibili infiltrazioni con la criminalita’ organizzata siciliana“, ha dichiarato Gabrielli, annunciando la revoca del certificato antimafia alla “Impresa Di Marco srl” di Carsoli (Aq), la ditta impegnata nel movimento terra in diversi cantieri del piano CASE.Si e’ trattato di una misura preventiva e non giudiziaria – ha specificato il Prefetto – decisione
presa a ragion veduta e motivandola con elementi che ci sono stati
forniti dalle forze dell’ordine impegnate nella verifica delle ditte
impegnate nelle attività di ricostruzione post-terremoto
“. Ha poi reso noto che il certificato antimafia è stato negato anche ad una seconda società, in quanto ritenuta vicina “agli ambienti della criminalità organizzata Campana“. Gabrielli non fa nomi, ma dovrebbe trattarsi della Fontana costruzioni,
a cui il certificato è stato negato dalla prefettura di Caserta.
Gabrielli non ha fornito nemmeno cifre, ma gli accertamenti fatti o da
fare sulle ditte sarebbero oltre 300. Tra questi quello sulla Igc
di Gela, a cui in un primo momento la prefettura di Caltanissetta aveva
negato il certificato, in quanto il titolare era stato chiamato in
causa da due pentiti, anche se poi non ha avuto alcuna conseguenza
penale. La ditta siciliana – oggetto a luglio anche di una
interrogazione presentata dall’ex vicepresidente della Commissione
parlamentare antimafia on. Giuseppe Lumia e che è al centro anche di
un’altra indagine della finanza -lavora al cantiere di Bazzano, in Ati
con una grossa azienda di Poggio Picenze (Aq). Quest’ultima, azienda
praticamente a conduzione familiare che negli ultimi anni ha subito una
crescita strepitosa, ha incamerato appalti per decine di milioni di
euro per la fornitura di pilastri in acciaio e isolatori sismici in
molti dei cantieri aperti.
Perché Gabrielli ha invitato solo i quotidiani locali e si è
concentrato solo sul caso Di Marco non è del tutto chiaro, ritorna però
alla mente un’altra conferenza stampa, anche quella “irrituale“, convocata dallo stesso Prefetto proprio per difendere l’Impresa Di Marco, fino a spingersi adichiarare che “i controlli in corso avrebbero avuto, nel giro di pochi giorni, sicuramente esito negativo [!]”.
Come si è visto, i fatti e i rapporti delle forze di polizia hanno
dimostrato anche al Prefetto che la situazione era ben più delicata.

A denunciare la presenza della Di Marco a Bazzano, il cantiere
simbolo della ricostruzione, fu per prima la nostra testata già a fine
giugno. Facemmo notare che pur non essendo coinvolto in nessuna
inchiesta di mafia, il titolare Dante Di Marco era persona nota, in
quanto figurava anche nella “Marsica plastica srl“,
con sede allo stesso indirizzo, e di cui facevano parte anche Italiano
Giuseppe (il nome del fratello figurava nei pizzini di Provenzano),
Mangano Roberto (avvocato di Ciancimino), Di Stefano Ermelinda (moglie
di Gianni Lapis) e Achille Ricci, uno degli imprenditori tagliacozzani
arrestati, insieme a Nino Zangari e Augusto Ricci, nell’operazione “Alba d’oro” del marzo scorso. Il caso Alba d’oro fu definito dagli stessi inquirenti come “Il primo caso conclamato di presenza mafiosa in Abruzzo“.
Imbarazzo del Prefetto, quindi, ma non è da escludere che nel caos
generato dalla Protezione civile nell’emergenza terremoto, stiano
invece venendo al pettine anche tutti i conflitti di attribuzione tra
poteri dello stato che finora sono rimasti sopiti in nome
dell’emergenza. Ad esempio, tra i compiti della Di.coma.c
– cioè il nebuloso Dipartimento di comando e controllo creato per la
prima volta in questa occasione dal vertice della Protezione civile  –
e la Prefettura. A quest’ultima spetterebbe il coordinamento
dell’emergenza in tutta la provincia, ma grazie alla creazione della
Dicomac, la Protezione civile è riuscita a scavalcare la Prefettura
nelle sue funzioni ed a esautorarla di buona parte dei suoi poteri.
Forse non è un caso, quindi, che nel corso della conferenza stampa il Prefetto ha dichiarato “che
tutte le informazioni vengono girate in tempo reale alle forze
dell’ordine, alla Direzione nazionale antimafia e alla Procura di
L’Aquila
– e ha precisato infine che il provvedimento di revoca – è
stato notificato anche alla “Stazione appaltante”, cioè alla Protezione
civile, che dovrebbe tenerne conto per le valutazioni conclusive
“.

* da Terra / site.it



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