Ciancimino: “Pronto a incontrare Riina”
E’ disposto a sottoporsi ad un confronto col boss Totò Riina;
nega di essere un pentito, anzi prende le distanze da collaboratori
storici come Giovanni Brusca “colpevole di avere ucciso bambini”, dice
di avere paura del padrino di Corleone.
Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito,
parla col massmediologo Klaus Davi conduttore del programma
KlausCondicio in onda su You Tube dopo le rivelazioni fatte da Riina al
suo legale, riportate oggi da alcuni quotidiani. Il boss ha smentito di
avere avuto un ruolo nella strage in cui morì il giudice Borsellino e
ha fatto il nome di Ciancimino e del padre, indicandoli come
protagonisti della trattativa che le cosche avrebbero fatto con pezzi
dello Stato per porre fine alla strategia stragista. “Credo che sia
venuto il momento di smetterla coi messaggi cifrati e in codice e di
affrontare le questioni in modo diretto. – dice – Dopo che avrà parlato
con i magistrati, io sono disponibile a un confronto con Riina per fare
luce sui fatti avvenuti e fugare ogni dubbio”. Il mio collaborare,
anche se la parola non mi piace, – prosegue – è un limitarsi a
rispondere a tutte le domande che mi sono state fatte. Io non cerco
impunità, sia chiaro”. “Mi dicono: ‘sei un pentito come Brusca’. –
aggiunge – Io messo sul piano di quell’assassino che ha fatto una
strage, ha ucciso un bambino e voleva ammazzarmi”.
Sulla trattativa poi conferma quanto detto ai magistrati di Palermo e
cioé che il padre, che aveva contatti con gli ufficiali dei carabinieri
Mario Mori e Giuseppe De Donno, chiese a fonti che Ciancimino non
rivela “se i due soggetti avessero una copertura politica ad alto
livello perché se no non li avrebbe ricevuti. Nel momento in cui da
questi canali ha avuto questo tipo di rassicurazioni è andato avanti”.
“E da allora prosegue – si passò alla seconda fase della trattativa di
cui non posso parlare”. Un “no comment” alla domanda se abbia
consegnato ai magistrati il cosiddetto papello con le presunte
richieste di Riina allo Stato chiude la conversazione.
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