La ricostruzione dell’Aquila riparte dal dirigente indagato
Dopo i
dubbi sugli appalti per le case di Bazzano affidate a società
riconducibili agli amici del boss palermitano Ciancimino, l’affidamento
diretto del Comune dell’Aquila per lo smaltimento delle macerie
(50mln), altre nuvole all’orizzonte. Antonio Rognoni, nominato ieri da
Chiodi come soggetto attuatore della ricostruzione risulta indagato per
turbativa degli incanti e concussione in una indagine in Lombardia.
La
ricostruzione, è stato sempre detto dal primo giorno, sarà limpida. Lo
si deve a migliaia di cittadini che vogliono credere alle promesse e
che da tre mesi sono ostaggio delle tendopoli.
Nonostante questo non è mancato un nuovo dubbio, una nuova ombra che ora attende di essere illuminata in ogni suo aspetto.
Tutto
parte dalla Regione Lombradia che nelle scorse settimane si è impegnata
(con moltissima pubblicità) a realizzare una residenza universitaria e
a fornire moduli prefabbricati da utilizzare come scuola primaria per
la città dell’Aquila.
Il progetto è stato presentato in pompa
magna, almeno un paio di volte, ed è finito inconsapevolmente anche nel
mirino delle polemiche nel giorno della manifestazione degli sfollati a
Montecitorio.
Il Tg1, infatti, non parlò della “marcia su Roma” dei
terremotati ma dedicò ampio spazio proprio alla notizia di questo
progetto offerto dalla regione guidata da Formigoni.
La residenza
universitaria occuperà un’area coperta di 2mila e 500 metri quadri, per
una superficie utile totale di 4mila metri quadri.
Saranno 120 i
posti di cui disporrà la struttura, che sarà dotata di aree a verde
pubblico, parcheggi e aree pavimentate per attività all’aperto.
La
scuola primaria sarà invece costituita da tre moduli di strutture
prefabbricate, ciascuno composto da 5 aule di 48 metri quadri ciascuna,
oltre a un’aula polifunzionale di 72 metri quadri.
Il valore
complessivo degli interventi ammonta a 7 milioni di euro, di cui 6
milioni e 300 mila per la residenza universitaria e 700mila per la
scuola primaria.
La copertura finanziaria è assicurata dal
programma attuativo regionale 2007-2013 del Fondo aree sottoutilizzate
della Regione Lombardia.
LA NOMINA DI ROGNONI
Nei
giorni scorsi il presidente della Regione, Gianni Chiodi, in qualità di
commissario delegato per la ricostruzione e la funzionalità degli
edifici e dei servizi pubblici, ha nominato “soggetto attuatore”, per
le opere offerte dalla Regione Lombardia, l’ingegner Antonio Rognoni,
direttore Generale della “Infrastrutture Lombarde SpA” (società con
capitale interamente della Regione Lombardia).
Il soggetto attuatore
è per definizione il soggetto deputato in via principale alla
realizzazione di un progetto. Una sorta di supervisore, manager e
comunque il vertice di una piramide con amplissimi poteri.
Ma chi è Rognoni?
Le
cronache milanesi si sono occupate di lui nel primo semestre dell’anno
quando è finito in una inchiesta partita dal pm di Potenza, Henry John
Woodcock, atti poi trasferiti per competenza territoriale ai pm Frank
di Maio e Paolo Pirrotta.
Tutto ruota intorno alla costruzione della
nuova sede della Regione Lombardia appaltati da Infrastrutture Lombarde
spa al Consorzio Torre per un importo di oltre 185 milioni di euro.
Proprio nella Consorzio Torre la nota società Impregilo ha una quota superiore al 90 per cento.
La
stessa azienda, come si ricorderà nel 1991 (allora si chiamava Cogefar)
si aggiudicò la gara per la messa in funzione dell’ ospedale
dell’Aquila, quel San Salvatore che nonostante la giovane età non ha
retto al sisma del 6 aprile.
Le accuse mosse a Rognoni, oggi
soggetto attuatore per la ricostruzione abruzzese, sono turbata libertà
degli incanti e concussione. Accuse tutte da verificar in un processo
che non è ancora iniziato e che potranno essere ribaltate nel
dibattimento. Fatto sta che oggi l’alto dirigente si ritrova indagato e
deve difendersi da accuse pesantissime.
Nella stessa inchiesta
figurano anche Alberto Rubegni, amministratore delegato di Impregilo, e
Gaetano Antonio Salonia, per la turbata libertà degli incanti.
Secondo
Woodcock alla stazione appaltante Infrastrutture lombarde «sarebbero
state imposte varianti attraverso le quali i costi dell’appalto
sarebbero stati ampliati a dismisura rispetto all’importo iniziale».
Insomma un tecnica per nulla originale…
Altre irregolarità
avrebbero riguardato, in particolare, un subappalto per lo smaltimento
di materiali contaminati da idrocarburi, affidato dal Consorzio Torre a
un’impresa riconducibile all’imprenditore lucano Francesco Rocco
Ferrara, al centro della cosiddetta inchiesta Total.
ROGNONI: «ACCUSE INFONDATE»
Dal
canto suo Rognoni ha sempre smentito tutto, come sempre si fa in questi
casi, e si è detto «sereno del lavoro della magistratura».
Ma
secondo i carabinieri del Noe di Roma che hanno portato avanti le
indagini e consegnato ai magistrati un fascicolo di 50 pagine,
sarebbero stati riscontrati «molteplici elementi indiziari circa
l’esistenza di fatti di reato, contro la pubblica amministrazione,
posti in essere in maniera sistematica e in assetto organizzato».
E
i militari hanno evidenziato soprattutto «la patologica non linearità
dei rapporti esistenti tra il direttore di Infrastrutture Lombarde,
Antonio Rognoni e, Luciano Ciapponi, direttore tecnico della
Impregilo».
Qualche
tempo prima, inoltre, in una relazione ampia e documentata la Corte dei
Conti aveva suggerito alla Regione di monitorare la società regionale
nella realizzazione delle opere, «perché – aveva stabilito – non appare
del tutto adeguata l’attuale impostazione delle convenzioni tra Regione
e il soggetto operativo Infrastrutture Lombarde Spa».
I fatti
lombardi forse potranno interessare poco, sta di fatto che la
solidarietà del presidente Formigoni, anche se con i soldi pubblici, ha
portato una ventata di speranza per i terremotati ma anche un consiglio
prontamente accettato da Chiodi di imbarcare nella ricostruzione il
superdirigente indagato.
da primadanoi
Trackback dal tuo sito.