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Sit-in a Palazzo Chigi per chiedere lo scioglimento di Fondi

Di Norma Ferrara il . Lazio

Non restano a guardare i cittadini della provincia di Latina che da mesi attendono che il Governo dia seguito alla decisione del Ministro dell’Interno Roberto Maroni di sciogliere per infiltrazioni mafiose il Consiglio Comunale di Fondi (Lt).  Solo alcune settimane fa infatti il premier aveva fatto sapere che
il Consiglio comunale di Fondi sarebbe rimasto regolarmente in carica. Stamani un piccolo presidio organizzato dall’Italia dei Valori e da Sinistra e Libertà ha chiesto a gran voce che il Consiglio dei ministri rispetti le decisioni già prese dal suo stesso Governo e proceda allo scioglimento. Stefano Pedica e Silvana Mura dell’Italia dei valori inoltre hanno occupato la sala stampa di Palazzo Chigi, “un gesto simbolico – hanno dichiarato – che sarà ripetuta ogni volta che si svolgerà un Consiglio dei Ministri”.

Caso senza precedenti quello del mancato (sino ad oggi) scioglimento del Comune di Fondi deciso dal Consiglio dei Ministri in aperto contrasto con il proprio Ministero dell’interno. Maroni  – ricordiamolo –  in un question time aveva già dichiarato la decisione in merito allo scioglimento del Comune per “evidenti” infiltrazioni mafiose nella gestione della cosa pubblica. La decisione di Maroni arrivava dopo aver esaminato la copiosa relazione del prefetto di Latina Bruno Frattasi, inviato i suoi uomini a verificare lo stato delle cose sul territorio e prodotto una ulteriore relazione che rappresentava la posizione del Ministero rispetto all’operato della pubblica amministrazione.

Fondi, feudo del senatore Fazzone – commentano in molti in questi mesi. Feudo che a quanto pare “non sà da sciogliere” forse  per i buoni rapporti che intrattiene con l’attuale maggioranza governativa. Eppure le prove ci sono tutte. E come se non bastassero a conferma di quella relazione ci sono le denunce di partiti, associazioni e cittadini che nel sud pontino assistono impotenti all’avanzata delle mafie, al loro radicamento e anche al salto verso il mondo della politica. Il caso Fondi è emblematico di questa involuzione di cittadinanza su quel territorio ed è un caso di portata nazionale. Lo ha denunciato più volte Libera attraverso l’analisi attenta e puntuale del referente per il Lazio, Antonio Turri.

“Sosteniamo le ragioni del prefetto e quelle di un’Italia onesta – dichiarano oggi i manifestanti sotto Palazzo Chigi.  Noi non ce ne andremo e continueremo a stare sotto il Consiglio dei ministri perché chiediamo che sia fatta giustizia per i cittadini del sud pontino, che venga alla luce quello che è successo in quell’area in questi anni”.

Ricordano anche Fedele Conti oggi sotto il Palazzo del Governo i giovani ragazzi presenti alla manifestazione. Conti era un uomo della Guardia di Finanza che dopo una lunga esperienza nel sud Italia era giunto a Fondi dopo aver indagato anche a Roma sugli scandali del cosiddetto gruppo “dei furbetti del quartierino”. Conti muore ufficialmente suicida per motivi personali. In molti invece dicono che  il capitano avesse manifestato il disagio per l’ambiente trovato a Fondi.

Piccolo Comune vicino Latina, Fondi ospita il Mof il secondo mercato ortofrutticolo d’Italia, secondo la relazione del prefetto Frattasi, infiltrato dalla camorra, secondo i sindacati terreno in cui i lavoratori sono lasciati soli perché “il sindacato non è mai riuscito ad entrare dentro il Mof”. E poi gli abusivismi edilizi, gli appalti e tutto il resto. Tutto contenuto nelle cinquecento cartelle che provano l’intreccio tra mafia, politica e comitati d’affari consegnati l’ 8 settembre del 2008 da Frattasi e poi seguiti da 17 arresti per mafia scattati all’alba del 6 luglio scorso (vedi qui puntata di “Cento Passi”su Fondi)

Niente di tutto questo è stato sufficiente per rompere il muro del no che in Consiglio del ministri si è alzato a difesa della giunta di Parisella.  Negli scorsi giorni però il capogruppo pd all’Antimafia, Laura Garavini ha presentato una interrogazione parlamentare sull’operato del consiglio comunale. La Garavini chiede fra l’altro nuove informazioni “sulla società che ha sede a Fondi denominata SILO srl, della quale sono soci l’attuale sindaco di Fondi, Luigi Parisella, il senatore Pdl, Claudio Fazzone e tale Luigi Peppe. Detta società, che dovrebbe occuparsi di lavorazione di prodotti agricoli, è di fatto inattiva ma possiede una struttura industriale situata in un’area interessata da una variante urbanistica detta Pantanello, che ha inciso significativamente sul valore del capannone della Silo come di altri capannoni presenti in zona. Il signor Luigi Peppe, oltre ad essere cugino del sindaco, è fratello di Franco Peppe, soggetto in rapporti certi con la famiglia Tripodo, ed in particolare con Antonino Venanzio Tripodo. Il quale, secondo alcuni collaboratori di giustizia, avrebbe usato per la consegna di armi a soggetti appartenenti al clan camorristico dei “casalesi” una automobile intestata proprio a Franco Peppe“.

Questa della variante di Pantanello è solo una delle storie contenute dentro lo scrigno di silenzio che circonda Fondi e la sua “connection” fra ‘ndrangheta, camorra e colletti bianchi.  “Questa è la voce dell’Italia che sta chiedendo la vera lotta alla mafia, non a parole ma con i fatti – concludono i due partiti riuniti oggi sotto bandiere bianche e rosse – vogliamo la verità perché siamo dalla parte delle istituzioni”. 

Ed è proprio delle ultime ore la notizia dell’ennesimo attentato incendiario a Fondi. Un agguato diretto contro un furgone Fiat Scudo in comodato d’uso a una ditta che distribuisce caffè in città. Dopo le due di notte in via Spinete il furgone è saltato in aria a causa di un ordigno rudimentale. Aziende sotto torchio, minacce e incendi. Presunte richieste di estorsione da anni sul territorio inquinano il mercato legale dell’economia.

Una decisione del Governo sul caso Fondi potrebbe servire a ripristinare un presidio di legalità su un territorio dove – come ha ricordato lo storico Nicola Tranfaglia sulle pagine de L’Unità – “ lo Stato si è fermato”

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