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L’editoriale di Roberto Morrione

Di Roberto Morrione il . L'analisi

Dunque ci siamo. E’ con una battaglia frontale per la libertà di stampa che si apre un Settembre difficile e pericoloso, dopo gli scandali che hanno avvolto il premier, minandone la credibilità internazionale e secondo alcuni osservatori anche la centralità politica, ma ai quali Berlusconi ha risposto con una spietata offensiva, tesa ad accrescere il  già enorme potere mediatico come a intimidire le voci critiche che resistono. Il 19 Settembre, dunque, le organizzazioni dei giornalisti scendono in piazza a Roma con a fianco i sindacati e quella parte della società civile che in un’ informazione senza bavaglio vede il presupposto per sviluppare qualsiasi percorso di diritti sociali, di giustizia, di dignità dei cittadini.
Le organizzazioni territoriali di Libera, già impegnate nella preparazione degli Stati Generali antimafia che si terranno a Roma dal 23 al 25 Ottobre, sanno bene come nelle zone ancora dominate dalle mafie e dal sistema politico-affaristico che le circonda, come in tutte le regioni italiane dove la penetrazione criminale si è fusa con l’economia legale, l’influenza della stampa e dell’audiovisivo sia decisiva per denunciare corruzione e voto di scambio, per informare l’opinione pubblica, per alimentare denunce, consapevole responsabilità, partecipazione popolare.
L’idea che il problema della libertà dell’informazione sia centrale per il futuro stesso delle istituzioni democratiche comincia faticosamente a farsi strada anche nello stanco e frammentato panorama politico delle opposizioni e in particolare nel PD, decisivo, ma che appare quasi esclusivamente immerso nel confronto congressuale. Se ce ne fosse stato bisogno, lo dimostra uno sguardo all’uso dei due strumenti dei quali si avvale l’offensiva del premier, cioè la sordina e il bastone. La “sordina” significa immersione in un’informazione televisiva addomesticata, evasiva, vergognosamente priva di notizie essenziali riguardanti gli scandali sessuali della commistione fra privato e pubblico del capo del governo, con nomine di direttori di TG e Reti della Rai direttamente guidate dal premier. La “sordina”  arriva al tentativo tuttora in corso di cambiare guida e orientamenti a Rai 3 e al TG 3, uniche isole nella melassa televisiva che presentano news corrette e pluraliste, trasmissioni d’inchiesta, programmi critici senza bavagli, mantenendo alla Rai una funzione accettabile di servizio pubblico.
E il “bastone”, come dimostra la “punizione” inflitta al direttore Boffo attraverso il killeraggio mediatico operato da Vittorio Feltri, fino alle dimissioni, attingendo ad ambigui documenti emersi da vicende strettamente personali del passato, forse manipolati o costruiti, ma che non hanno nulla a che fare con il corretto ruolo svolto a capo del giornale della CEI per le critiche oggettive ed equilibrate rivolte ai comportamenti del premier. Il tutto sullo sfondo di divisioni all’interno stesso delle gerarchie ecclesiastiche e in uno scontro senza precedenti, ma complesso con il governo. Ed è “ bastone” nelle richieste giudiziarie di risarcimento civile rivolte a La Repubblica per le sue 10 domande, rimaste senza alcuna risposta e a L’Unità, per articoli e commenti esattamente simili a quelli che hanno riempito e continuano ad alimentare giornali ed emittenti di tutto il mondo.
E sarà infine un Settembre pesante per quanto riguarda la legge sulle intercettazioni e la clamorosa ripresa delle inchieste giudiziarie sulle stragi degli anni ’90 e in particolare quelle di Capaci e Via D’Amelio, da parte delle procure di Caltanissetta e di Palermo,  mentre si attende in autunno la sentenza d’appello nei confronti di Marcello Dell’Utri, già condannato per concorso in associazione mafiosa. Curiosa rodomontata o piuttosto una sorta di strategia preventiva, quella dell’uscita del premier che, a metà Agosto, ha annunciato non meglio definiti passi contro le mafie e il sommo desiderio di passare alla storia come colui che ha “distrutto la mafia”, peraltro non decidendo lo scioglimento del comune di Fondi, come chiesto da tempo dal prefetto e dal ministro Maroni?

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