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Mafia: sanita’ e politica, Mercadante “creatura di Provenzano”

Da AGI il . Sicilia

“Giovanni Mercadante e’ una creatura
di Provenzano, dottore”: e’ l’8 agosto del 2002, quando il
pentito Nino Giuffre’ racconta ai magistrati della Direzione
distrettuale antimafia di Palermo del presunto ruolo che il
sessantenne medico radiologo avrebbe rivestito all’interno di
Cosa nostra. La posizione dell’ex deputato regionale di Fi
condannato nella notte nel processo “Gotha” a 10 anni e 8 mesi
per associazione mafiosa, era del resto la piu’ delicata del
processo: l’accusa aveva sollecitato per lui una condanna a 14
anni, con l’ipotesi che il primario di Radiologia dell’ospedale
Maurizio Ascoli fosse stato uno dei consiglieri piu’ fidati
della cerchia di cui si circondava Bernardo Provenzano. Come
lui, il boss di Prizzi Masino Cannella (imparentato con
Mercadante), Pino Lipari, Nino Cina’ e Vito Ciancimino.
 
L’imputato non avrebbe esitato ad assistere i mafiosi bisognosi
di cure e si sarebbe prestato anche per eseguire o far eseguire
delicati esami clinici su Saveria Palazzolo, compagna di
Provenzano: il nome del medico, crittografato con un codice
segreto, fu decrittato dagli esperti della polizia su una delle
lettere che l’ex superlatitante di Corleone si scambiava con i
familiari e che fu intercettata nel gennaio 2001, al momento
della cattura del boss di Belmonte Mezzagno Benedetto Spera.
 
Contro Mercadante, arrestato un pomeriggio di tre anni fa, il
10 luglio del 2006, anche le accuse di pentiti del calibro di
Giovanni Brusca, Angelo Siino e Nino Giuffre’ e una serie di
intercettazioni telefoniche e ambientali: l’ex deputato di
Forza Italia era infatti gia’ stato indagato per due volte, tra
il 2001 e il 2005, ma in entrambi i casi la Dda di Palermo
aveva preferito chiudere le indagini con l’archiviazione, in
attesa di essere in possesso di elementi decisivi. Secondo il
pm Di Matteo, che aveva sostenuto l’accusa con i colleghi
Domenico Gozzo e Maurizio De Lucia, oggi entrambi trasferiti in
altre sedi, Mercadante avrebbe ottenuto i voti e gli appoggi
elettorali dei boss, e si sarebbe prestato a fare da ‘braccio
politico’ di Provenzano. Tra le ultime accuse anche quelle di
Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito,
che aveva confermato quanto raccontato dal pentito Angelo
Siino: Mercadante avrebbe chiesto di far uccidere un uomo,
presunto amante della propria moglie, ma la condanna a morte
sarebbe stata tramutata in ‘esilio’, perche’ il ‘fedifrago’ era
nipote del boss Pino Lipari.

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