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Sequestrato il tesoro dei Casalesi, sotto chiave beni per oltre 50 milioni di euro

Da Adnkronos il . Campania

Nuovo duro colpo alla camorra. Oltre cento agenti della Direzione investigativa antimafia hanno sequestrato beni per oltre 50 milioni di euro appartenenti al clan dei Casalesi.
Si tratta del sequestro più grande operato a Caserta dai tempi
dell’operazione ‘Spartacus’. La misura è stata emanata dalla Sezione
Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

L’operazione, denominata ‘Cinquanta’, è frutto di articolate indagini
patrimoniali che hanno portato all’emissione dei provvedimenti nei
confronti di 5 persone e di 30 prestanome ad esse ricollegabili e
dietro ai quali si celavano le attività di reimpiego e di riciclaggio
dei proventi dell’attività criminale del clan dei Casalesi.

I beni sono riferibili a persone già in carcere
per associazione per delinquere di stampo camorristico e già note alle
cronache giudiziarie: sono stati colpiti dai provvedimenti Giosué
Fioretto, Antonio Della Ventura, Nicola Verolla, Giuseppe Setola e
Pasquale Setola. Le indagini patrimoniali hanno svelato numerosi altri
immobili e società intestate a insospettabili terze persone per evitare
che l’attività investigativa potesse arrivare al loro sequestro grazie
all’attuale normativa antimafia.

Come spiega la Dia, Pasquale Setola -fratello
del capo dell’ala stragista dei Casalesi Giuseppe – è un imprenditore
attivo nel settore degli appalti pubblici attraverso la società
‘General Impianti sas di Pagano Massimiliano & C.’ di Casal di
Principe. L’uomo, oltre ad essere affiliato al clan del Casalesi, è
stato individuato quale terzo intestatario di numerosi dei beni
illecitamente accumulati e sequestrati nel corso dell’operazione.

Setola era, infatti, già titolare di imprese commerciali, poi
cedute a terzi per evitare i sequestri una volta che il ruolo del
fratello Giuseppe era assurto agli onori delle cronache giudiziarie, a
seguito degli omicidi avvenuti nel corso dell’estate del 2008. Le
indagini patrimoniali hanno portato alla luce numerosi altri immobili e
società intestate ad insospettabili terzi intestatari, per evitare di
essere scoperti dalle indagini e per aggirare l’attuazione della
normativa antimafia.

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