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Non solo coca

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

Definita il magazzino di stoccaggio della cocaina proveniente dall’America Latina e diretta verso l’Europa, l’Africa Occidentale, un groviglio di stati e staterelli tra i più poveri ed instabili del mondo, sta diventando terra di conquista della criminalità organizzata transnazionale. La cocaina ha fatto da apripista, ma non è più l’unico traffico illegale fiorente nella regione. La posizione strategica, la porosità dei confini, l’impreparazione delle forze dell’ordine, l’alternanza continua di golpe militari, i tassi di povertà record, fanno della regione l’ambientazione ideale per i gruppi criminali di mezzo mondo. Mafie europee, sud-americane, russe, asiatiche ma anche autoctone banchettano spalla a spalla con governi che nella migliore delle ipotesi sono collusi nei traffici, e nelle situazioni più estreme li organizzano e li gestiscono direttamente. E’ successo, ad esempio, in Guinea Conakry, dove l’ex presidente, deposto in un golpe nel dicembre scorso, mandava la guardia presidenziale a proteggere i carichi di coca provenienti dalla Colombia.

La comunità  di intenti tra le organizzazioni criminali e le classi al potere ha fatto si che la regione vedesse consolidato il proprio ruolo nella gestione dei traffici internazionali, attraverso la diversificazione del mercato. Non solo coca, appunto. Si registra un’impennata nei traffici illegali di petrolio dalla Nigeria, dove si calcola che un decimo dei 55 milioni di barili estratti ogni anno vengano contrabbandati. L’80% del mercato delle sigarette in Nord Africa e in Africa Occidentale è illecito, con profitti da capogiro che arricchiscono le consorterie criminali. Il traffico di medicinali contraffatti o scaduti, provenienti da Asia e Europa costituisce una minaccia terribile per popolazioni già provate da epidemie e pandemie, ma un affare d’oro per le organizzazioni criminali e per le aziende farmaceutiche. Il traffico di donne sfruttate per la prostituzione, che registra un giro d’affari annuo di centinaia di milioni di dollari, vede la partecipazione diretta delle mafie nigeriane, ramificate sia nella regione che in Europa.

Per finire col business dei rifiuti tossici. La cosiddetta e-waste, i rifiuti tecnologici, gli scarti di computer, telefonini, frigoriferi, e di quanto più la tecnologia riesce ad offrire, ricchi di metalli pesanti e numerose sostanze tossiche, che da Europa e Stati Uniti vengono smaltiti illecitamente in Africa Occidentale. Soltanto nell’UE vengono prodotti 8,7 milioni di tonnellate di rifiuti tecnologici l’anno. L’operazione Demeter condotta dall’Organizzazione mondiale delle agenzie delle dogane ha messo in luce una parte consistente di questo ulteriore traffico di morte: 30 mila tonnellate di rifiuti tossici pericolosi sequestrati in imbarcazioni in partenza dai porti europei e diretti verso l’Africa Occidentale e l’Asia. Un ruolo di tutto rispetto quello giocato dal nostro paese. L’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza hanno effettuato numerosi sequestri nei porti di Genova, Venezia, Napoli e Gioia Tauro. Dopo aver danneggiato pesantemente l’ecosistema di molte zone del nostro paese, il business dei rifiuti sta allargando la sua portata a livello transnazionale. In Africa Occidentale governi corrotti e compiacenti, d’accordo con le organizzazioni criminali rendono fattibile e vitale un mercato folle ed insostenibile, sorretto da enormi ricchezze e dall’uso spregiudicato della violenza. Succede così che l’Africa svende la propria dignità all’occidente ricevendo in cambio spazzatura.

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