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Martelli: Riina? Paradossale, ma ci sono elementi veri

Da ANSA il . Sicilia

E’ “paradossale” che Totò Riina scarichi su pezzi dello Stato
responsabilità che sono sue, ma la strategia dell’ex capomafia è
“insidiosa” poiché contiene elementi di verità.

Claudio Martelli, ministro della della Giustizia al tempo delle stragi
di Capaci e di via d’Amelio, ripercorre quel periodo in una intervista
al periodico ‘Liberal’. “C’é un aspetto paradossale – dice Martelli –
nel fatto che il capo dei capi di Cosa nostra” accusi lo Stato di
“eccidi che vengono imputati a lui”. Qualcosa “che dovrebbe indurre a
pensare che la fonte di questi sospetti è più che sospetta”. Fatta
questa premessa, sottolinea l’ex esponente socialista, “riconosco che
la strategia di Riina è insidiosa, perché ricostruisce un insieme
utilizzando elementi parziali, collocandoli in modo da indurre
ragionevoli sospetti”. Nel ’92, all’indomani della strage di Capaci,
ricorda Martelli, “il governo e in particolare il ministro della
Giustizia, ossia il sottoscritto e il ministro degli Interni, Enzo
Scotti sono impegnati in uno scontro frontale con la mafia”. Ma,
aggiunge, “c’erano altre parti di Stato che viceversa pensavano che le
cose si potevano aggiustare se per un verso la mafia rinunciava alla
strategia terroristica e dall’altro parte lo Stato si toglieva dalla
testa di portare il colpo decisivo a Cosa nostra”. A dimostrazione di
ciò, prosegue Martelli, c’é il fatto che “Ciancimino, un pezzo di
mafia, si muove in questa direzione. Parla con il colonnello Mori e col
capitano De Donno. Elaborano degli scenari per ottenere l’arresto di
Totò Riina”. La “sfumatura scivolosa”, per l’ex ministro, sta nel fatto
che “c’é un elemento politico” che fa “drizzare le orecchie” e cioé il
fatto che “in quel clima qualcuno pensa di togliere Scotti dagli
Interni” riuscendovi visto che “va alla Farnesina”, ma anche di
“togliere Martelli dalla Giustizia, ma Martelli dice di no”. Insomma,
in quelle settimane “movimenti ce ne sono, ma – sostiene l’ex
Guardasigilli – Riina usa in modo infame e strumentale questi fatti
perché si dimentica che Martelli, Scotti e dopo di lui Mancino e i
carabinieri, Ros compreso, avevano un piccolo particolare in comune: la
sua cattura. Che ottengono dopo vent’anni di latitanza”. In questo
contesto, aggiunge, “che carabinieri e servizi segreti abbiano fatto
sventolare le ipotesi di trattativa con la mafia fingendo di
patteggiare ci può stare, fa parte della strategia”. Ecco perché,
sottolinea, parlare di una “contrapposizione frontale del partito della
trattativa e di quello della durezza mi sembra un andare fuori strada”.
Martelli, infine, scarta l’ipotesi di un complotto internazionale
dietro la strategia degli attentati; tesi sostenuta da Paolo Cirino
Pomicino. “La mafia – sostiene l’ex ministro socialista – è stata
attrice di quella stagione politica” che arriva fino alla scomparsa
della Prima Repubblica. “Non c’é stato un indistinto complotto
internazionale: chi crede a queste ipotesi sono persone come Cirino
Pomicino, che non si dà pace di quello che è accaduto e sente il
bisogno di evocare un’entità sempre più strana internazionale”.

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